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I Radiohead hanno annunciato un nuovo tour che farà tappa anche in Italia Arriveranno a Bologna, a novembre. I biglietti saranno disponibili solo registrandosi prima sul sito della band dal 5 al 7 settembre.
Alla grande parata militare di Xi Jinping in Cina hanno partecipato anche dei soldati-lupi-robot Hanno sostituito i loro predecessori, i cani-robot, che evidentemente non hanno soddisfatto i generali cinesi.
Shein ha usato un modello AI uguale a Luigi Mangione in una pubblicità ma ha dovuto rimuoverla subito È durata poco, molto poco, la prima volta di Luigi Mangione come testimonial di una multinazionale (a sua insaputa).
Sulla Global Sumud Flotilla c’è anche la scrittrice Naoise Dolan «Qualunque cosa accada sulla barca non potrà causarmi più disperazione di quanta ne provocherebbe il non fare nulla», ha detto.
Chloe Malle è la nuova direttrice di Vogue Us Figlia dell'attrice Candice Bergen e del regista francese Louis Malle, dal 2023 era direttrice del sito di Vogue, dove lavora da 14 anni.
Anche la più importante associazione di studiosi del genocidio del mondo dice che quello che sta avvenendo a Gaza è un genocidio L'International Association of Genocide Scholars ha pubblicato una risoluzione in cui condanna apertamente Israele.
La standing ovation più lunga di Venezia l’ha presa The Rock Per il suo ruolo in The Smashing Machine, il biopic sul lottatore Mark Kerr diretto da Benny Safdie.
Il Ceo di Nestlé è stato licenziato per aver nascosto una relazione con una sua dipendente Una «undisclosed romantic relationship» costata carissimo a Laurent Freixe, che lavorava per l'azienda da 40 anni.

Vite nell’auto

Nella sua serie degli anni Settanta People in Cars, l'artista Mike Mandel ha fotografato il rapporto degli americani con le automobili.

10 Maggio 2017

Era un fine settimana del 1961, e Groucho Marx compariva su milioni di televisioni americane di ogni latitudine per presentare il DuPont Show of the Week, un’ora di programmazione sponsorizzata dal conglomerato chimico, al tempo influente azionista di General Motors. Già nel titolo, “Merrily We Roll Along”, la puntata mirava a mettere in scena nei salotti statunitensi «la storia d’amore fra l’America e l’automobile». Groucho Marx rendeva più chiara la metafora raccontando ai telespettatori una storiella: c’era questa nuova ragazza in città, Lizzie, bellissima e di cui presto un ragazzo finiva per innamorarsi perdutamente. Da qui nasceva una «storia d’amore ardente», che portava al matrimonio, alla luna di miele, e ovviamente, dopo un po’, a qualche complicazione: «Non sai sempre come andarci d’accordo, ma di certo sai di non poterne fare a meno. E questo cos’altro può essere, più che un matrimonio?», chiosava il fratello Marx.

Niente come l’automobile ha influenzato la storia, l’economia, la politica dei trasporti e, soprattutto, la cultura pop degli Stati Uniti. Per dimostrarlo basta un elenco delle prime cose che tornano in mente pensando a “Lizzie”: la DeLorean di Ritorno al futuro, la Ford Mustang compagna di Steve McQueen in Bullitt, la Bluesmobile di Elwood e Jake Blues, fino alle più recenti Gran Torino del 1972 celebrata da Clint Eastwood e la Chevrolet Chevelle del 1973 immersa nell’atmosfera anni Ottanta di Drive di Winding Refn. E i mezzi che hanno permesso a Keroauc di scrivere Sulla strada? E Melmoth, l’auto di Humbert Humbert in Lolita? E l’incipit di Meno di zero di Ellis, che recita: «La gente ha paura di buttarsi nel traffico delle autostrade a Los Angeles»? Le sagome aerodinamiche su quattro ruote hanno segnato e modellato l’immaginario culturale nordamericano fin dai primi anni del Novecento, in un matrimonio che, per l’appunto, sembra non avere fine.

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In questo senso, un giorno degli anni Settanta Mike Mandel ha deciso di diventare un fotografo per matrimoni: ha preso il suo obiettivo e si è spostato di poco dalla sua casa di Los Angeles, stabilendosi in prossimità di un incrocio a un isolato di distanza. Nella serie che ne è risultata, People in Cars, esposta alla Robert Mann Gallery di New York e appena diventata un libro fotografico, l’artista, allora diciannovenne, riesce a cogliere l’essenza più effimera ma potente dell’esperienza sociale della guida. Nei suoi scatti ci sono donne anziane entusiaste, bambini incuriositi o spaventati, gruppi di amici che si spintonano per entrare nell’obiettivo ed eleganti ragazze degli anni Settanta che reggono svogliatamente sigarette. L’America in macchina di Mandel, coi suoi sorrisi tirati e i suoi sguardi spaesati, sembra un’ambiziosa allegoria della libertà e i limiti del suo proverbiale sogno.

Mandel ha saputo raccontare un mondo che potrebbe sembrare perduto, a guardare il bianco e nero delle fotografie e le linee cromate delle vetture che lo animavano, ma i dati dicono che è ancora molto reale e contemporaneo: ancora nel 2014 il magazine The Atlantic raccontava che metà degli stipendi degli americani finiva in una casa o in un’automobile, e che un sesto dei dollari a disposizione della famiglia media era investito nei mezzi di trasporto. Non è così in nessun altro Paese del mondo, e per spiegarlo si potrebbe dire che è il risultato magico di una commistione di grandi spazi assolati, di tasse sui carburanti generalmente basse, di corse verso la suburbia e di una storia inventata da Groucho Marx.

From the series People in Cars
© Mike Mandel, courtesy Robert Mann Gallery
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