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06:48 giovedì 31 luglio 2025
Yorgos Lanthimos ha diretto il nuovo video di Jerskin Fendrix con protagonista Emma Stone La star è la protagonista del bizzarro video Beth’s Farm, che anticipa il secondo album del musicista e collaboratore di Lanthimos. 
Anche il Regno Unito accelera sul riconoscimento della Palestina come Stato  La mossa del presidente francese Macron sembra aver innescato un cambiamento di rotta senza precedenti nel Vecchio continente.
È morta a 101 anni la donna che diede il nome all’hula hoop Joan Anderson scoprì il gioco in Australia e ne coniò il nome, ma il suo contributo venne riconosciuto solo cinquanta anni dopo.
Starbucks chiuderà i punti vendita automatizzati perché mancano di “calore umano” Le vendite dei caffè da ordinare con l'app e da ritirare senza potersi sedere non sono andate bene.
Il debutto di Dario Vitale da Versace non sarà una sfilata ma uno show "intimo" In un'esclusiva su Wwd, il brand ha annunciato che la prima collezione del nuovo Direttore creativo «renderà omaggio al passato e guarderà al futuro».
La popolarità delle bevande a base di matcha ha prosciugato le riserve mondiali La matcha mania mette in seria difficoltà i produttori giapponesi, mentre la preziosa polvere verde viene spesso usata in modo improprio. 
A Milano è stato demolito il Padiglione dell’Agricoltura di Ignazio Gardella Era del 1961, parte dell'ex Fiera Campionaria: al suo posto costruiranno la nuova sede Rai.
In Cina la produzione dei Labubu contraffatti è diventata un business pericoloso Dopo la stretta governativa su falsi, i produttori di Lafufu hanno creato un mercato clandestino, coinvolgendo insospettabili pensionate. 

Libertà al condizionale

13 Aprile 2011

Adesso parrebbe (il condizionale è d’obbligo) che, dopo lunga aspettativa e preventivi elogi, il romanzone di Franzen non sia esattamente il capolavoro atteso. Almeno non quello atteso alle nostre latitudini (ne davamo conto anche ieri in breve).

Così, dopo che, solo poco tempo fa, a caldo sul “romanzone” ne dissi di brutte (ricredendomi leggermente a lettura ultimata: ora la mia opinione è in attesa di auto-chiarificazione) questa inaspettata pioggia di critiche mi crea un grosso problema di convivenza col mio “bastiancontriarismo”. Che sì – è vero – Freedom abbonda di stereotipi da soap, di finali artificiosi ed è un testo molto freddo (o poco vivo come scriveva Nicola Lagioia su Il Sole 24 Ore) ma d’altra parte riesce in un compito non facile: essere all’altezza del suo titolo che se non sbaglio è Libertà. E a esserlo per un pubblico (in particolare americano) il più vasto possibile, che presumo sia il legittimo scopo di qualunque autore (o almeno di questo autore in particolare).

Utilizzando una serie di tableaux vivant vuoi anche poco credibili (o smaller than life come scriveva l’Atlantic), Franzen sa come si costruisce un libro di quasi 700 pagine in cui sostanzialmente discute tutto il tempo di libertà nell’America dell’ultimo decennio in un modo intelligibile e fondamentalmente godibile anche per il lettore occasionale, letteralmente buttandogli in faccia dei personaggi che nel modo più sfacciato e universalmente comprensibile incarnano dei “modi di vita” del concetto. Fino a inserire – provocatoriamente e ironicamente quanto si vuole – nell’agenda delle libertà in discussione, una libertà inviolabile fin dai geni: quella alla procreazione. Forse sarà semplicistico e deludente questo libro; ma essere in grado di far ragionare – anche a un livello basilare, anche al livello di lettura in cui il romanzo è effettivamente una soap – di “libertà” qualche milione di americani (e di Libertà qualche centinaio di “aventi diritto” sulla stampa mondiale), non sarà forse un’impresa da grande romanziere, ma da romanziere grande sì. Pennelli Cinghiale.

In realtà, aldilà del fatto che il romanzo e il suo autore hanno ricevuto delle critiche anche in patria (la migliore – in una recensione comunque buona – è quella del Washington Post che inizia così: So what is it about Jonathan Franzen and poo?), il problema per gli europei e gli italiani resta lo stesso da decenni. Davanti all’emersione di quel potentissimo modello narrativo che ha reso affascinanti ai nostri occhi anche la descrizione delle briciole d’altri sulla tovaglia d’altri, purché scritta “da dio” da un Grande Americano, non abbiamo saputo escogitare altra risposta che un’ammirazione incondizionata. Un’adunata di braghe calate in cerca di identificazione. Solo un pelo meno risibili del pubblicitario milanese che aspira a essere Don Draper . Abbiamo scavato dentro a dei godibili romanzi di fiction in cerca di risposte a domande che nemmeno ci riguardavano e così non solo abbiamo travisato il Q&A ma ci siamo resi anche meno godibili le letture.

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