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Charli xcx sarà produttrice e protagonista del nuovo film di Takashi Miike Chiusa ufficialmente la brat summer, la cantante ha deciso di dedicarsi al cinema.
A Parigi hanno dimostrato che la migliore arma contro l’inquinamento è la pedonalizzazione 100 strade chiuse al traffico in 10 anni, inquinamento calato del 50 per cento.
Tutti i media hanno ripreso un articolo di Reuters sulla vibrazione atmosferica indotta, che però non c’entra niente con il blackout iberico (e forse non esiste) E infatti Reuters quell'articolo è stata costretta a cancellarlo.
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.

Dare un nome alle emozioni che non conosciamo

16 Giugno 2016

Dare un nome alle emozioni che tutti proviamo, ma di cui molti di noi non sanno neppure l’esistenza: in questo consiste il progetto della psicologa Tiffany Watt Smith. Ricercatrice presso il Centro per la storia delle emozioni umane all’università Queen Mary di Londra, Watt Smith ha appena pubblicato per l’editore Little, Brown and Company il volume The Book of Human Emotions, un compendio di 154 emozioni che include qualche termine già decisamente noto (come “anxiety”, ansia, e “claustrophobia”, claustrofobia) insieme a molte parole più sconosciute e/o prese in prestito da lingue straniere.

«È un’idea diffusa che, quando si dà un nome a un sentimento, questo può rendere quella sensazione meno travolgente», ha detto la studiosa, intervistata dal blog “Science of Us” del magazine New York. «Tutta quella roba che ti frastorna e che ti fa stare male può diventare un poco più gestibile quando gli dai un nome», ha spiegato. Ecco alcuni dei termini inclusi nel suo libro e riportati da “Science of Us”.

emozioni

Amae: è una parola giapponese che significa «appoggiarsi sulla buona fede di un’altra persona». Nelle parole dello psicanalista nipponico Takeo Doi è «l’emozione di chi dà per scontato l’amore del prossimo». Quel non mettere in dubbio i sentimenti altrui che in alcuni casi può fare maturare un rapporto, ma che in altri casi può spingere a comportamenti egoisti.

L’appel du vide, ovvero il “richiamo del vuoto”: è un’espressione francese che indica quella strana sensazione di chi avverte per esempio il desiderio di saltare sui binari mentre sta aspettando la metropolitana, senza per questo desiderare morire o tanto meno suicidarsi. È una cosa che capita ad alcune persone, peraltro studiata in questi anni, e che non ha nulla a che vedere con la depressione, ma che somiglia piuttosto a una specie di vertigine. Ne aveva scritto anche Jean-Paul Sartre, definendola «una sensazione snervante di non potersi fidare del proprio istinto».

Awumbuk: è il termine con cui in nativi della Papuasia descrivevano quel senso di vuoto che si prova talvolta dopo una cena o una festa quando gli ospiti se ne sono andati. Non c’è bisogno di essere un nativo della Papuasia per avere familiarità con questa sensazione.

Depaysement: in inglese non esiste un equivalente dell’italiano spaesamento. L’autrice del saggio prova a spiegare questa sensazione ricorrendo al termine francese.

Kaukokaipuu: è una parola finlandese che indica una nostalgia per un posto dove in realtà non si è mai stati.

Malu: è un termine indonesiano che indica «la sensazione improvvisa di sentirsi inferiore oppure a disagio quando ci si trova davanti a persone di uno stato sociale più elevato».

Pronoia: è invece un neologismo coniato da alcuni psicologi in tempi recenti. Come suggerisce il nome, è il contrario della paranoia: anziché persone erroneamente convinte che tutti stiano tramando contro di loro, c’è anche chi è convinto (altrettanto erroneamente) che tutti vogliano aiutarlo.

Nell’immagine: una metropolitana di New York, 2008 (EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)
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