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Marco Bellocchio girerà un film su Sergio Marchionne Le riprese inizieranno nel 2026 e si svolgeranno in Italia, Stati Uniti e Canada, i tre Paesi della vita di Marchionne.
Il responsabile per la Salute della Florida ha detto che eliminerà tutte le vaccinazioni obbligatorie Non solo quelle legate al Covid ma anche quelle che riguardano le fasce più giovani, dal morbillo all’epatite B.
Lena Dunham ha annunciato la data di uscita del suo nuovo libro, Famesick Un memoir scritto nell'arco di sette anni che parla di «malattia, dipendenza e sofferenza amorosa».
A Broadway è arrivato il musical dell’Italian Brainrot e durante la prima ovviamente è successo di tutto Tung Tung Tung Tung Tung Tung Tung Tung Tung Sahur è stato arrestato, il pubblico l'ha presa male, la protesta è arrivata fino a Times Square.
Drake ha girato un lungometraggio in cui se ne va in giro per i luoghi di culto di Milano C'è anche la Bocciofila Caccialanza di via Padova, dove incontra Sfera Ebbasta.
Trump vuole cambiare il nome del ministero della Difesa americano in ministero della Guerra Non il più rasserenante dei messaggi per il mondo, il fatto che il segretario alla Difesa Pete Hegseth diventi segretario alla Guerra. 
Un quadro trafugato dai nazisti è stato ritrovato in Argentina grazie a un annuncio immobiliare È il "Ritratto di signora” del pittore italiano Giuseppe Ghislandi, meglio conosciuto come Fra Galgario.
È morto a 91 anni Giorgio Armani Con infinito cordoglio, il gruppo Armani ha annunciato la scomparsa del suo ideatore, fondatore e instancabile motore.

Dubito, quindi scrivo

Un testo inedito su arte e dubbio di Jón Kalman Stefánsson, ospite in questi giorni al festival della Grande invasione di Ivrea.

02 Giugno 2016

Il ruolo dell’artista è dubitare. Ma un artista deve anche inebriarci e renderci più perspicaci, farci più teneri e affinarci, scatenare le nostre ire e indurci alla riconciliazione, convincerci a ricordare tutto quello che abbiamo sempre tentato di dimenticare; deve farci provare la paura della morte, il desiderio di semplicità, di una tavola imbandita, di baldorie notturne, del silenzio tra i poggi d’erba sulla brughiera. È il ruolo dell’artista combattere contro l’esistenza, predisporre un mondo parallelo al nostro per dilatarlo, ampliare la vita, cogliere ciò che è accaduto, ciò che sarebbe potuto accadere e ciò che sarebbe dovuto accadere. E l’artista deve dubitare.

Deve dubitare del suo ambiente, della società, dell’organizzazione sociale, dei valori, delle forze imperanti, che siano politiche o meno, deve dubitare dello scopo, della vita e della morte, deve dubitare di se stesso e in primo luogo della forma artistica, perché deve sapere, comprendere con ogni cellula del proprio corpo che nell’arte ciò che si arresta è destinato a inaridirsi e morire. Sono concetti già espressi in precedenza, ma è sempre necessario ripetere le cose importanti, altrimenti le perdiamo, e forse non ce n’è mai stato più bisogno di adesso, in questi nostri tempi in cui la legge dei mass media e della pubblicità ci deforma il modo di pensare, le percezioni e i sentimenti, esalta l’individuo, la persona, o meglio, il suo volto, e cerca di sgravarci dal bagaglio più pesante – il contenuto, la sostanza. Per questo sono qui a ribadirlo ancora una volta.

Question Mark

È stato affermato che l’artista deve stare al di fuori, o al massimo ai margini, io invece dico che può starsene dove vuole, perfino in mezzo, basta che non dimentichi di dubitare: chi non dubita è stagnante, si prosciuga, inaridisce. Un artista che dubita può darci una nuova prospettiva sull’essere umano, sul giorno che sta per finire, sulla notte che giunge e ci passa attraverso mentre dormiamo. Il dubbio raramente si esplicita in un’opera d’arte, forse lo percepiamo tutt’al più come un sospetto lontano, eppure sufficiente a far dubitare anche noi. Dubitiamo della nostra esistenza qui e ora, delle vicende di Gesù, della libertà, delle disposizioni del governatore della banca centrale, della brama di un nuovo telefono cellulare, delle labbra che abbiamo voglia di baciare.

L’artista a volte va contro corrente ma non lo fa per coraggio, per gli ideali, piuttosto semplicemente perché non può farne a meno, la divergenza ce l’ha nel sangue, è in eterna opposizione. Non che salga su una cassa di birre per annunciare la fine del mondo, o ci piombi addosso come un razzo privo di controllo, no: il dissenso nasce da un dubbio radicato, esiste nei colori, nelle tonalità, nelle parole – o negli spazi tra di loro. Il dubbio non è una forza motrice, gli scrittori di tutto il mondo non pensano: «dubito, quindi scrivo». No, perché la forza motrice è molteplice, ovvio, quanto lo sono gli artisti, ma è il dubbio a unirli, e a volte è magnifico, a volte è un ronzio sgradevole, a volte è crudele, ed è colpa sua se abbiamo giornate spiacevoli e il mondo risulta spinoso. Il dubbio, nei confronti della vita, dell’ambiente, della forma artistica. Più di cent’anni fa Stephan G. Stephansson (1852-1927) compose una poesia immortale sul dubbio, la intitolò “Scetticismo”:

Pari a lampo nell’algida penombra giunse,

e splendente un chiarore vi depose:

al suo fulgore fu ogni fiammella più netta,

e l’ombre più ritorte, più grandi, più brutte.

Meglio di così è quasi impossibile esprimerlo.

Domenica 5 giugno l’autore sarà presente alla Grande invasione di Ivrea. Qui il programma dettagliato. Mentre il 3 giugno, esce per Iperborea il suo nuovo libro Grande come l’universo.

(traduzione di Silvia Cosimini, courtesy Iperborea)
In copertina: foto Evening Standard/Getty Images.
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