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È stata appena lanciata Watermelon+, una piattaforma streaming dedicata al cinema palestinese Tanti dei migliori film palestinesi prodotti negli ultimi anni, quasi mai arrivati nelle sale italiane, adesso disponibili in streaming.
Pope Crave ha dato la notizia della fumata bianca prima di Vatican News L'account di meme ha dato l'Habemus Papam con ben quattro minuti di anticipo rispetto al profilo ufficiale del Vaticano.
È Papa da neanche 24 ore ma Leone XIV è già riuscito a far arrabbiare i trumpiani Perché in passato ha espresso delle cattolicissime opinioni sull'immigrazione, ma soprattutto perché ha osato criticare JD Vance.
Tommy Cash ha fatto un remix di “Espresso Macchiato” assieme a Tony Effe Esce il 9 maggio a mezzanotte e sarà l'ultimo atto della vacanza italiana di Cash prima di partire per l'Eurovision.
Blossoms Shanghai, la prima e unica serie tv diretta da Wong Kar-wai, arriverà in streaming su Mubi Dopo due anni dall'uscita in Cina, finalmente potremo vederla anche noi.
Anche Netflix vuole essere TikTok e lancia il feed per vedere film e serie in formato verticale Permetterà di scrollare tra clip e trailer dall’app su smartphone, alla ricerca di qualcosa da guardare. 
Quella di Timothée Chalamet ai David è stata davvero una pessima serata E dire che l'attore ha pure saltato il Met Gala per partecipare alla premiazione, assieme alla fidanzata Kylie Jenner.
Con Vermiglio, Maura Delpero è diventata la prima donna a vincere il David di Donatello per la Miglior regia E il suo si è confermato il film italiano dell'anno, portandosi a casa ben sette statuette.

Dubito, quindi scrivo

Un testo inedito su arte e dubbio di Jón Kalman Stefánsson, ospite in questi giorni al festival della Grande invasione di Ivrea.

02 Giugno 2016

Il ruolo dell’artista è dubitare. Ma un artista deve anche inebriarci e renderci più perspicaci, farci più teneri e affinarci, scatenare le nostre ire e indurci alla riconciliazione, convincerci a ricordare tutto quello che abbiamo sempre tentato di dimenticare; deve farci provare la paura della morte, il desiderio di semplicità, di una tavola imbandita, di baldorie notturne, del silenzio tra i poggi d’erba sulla brughiera. È il ruolo dell’artista combattere contro l’esistenza, predisporre un mondo parallelo al nostro per dilatarlo, ampliare la vita, cogliere ciò che è accaduto, ciò che sarebbe potuto accadere e ciò che sarebbe dovuto accadere. E l’artista deve dubitare.

Deve dubitare del suo ambiente, della società, dell’organizzazione sociale, dei valori, delle forze imperanti, che siano politiche o meno, deve dubitare dello scopo, della vita e della morte, deve dubitare di se stesso e in primo luogo della forma artistica, perché deve sapere, comprendere con ogni cellula del proprio corpo che nell’arte ciò che si arresta è destinato a inaridirsi e morire. Sono concetti già espressi in precedenza, ma è sempre necessario ripetere le cose importanti, altrimenti le perdiamo, e forse non ce n’è mai stato più bisogno di adesso, in questi nostri tempi in cui la legge dei mass media e della pubblicità ci deforma il modo di pensare, le percezioni e i sentimenti, esalta l’individuo, la persona, o meglio, il suo volto, e cerca di sgravarci dal bagaglio più pesante – il contenuto, la sostanza. Per questo sono qui a ribadirlo ancora una volta.

Question Mark

È stato affermato che l’artista deve stare al di fuori, o al massimo ai margini, io invece dico che può starsene dove vuole, perfino in mezzo, basta che non dimentichi di dubitare: chi non dubita è stagnante, si prosciuga, inaridisce. Un artista che dubita può darci una nuova prospettiva sull’essere umano, sul giorno che sta per finire, sulla notte che giunge e ci passa attraverso mentre dormiamo. Il dubbio raramente si esplicita in un’opera d’arte, forse lo percepiamo tutt’al più come un sospetto lontano, eppure sufficiente a far dubitare anche noi. Dubitiamo della nostra esistenza qui e ora, delle vicende di Gesù, della libertà, delle disposizioni del governatore della banca centrale, della brama di un nuovo telefono cellulare, delle labbra che abbiamo voglia di baciare.

L’artista a volte va contro corrente ma non lo fa per coraggio, per gli ideali, piuttosto semplicemente perché non può farne a meno, la divergenza ce l’ha nel sangue, è in eterna opposizione. Non che salga su una cassa di birre per annunciare la fine del mondo, o ci piombi addosso come un razzo privo di controllo, no: il dissenso nasce da un dubbio radicato, esiste nei colori, nelle tonalità, nelle parole – o negli spazi tra di loro. Il dubbio non è una forza motrice, gli scrittori di tutto il mondo non pensano: «dubito, quindi scrivo». No, perché la forza motrice è molteplice, ovvio, quanto lo sono gli artisti, ma è il dubbio a unirli, e a volte è magnifico, a volte è un ronzio sgradevole, a volte è crudele, ed è colpa sua se abbiamo giornate spiacevoli e il mondo risulta spinoso. Il dubbio, nei confronti della vita, dell’ambiente, della forma artistica. Più di cent’anni fa Stephan G. Stephansson (1852-1927) compose una poesia immortale sul dubbio, la intitolò “Scetticismo”:

Pari a lampo nell’algida penombra giunse,

e splendente un chiarore vi depose:

al suo fulgore fu ogni fiammella più netta,

e l’ombre più ritorte, più grandi, più brutte.

Meglio di così è quasi impossibile esprimerlo.

Domenica 5 giugno l’autore sarà presente alla Grande invasione di Ivrea. Qui il programma dettagliato. Mentre il 3 giugno, esce per Iperborea il suo nuovo libro Grande come l’universo.

(traduzione di Silvia Cosimini, courtesy Iperborea)
In copertina: foto Evening Standard/Getty Images.
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