Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
I cani non sono razzisti

Non lo sono, ma c’è chi lo ha pensato. È un problema comune all’Europa e agli Stati Uniti, e riflette un problema più grande: quello della disparità razziale. La questione è: accade molto spesso che i cani abbiano un comportamento aggressivo verso persone di colore. La cosa è così nota e diffusa che è stata trattata anche dallo show comico statunitense Key and Peele:
«Mi trovo spesso a dover affrontare questa situazione», ha detto a Quartz Suzi Schaefers, del Canine Psychology Center. Ma la buona notizia, spiega Quartz, è che i cani non sono razzisti. Il comportamento aggressivo deriva, semplicemente, dal fatto che la maggioranza dei cani non sono abituati a vedere persone non bianche. E quando vedono una persona con un colore di pelle diverso da quello a cui sono abituati, rispondono con un comportamento aggressivo.
Nei soli Stati Uniti (e in Europa la forbice si amplia ancora di più) il 45% delle famiglie bianche possiede un cane, a fronte del 20% delle famiglie afro-americane. Questo indica, soprattutto, che esistono zone white only, in cui i cani in questione sono abituati a vedere soltanto altri bianchi. Ci sono rimedi, prima di una sostanziale parità razziale? Sì: l’addestramento, professionale o autonomo. Un premio, ad esempio, quando si comporta bene.

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.