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Quaresime mattarelliane

Abbiamo seguito l'insediamento del nuovo presidente della Repubblica: una vera e propria rappresentazione dell'austerity, tra riti democristiani e crepuscolarità italiche d'epoca. In netto contrasto con la visita di Tsipras, icona dell'antiausterità sexy e muscolare.

04 Febbraio 2015

Ore dieci, va in onda l’austerità. Faceva un po’ impressione non solo il monopetto scuro presidenziale, ma anche proprio la postura, molto andreottiana, prima alla Camera per il giuramento e poi al Quirinale per l’insediamento, del neo presidente della Repubblica. E quella Lancia Flaminia convertibile blu, la stessa auto protagonista di pellicole come Lettere d’una novizia, pellicola del 1960 d’Alberto Lattuada da un romanzo di Guido Piovene; dunque crepuscolarità italiche d’epoca; ma anche, nel cosiddetto Transatlantico, mentre i commessi in alta uniforme di Camera e Senato si schieravano a omaggiare il nuovo presidente, ecco il consigliere militare del Quirinale, generale Mosca-Moschini, con un cognome proprio da Lattuada, se non da Fogazzaro. E poi riti democristiani in purezza, con il presidente ancora in pectore a occupare umili e più che sobrie foresterie della Corte Costituzionale; e non solo l’alloggio mortificante, ma anche la Panda, neanche rossa come quella del sindaco Marino ma grigia, neanche metallizzata come quella di Montezemolo, proprio grigia e basta, grigio topo.

Qui tornano alla mente gli alloggi punitivi che un tempo i maggiorenti Dc utilizzavano; i conventi (Andreotti, ma anche Rosy Bindi, a Cortina) e le caserme; Angelo Raffaele Iervolino, avvocato antifascista e ministro nel governo Badoglio, uno dei democristiani più in vista della Costituente, che abitava presso i frati francescani in via delle Mura Aureliane, mentre la moglie deputata aveva alloggio presso il convento delle Madri Pie di via Bonifacio VIII. Alcide De Gasperi, per andare in America nel 1947, si vedrà regalare due valigie per non farlo sfigurare, e il cappotto glielo regalò Attilio Piccioni, poi finito nei guai per il delitto Montesi (c’è sempre questa cosa dello sputtanamento, nell’austerità cattolica italiana, come una sorte di nemesi, più sei oculato e più rischi l’incidente che ti sputtanerà per sempre; come Ugo Tognazzi nel celebre episodio dei Complessi, quando interpreta l’integerrimo economista cattolico Gildo Beozi, che costringe la famiglia a micidiali economie per “dare l’esempio” e poi si rovinerà la carriera per scandali molto poco sobri).

C’è sempre questa cosa dello sputtanamento, nell’austerità cattolica italiana, come una sorte di nemesi, più sei oculato e più rischi l’incidente che ti sputtanerà per sempre.

Ma anche socialisti e comunisti esibivano austerità e mortificazioni forse non richieste: Pietro Nenni solo al momento di diventare ministro degli Esteri compra finalmente due vestiti e un cappello. E il deputato Renato Degli Esposti, Pci, che di professione faceva il ferroviere, andava su e giù dal Nord in treno, facendo in modo di passare la notte su interregionali e accelerati per non dover pagare alberghi. Lo racconta Gian Antonio Stella nella già celebre Casta.

E poi, naturalmente, quirinali di massime austerità con Luigi Einaudi, che intanto aveva sposato donna Ida Pellegrini, veronese, scelta perché parsimoniosa. E c’è il famoso episodio, raccontato da Indro Montanelli, e sempre citato: invitato al Quirinale, il pranzo consistette in «prosciutto e melone, consommé, branzino lesso. Alla frutta, Einaudi prese dalla fruttiera una mela, e chiese “Ne vuole mezza?”».

Però, che contrasto, poi, ieri, a Roma: dopo le quaresime mattarelliane, dopo che le frecce tricolori planavano su Roma causando sirene di antifurti su tutte le gioiellerie e jeanserie di via del Corso, ecco atterrare invece l’antiausterità muscolare europea. Il premier greco Alexis Tsipras e soprattutto l’ormonale ministro dell’Economia. E ci sarà un motivo se le sinistre più estreme e espansive sono sexy ovunque tranne che in Italia, dove al top del keynesismo c’è Fassina, mica Varoufakis.

Ci sarà un motivo se le sinistre più estreme e espansive sono sexy ovunque tranne che in Italia, dove al top del keynesismo c’è Fassina, mica Varoufakis.

E poi, altrove, niente mele a metà e cappotti rivoltati, ma invece gioie di vivere e quantitative easing anche esistenziali. E al netto di grecismi testosteronici letterari (dal tycoon armatoriale al barricadero Panagoulis che tiene a bada l’esagitata giornalista producendo bestseller e finendo direttamente in primarie prossime fiction Rai; mentre in altri anni si cantava: “dimmi cos’hai fatto con il greco sulla spiaggia”), marxismi proprio diversi: Tsipras è poi sosia di Thomas Piketty, l’economista che scalda le platee mondiali sostenendo che (il punto) G è inferiore di R, cioè la crescita economica è sempre minore della rendita. E non punitivo, anzi, gioioso, il negoziatore francese che tratta per la Grecia, il banchiere in jeans e camicia bianca Matthieu Pigasse.

E poi naturalmente Varoufakis, che nell’incontro con Pier Carlo Padoan per fortuna si è risparmiato chiodo o cappotto di pelle; e però comunque immancabilmente il nostro ministro dell’Economia, già collaboratore negli anni Sessanta della rivista Critica Marxista e poi membro delle più prestigiose troike, sembrava veramente Ugo Tognazzi nel “Complesso della schiava nubiana”, quando sveglia la famiglia incolpevole all’alba per far entrare l’aria fresca, canticchiando la strofa “chi vuol veder l’aurora lasci le molli piume”, non a caso di Fogazzaro. La stessa poesia si sentiva recitare in risvegli tragici antelucani il povero Massimo d’Azeglio, poi presidente del Consiglio, in un’altra educazione dell’orrore per bambini italiani di successo. Con queste austerità non vinceremo mai.

(Immagine: Handout/Getty Images)

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