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In Nepal hanno nominato una nuova Presidente del Consiglio anche grazie a un referendum su Discord Per la prima volta nella storia, una piattaforma pensata per tutt'altro scopo ha contribuito all'elezione di un Primo ministro.
Amanda Knox è la prima ospite della nuova stagione del podcast di Gwyneth Paltrow Un’intervista il cui scopo, secondo Paltrow, è «restituire ad Amanda la sua voce», ma anche permetterle di promuovere il suo Substack.
Luigi Mangione non è più accusato di terrorismo ma rischia comunque la pena di morte L'accusa di terrorismo è caduta nel processo in corso nello Stato di New York, ma è in quello federale che Mangione rischia la pena capitale.
Dopo i meme, i videogiochi, le carte collezionabili e gli spettacoli a Broadway, adesso l’Italian Brainrot arriva anche nei parchi giochi italiani Da fenomeno più stupido e interessante di internet alla vita vera, al Magicland di Valmontone, in provincia di Roma.
È morto Robert Redford, una leggenda del cinema americano Aveva 89 anni, nessun attore americano ha saputo, come lui, fare film allo stesso tempo nazional popolari e politicamente impegnati.
La prima puntata del podcast di Charlie Kirk dopo la sua morte è stata trasmessa dalla Casa Bianca e l’ha condotta JD Vance Il vicepresidente ha ribadito che non ci può essere pacificazione con le persone che hanno festeggiato o minimizzato la morte di Kirk.

Il governo e il segretario

Per capire se davvero sarebbe deleterio per Renzi e per il paese un suo eventuale arrivo a Palazzo Chigi prima delle prossime elezioni, bisogna allargare lo sguardo e analizzare le alternartive: Letta, la legge elettorale, e un Pd di lotta e di governo.

09 Febbraio 2014

Roma – Si dice che Matteo Renzi commetterebbe un errore mortale o una svista fatale a fare il passo che in molti gli chiedono di compiere, cioè di avvicinarsi a Palazzo Chigi per prendere il posto di Enrico Letta alla presidenza del Consiglio. Si dice che questa mossa lo brucerebbe, lo farebbe cadere in una trappola, lo logorerebbe in modo forse definitivo e sarebbe il migliore assist possibile a tutti i suoi nemici, i suoi avversari, a tutti gli storici anti renziani che non a caso, oggi, gli chiedono di compiere quel passo: un po’ per evitare che il governo Letta continui a fare pasticci, un po’ per tentare di immergere il segretario del Pd nelle sabbie mobili del governo.
Si dice anche che per Renzi, fare questo passo, comporterebbe un’improvvisa crescita di baffetti e lo trasformerebbe in un nuovo Massimo D’Alema, in un principe del ribaltone più che della rottamazione, e che per uno come Renzi, che trae la sua forza e il suo giovamento dalla legittimazione popolare, andare a Palazzo Chigi senza di essa sarebbe come premere il tasto finish della sua carriera politica.

C’è del vero in queste obiezioni ma non si può capire il momento in cui si trova Renzi senza allargare l’inquadratura e studiare l’alternativa. Intanto una questione di merito: che Renzi voglia andare a Palazzo Chigi, ovvero che il segretario del partito maggiore azionista di questo governo voglia trasformare il governo del presidente nel governo del Pd, è un ragionamento politico che ha una sua forza, e considerando che Letta oggi – un po’ per sua responsabilità e un po’ perché il governo per come era nato imponeva al presidente del Consiglio un ruolo di imparzialità – è percepito da molti nel Pd come se fosse il presidente di nessuno, si capisce che il Pd voglia mettere mano al governo spendendo il suo uomo più forte, ovvero Renzi.

Per Renzi, naturalmente, sarebbe preferibile andare a votare subito e arrivare a Palazzo Chigi (salvo miracoli berlusconiani) passando per il via, ovvero per le elezioni, ma la strada verso le urne promette di essere complicata: la legge elettorale potrebbe essere approvata anche prima del termine massimo per far cadere il governo (che è l’inizio di aprile) ma andare a votare con una legge come l’Italicum senza abolire il Senato potrebbe essere complicato e potrebbe portare alla formazione di due maggioranze diverse nelle due Camere. Inoltre, dato che il diavolo si nasconde nei dettagli, bisognerà vedere cosa succederà martedì prossimo alla Camera quando verrà votato un emendamento firmato da Pino Pisicchio che prevede l’inserimento di una clausola che vincola l’entrata in vigore della legge all’abolizione del Senato, e considerando che per Renzi votare con questa legge elettorale, il proporzionale, sarebbe il modo più semplice per rendere possibile quello scenario che ieri invece Renzi ha respinto con forza, un governo con Berlusconi, risulta evidente che votare subito sarebbe molto complicato.

Resta il governo, ovvero il governo Renzi. Vuole farlo davvero Renzi? Ci pensa da quando è stato eletto segretario, era il suo piano B, e tutto ora dipende da Napolitano: ci starà o no? Vedremo. Il rapporto con Letta è forte e il presidente della Repubblica ancora non si fida del tutto di Renzi ma se il Pd dovesse proporre il proprio segretario, come farebbe il Quirinale a dire di no?

E Renzi, invece, che vantaggio avrebbe ad andare a Palazzo Chigi? Semplice. Per il segretario del Pd rimanere fino al 2015 in questa posizione di mezzo, schiacciato tra il dover essere allo stesso tempo uomo di lotta e di governo e costretto a subire di riflesso gli eventuali errori commessi da Letta e i suoi ministri, rischia di essere pericoloso e di trasformare il segretario del Pd in un segretario ostaggio delle piccole intese.
E dunque: meglio rischiare il logoramento a causa degli errori commessi degli altri o meglio rischiare il logoramento a causa degli errori commessi da se stesso? Renzi è convinto che valga la pena tentare, prendendo in mano il timone del governo e guidando la barca fino alle prossime elezioni. Con quale maggioranza? Con la stessa di oggi ma con due pezzi in più: i senatori di Sel e il gruppo di grillini in uscita.
La missione è questa e paradossalmente per Renzi prendere la strada logorante di Palazzo Chigi potrebbe essere il modo migliore per tentare l’operazione molto difficile di non venire logorato.

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