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Negli USA aumenta l’“auto-segregazione” tra Democratici e Repubblicani


Le regole del buon vicinato, vuole la vulgata, sono la base di una coabitazione pacifica e serena. Ci sono però anche altri fattori a entrare in gioco, quando si parla di rapporti coi vicini di casa e di quartiere. Uno di essi, sorprendentemente è l’affinità politico-ideologica.
Uno studio dell’Università della Virginia, pubblicato sul Journal of Experimental Social Psychology, rivela infatti che le linee di demarcazione tra blue States (le roccaforti democratiche) e red States (repubblicane) negli Stati Uniti sono saltate. Al loro posto, da qualche tempo, ci sono divisioni politiche ancorate a livello di contee, comuni e quartieri.
Matt Motyl, lo psicologo responsabile del team che si è occupato della ricerca, sostiene che «gli individui scelgono di vivere in comunità con ideologie simili alla propria per soddisfare il loro bisogno di appartenenza». Questo fenomeno – che modifica anche i trend migratori – è stato recentemente citato in relazione alla polarizzazione politica statunitense, che allo stato attuale vede frange radicali parlare a nome di queste nuove constituencies – il nome con cui in inglese si fa riferimento a una parte di elettorato, spesso connesso a un ambito territoriale di riferimento, che supporta un partito o un tema politico.
Per quanto i ricercatori nel loro paper scrivano che «questa omogenizzazione delle comunità può promuovere un maggiore senso di benessere personale», il rovescio della medaglia è facilmente intuibile: questo fenomeno «può anche incoraggiare atteggiamenti di ostilità di parte», dato che il contatto con persone che la pensano diversamente è ridotto ai minimi. L’avversario politico, in questo senso, è anche quello che vive al di là dei rassicuranti confini del proprio centro abitato/quartiere.
In Italia mancano studi simili, e nulla per il momento fa supporre che esista un trend analogo (anche perché da noi il mercato immobiliare è più rigido, si trasloca meno spesso).
(via)

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