23:08 venerdì 20 giugno 2025
Sia Israele che l’Iran hanno già messo al sicuro il loro patrimonio artistico Il problema è quella parte del patrimonio dei due Paesi che non può essere spostata. Solo in Iran ci sono 28 siti Unesco impossibili da proteggere.
Le notifiche del telefono fanno male e adesso c’è anche una ricerca che lo dimostra Si chiama alert fatigue e tante persone hanno già deciso come affrontarla: disattivando tutte le notifiche, sempre.
Il sindaco di Budapest ha detto che il Pride in città si farà nonostante il divieto di Orbán «Il Municipio di Budapest organizzerà il Budapest Pride il 28 giugno come evento cittadino. Punto», le sue parole.
Francis Kaufmann/Rexal Ford ha ricevuto quasi un milione di euro dal Ministero della Cultura per girare un film che non ha mai girato Lo ha rivelato un'inchiesta di Open: l'uomo è riuscito ad accedere ai fondi del tax credit, senza mai girare nemmeno una scena.
Skims sta inviando soldi via PayPal a centinaia di clienti senza dare alcuna spiegazione Tutto è cominciato con un tiktok, a cui ne sono seguiti decine e decine. Adesso, gli investigatori di internet stanno cercando di svelare il mistero.
La storia della chiusura del Museo del Fumetto di Milano non è andata proprio come si era inizialmente raccontato Un articolo di Artribune ha svelato che nella chiusura c'entrano soprattutto mancati pagamenti e gestione inefficace, non la cattiveria del Comune.
David Fincher vuole salvare Mindhunter trasformandola in una trilogia di film Lo ha rivelato l'attore Holt McCallany, uno dei due protagonisti della serie. A suo dire, ci sarebbero degli sceneggiatori già al lavoro.
Una delle analisi più sensate della guerra tra Israele e Iran l’ha fatta Jafar Panahi su Instagram Il regista ha postato un lungo messaggio, in cui condanna sia il governo israeliano che il regime iraniano.

L’uomo che salvò il mondo senza far nulla

27 Settembre 2013

La storia di Stanislav Petrov si svolge il 26 ottobre 1983 in un bunker dell’esercito sovietico poco al di fuori di Mosca, ed è del tutto particolare. A guerra fredda ancora lontana dal crollo del Muro, Petrov era di guardia all’interno di Serpukhov-15, l’ufficio da cui presidiava il sistema Oko, quello programmato per avvisare preventivamente l’URSS di un ipotetico attacco americano.

Quel giorno parve che il suddetto attacco si fosse improvvisamente materializzato. Poco dopo mezzanotte le campanelle d’allarme si misero a suonare e le mappe sui monitor lampeggiavano a tempo con la scritta rossa «LANCIO». Nessuno avrebbe dubitato che si trattasse di un vero attacco americano: appena tre settimane prima i sovietici avevano abbattuto un volo di linea sudcoreano che era entrato per errore nel loro territorio, causando un irrigidimento fra i due blocchi e una dura reprimenda della NATO.

Stanislav Petrov, invece, lo fece: si disse che il sistema stava sbagliando. Ebbe una «sensazione strana nel mio intimo», come ricorda oggi, basata principalmente sul buon senso che gli faceva dubitare che gli Stati Uniti avessero attaccato con soli cinque missili – come riportava il sistema. Preso il coraggio a due mani, riportò ai suoi superiori di un falso allarme. E, con ogni probabilità, salvo il mondo dal prodromo di una guerra nucleare.

Oggi, a distanza di trent’anni, minimizza, ma senza un po’ d’orgoglio:  «Era il mio lavoro. Ma sono stati fortunati che ci fossi io di turno quella sera».

(via)

Nella foto: Stanislav Petrov oggi è in pensione. Vive in una cittadina poco lontana da Mosca.

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