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13:22 martedì 9 settembre 2025
È morto Stefano Benni, inventore del Bar Sport, amico di Daniel Pennac, “performer” con Nick Cave e tante altre cose Romanziere, giornalista, drammaturgo: in ogni sua veste Benni ha saputo raccontare l’italianità, una battuta alla volta.  
A Varsavia hanno aperto una biblioteca in metropolitana per convincere i pendolari a staccarsi dal telefono e leggere invece un libro Si chiama Metroteka e mette a disposizione dei pendolari 16 mila titoli e un sistema di prelievo e restituzione funzionante 24 ore su 24.
Dopo la beatificazione, su Reddit ci si chiede se la PlayStation di Carlo Acutis possa essere considerata una reliquia Domanda alla quale è difficile rispondere, perché ne esistono di diversi tipi e tutte devono essere autenticate dalla Chiesa.
Dopo anni di tentativi falliti, finalmente Call of Duty diventerà un film Grazie a un accordo tra Paramount e Activision, una delle più importanti saghe videoludiche di sempre arriverà sul grande schermo.
La Germania sta preparando una maxi scorta di ravioli in scatola in previsione di una guerra con la Russia Le vecchie razioni a base di cereali e legumi non soddisfano più, ha detto il ministro dell'Agricoltura e dell'Alimentazione, Alois Rainer.
Il governo egiziano vuole trasformare le pendici del monte Sinai in un resort di lusso L'intenzione è di fare qui quello che è stato fatto a Sharm el-Sheikh, nonostante le proteste degli abitanti e della comunità internazionale.
Il matrimonio di Taylor Swift e Travis Kelce è già il simbolo delle “intelligence gap relationship” Le future nozze tra la cantante e l’atleta hanno scatenato il dibattito sulle coppie in cui c’è un forte divario intellettuale tra partner.
La canzone più usata quest’estate su TikTok Italia è un pezzo di otto anni fa di Andrea Laszlo De Simone “Fiore mio” è Song of the Summer 2025 su TikTok, fatto che ha sorpreso prima di tutti De Simone, che non è nemmeno iscritto al social.

Il Dalai Lama sta per compiere 90 anni e Cina e Tibet già litigano per il suo successore

Lui ha detto che il suo successore non nascerà sicuramente in Cina, la Cina lo ha accusato di essere «un manipolatore».

02 Luglio 2025

Il mondo avrà un nuovo Dalai Lama ma sicuramente non sarà cinese: questo ha detto l’attuale leader tibetano, a pochi giorni dal suo novantesimo compleanno. Un’affermazione che, come ampiamente previsto, ha portato all’immediata reazione della Cina: Mao Ning, portavoce del ministro degli Esteri di Pechino, ha già fatto sapere che la successione del Dalai Lama dovrà avvenire «nel rispetto delle leggi e dei regolamenti cinesi, oltre che dei rituali e delle consuetudini religiose». Il messaggio è abbastanza chiaro: il prossimo Dalai Lama nascerà anche al di fuori dei confini cinesi, ma ascendere al ruolo solo con il consenso della Repubblica popolare.

Come riporta l’Independent, il fatto stesso che ci sarà un prossimo Dalai Lama è una notizia. Per molto tempo, infatti, i monaci hanno preso in seria considerazione l’idea di “estinguere” la carica, proprio a causa del concretissimo rischio di ingerenza cinese nella selezione del prossimo leader spirituale e politico del Tibet. Raggiunti i 90 anni, però, il Dalai Lama sembra aver cambiato idea: in un video sul suo account ufficiale su X ha annunciato che avrà un successore. Quest’ultimo, ha detto, non nascerà in Cina e della sua successione si occuperanno esclusivamente gli organi preposti: il Gaden Phodrang Trust, cioè l’ufficio di Sua Santità il Dalai Lama, che si consulterà con i capi delle varie confessioni buddiste prima di prendere una decisione. Il partito comunista cinese accusa il Dalai Lama di voler pilotare la successione «per i suoi interessi», proseguendo così una guerra che va avanti ormai da quasi ottant’anni.

La storia dei rapporti tra Cina e Tibet è impossibile da raccontare in poche righe, ma le attuali tensioni proseguono praticamente ininterrotte dalla fine degli anni Cinquanta, dall’annessione del Tibet da parte della Cina. Nel 1959 il 14esimo Dalai Lama fuggì dal Tibet, trovò asilo in India e Dharamshala formò il governo in esilio che esiste ancora oggi. Forse il più noto episodio di questa complicatissima storia è il rapimento, avvenuto nel 1995, di Gedhun Choekyi Nyima, un bambino di sei anni riconosciuto come undicesimo Panchen Lama, la seconda maggiore autorità tibetana, riconosciuto direttamente dal Dalai Lama. Di lui non si sono avute più notizie. Al suo posto, la Cina scelse un “suo” Panchen Lama – Gyaltsen Norbu, bambino tibetano figlio di due membri del Partito comunista – mai riconosciuto dai tibetani. Dal 1959 a oggi, i rapporti tra Tibet e Cina non sono praticamente mai cambiati: il Dalai Lama si considera leader in esilio, la Cina lo considera un separatista.

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