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01:42 martedì 24 giugno 2025
Sally Rooney si è schierata a difesa di Palestine Action, un’organizzazione non violenta accusata di terrorismo dal governo inglese «Davanti a uno Stato che sostiene un genocidio, cosa dovrebbero fare le persone per bene?», ha scritto sul Guardian, condannando la decisione del governo inglese.
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«Davanti a uno Stato che sostiene un genocidio, cosa dovrebbero fare le persone per bene?», ha scritto sul Guardian, condannando la decisione del governo inglese.

23 Giugno 2025

«Mi limito a dire che ammiro e sostengo Palestine Action con tutto il cuore e che continuerò a farlo, anche se dovesse diventare un atto terroristico». È l’ultima frase dell’op ed di Sally Rooney pubblicato domenica 22 giugno sul Guardian. La scrittrice, che più volte in passato si è espressa a sostegno della liberazione della Palestina e del boicottaggio di Israele, fa riferimento a un fatto di cronaca di cui si sta discutendo moltissimo in Inghilterra: il governo, nella persona dell’Home Secretary Yvette Cooper – più o meno l’equivalente del nostro ministro degli Interni – ha annunciato di voler perseguire Palestine Action come un’organizzazione terroristica, dopo che un gruppo di militanti ha fatto irruzione nella base della Raf di Brize Norton e ha danneggiato (per la precisione: sporcato con vernice rossa) due degli aerei lì custoditi per protestare contro l’appoggio militare e politico che l’Inghilterra ancora fornisce a Israele.

«Palestine Action non è un gruppo armato. Non ha mai causato morti e non pone alcun rischio per la pubblica sicurezza. Tra i suoi metodi rientra la violazione della proprietà privata, cosa che è ovviamente illegale. Ma se uccidere 23 civili in un sito di distribuzione degli aiuti umanitari non è terrorismo, come possiamo accettare che invece sporcare con della vernice spray un aereo lo sia? Le proteste rispettose della legge non sono riuscite a fermare il genocidio. Più di 50 mila bambini sono stati uccisi o sono rimasti feriti. In quale momento, se non in questo, la disobbedienza civile è giustificata?», scrive Rooney. Anche in questo caso, la scrittrice fa riferimento a un altro fatto recente: il 20 giugno, l’Idf ha aperto il fuoco sulla folla che si era raccolta attorno a un centro di distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza, uccidendo 23 persone. Non è la prima strage che si verifica nella Striscia di Gaza in condizioni simili.

Rooney sottolinea quanto assurdo sia l’accusa di terrorismo rivolta a un gruppo non violento, che tutti i reati che ha commesso li ha commessi contro la proprietà, non contro le persone. Perseguire un’organizzazione in base al Terrorism Act, la legge anti terrorismo inglese, significa rischiare fino a 14 anni di carcere per il solo fatto di avere espresso sostegno, «come sto facendo io», anche soltanto a parole, per quell’organizzazione. Ancora più assurda, questa accusa, se viene da un governo che la parola “terrorismo” non l’ha mai usata per descrivere niente di quello che è successo nella Striscia di Gaza negli ultimi due anni. «Davanti a uno Stato che sostiene un genocidio, cosa dovrebbero fare le persone per bene?», si chiede Rooney.

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