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17:30 mercoledì 3 settembre 2025
I Radiohead hanno annunciato un nuovo tour che farà tappa anche in Italia Arriveranno a Bologna, a novembre. I biglietti saranno disponibili solo registrandosi prima sul sito della band dal 5 al 7 settembre.
Alla grande parata militare di Xi Jinping in Cina hanno partecipato anche dei soldati-lupi-robot Hanno sostituito i loro predecessori, i cani-robot, che evidentemente non hanno soddisfatto i generali cinesi.
Shein ha usato un modello AI uguale a Luigi Mangione in una pubblicità ma ha dovuto rimuoverla subito È durata poco, molto poco, la prima volta di Luigi Mangione come testimonial di una multinazionale (a sua insaputa).
Sulla Global Sumud Flotilla c’è anche la scrittrice Naoise Dolan «Qualunque cosa accada sulla barca non potrà causarmi più disperazione di quanta ne provocherebbe il non fare nulla», ha detto.
Chloe Malle è la nuova direttrice di Vogue Us Figlia dell'attrice Candice Bergen e del regista francese Louis Malle, dal 2023 era direttrice del sito di Vogue, dove lavora da 14 anni.
Anche la più importante associazione di studiosi del genocidio del mondo dice che quello che sta avvenendo a Gaza è un genocidio L'International Association of Genocide Scholars ha pubblicato una risoluzione in cui condanna apertamente Israele.
La standing ovation più lunga di Venezia l’ha presa The Rock Per il suo ruolo in The Smashing Machine, il biopic sul lottatore Mark Kerr diretto da Benny Safdie.
Il Ceo di Nestlé è stato licenziato per aver nascosto una relazione con una sua dipendente Una «undisclosed romantic relationship» costata carissimo a Laurent Freixe, che lavorava per l'azienda da 40 anni.

Bobby

Breve commiato a Roberto Di Matteo, cacciato dopo nove mesi di vittorie, e una fama già indelebile.

22 Novembre 2012

«Non dimenticheremo mai l’enorme contributo alla storia del club, e sarà sempre il benvenuto a Stamford Bridge». Grazie tante, Chelsea. Il linguaggio burocratico non brilla certo per il suo proverbiale tatto, ma la fretta cafona e la mancanza di eleganza con cui il comunicato ufficiale dei Campioni d’Europa liquida Roberto Di Matteo è quella paradigmatica dei figli dell’Urss involgariti dal danaro, di cui Roman Abramovic è il principale esponente calcistico.

Abramovic, a livello calcistico, è un gigantesco cretino. Più di un incompetente: in nove anni alla guida della squadra che, leggenda vuole, acquistò perché gradì la vista dello stadio durante una passeggiata in elicottero nei grigi cieli di Londra, non è riuscito a capire il significato di quella maglia. Esonerare Di Matteo. Assumere Rafa Benitez, bravo guaglione, ma bandiera dell’odiato Liverpool. Indovinate da che parte stanno i tifosi?

Ancora: esonerare Di Matteo. Di nome Roberto, ma per tre volte biblico Davide.

Davide il 18 aprile, a Stamford Bridge contro il Golia di tutti i Leviatani, il Barcellona di Guardiola, di Messi, della rivoluzione di velluto, della cantera, della retorica, del calcio molecolare e sublimato.

Davide il 24 aprile, al Camp Nou, ancora contro i blaugrana, a casa loro, terra di remuntade, salotto raffinato di palati delicati, dove gli sconfitti vengono liquidati con una pacca sulla spalla, un “ci hai provato, ma davvero ci speravi?” da consci – e per questo snobissimi – padroni del gioco. Fino ad allora, almeno.

Davide il 19 maggio all’Allianz Arena, barricato in trincea come in una El Alamein tedesca, a resistere resistere resistere, centoventi minuti più la tachicardia dei rigori, e sollevare quella Coppa ed essere sollevato in aria, al trionfo, dai suoi pretoriani, il vero eroe di centosette anni di storia blues, l’italiano nato a Sciaffusa da genitori abruzzesi.

Eroe non in nove mesi, ma in tre partite. Di Chelsea (anzi, Hammersmith and Fulham), di Londra, dell’Europa intera: ha preso una squadra disastrata da uno spogliatoio svogliato e ribelle, l’ha unita e l’ha condotta dove nessuno prima di lui – li ha resi pretoriani, appunto -, e sopra a tutto ha mostrato, in barba agli zemaniani, ai barcellonisti, ai raffinati fascisti del tiki taka, che cos’è (anche) il vero calcio. 754 passaggi del Barca nella gara di andata, contro i 158 dei Blues; 215 di questi nella trequarti offensiva, contro 17; 21 cross contro 4; 24 tiri contro 4. Nella gara di ritorno, finita 2-2 in Spagna, la statistica è ancora più impressionante: 658 i passaggi dei catalani, 53 quelli dei blues. Ma un muro difensivo – umano – non crolla se non vuole crollare: allora all’Allianz Arena, finale di Coppa, su 43 tiri del Bayern Monaco la difesa blues ne annulla 21.

Abramovic ha cacciato senza vergogna l’uomo più importante nella già lunga vita del Chelsea. Quello che si meriterebbe un film, un libro, un racconto celebrativo popolare, lui che nella leggenda s’è infilato in 31 giorni, prendendo una Champions che non era nemmeno sua – all’inizio – e vincendo dove anche Mourinho aveva fallito. Ricordando a tutti, nella maniera migliore, che a calcio non vince il migliore, ma l’ultimo a cadere. La carriera è una splendida salita per Roberto Di Matteo, la più dorata che ci sia: più in alto di così difficilmente potrà arrivare.

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