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17:00 venerdì 12 settembre 2025
L’episodio di South Park che prendeva in giro Charlie Kirk è stato “cancellato” La decisione è arrivata dopo le proteste dei conservatori statunitensi, che accusano lo show di aver contribuito al clima d’odio contro Kirk.
La bandiera di One Piece è diventata un simbolo di protesta in tutto il mondo Prima in Nepal e adesso anche in Francia: la bandiera del manga di Eichiiro Oda è diventato il vessillo di tutti coloro che si ribellano ai governi.
Il video dell’omicidio di una ragazza ucraina a Charlotte, North Carolina, è diventato un’arma di propaganda di tutta la destra mondiale A partire, ovviamente, dal movimento Maga nel Stati Uniti, da Donald Trump in persona, fino all'Italia, a Matteo Salvini.
Le proteste di Bloquons tout in Francia sarebbero partite tutte da un post in un gruppo Telegram Un post neanche tanto recente: è apparso su Telegram a maggio ma è diventato virale negli ultimi giorni, subito prima e subito dopo le dimissioni di Bayrou.
C’è un nuovo uomo più ricco del mondo che ha superato Elon Musk grazie all’AI Si chiama Larry Ellison e ha scavalcato l'allievo-rivale grazie alla crescita record della sua Oracle, dovuta agli investimenti nell'intelligenza artificiale.
Due giorni prima dell’omicidio il magazine Jezebel aveva assunto delle streghe per mandare una maledizione a Charlie Kirk Con una nota all'articolo, l'editor della testata femminista si è trovato costretto a condannare l'accaduto.
È uscito il primo trailer di Nouvelle Vague, il film in cui Richard Linklater racconta Jean-Luc Godard che gira Fino all’ultimo respiro E che potremo vedere in streaming su Netflix, dove sarà disponibile dal 14 novembre.
OpenAI vuole portare il suo primo film animato fatto tutto con l’intelligenza artificiale al prossimo Festival di Cannes Si intitola Critterz, è già in corso di realizzazione, ma il progetto di presentarlo a Cannes appare molto difficile.

Il governo iraniano vuole costringere la famiglia di Mahsa Amini a fare un’intervista per scagionare la polizia

21 Settembre 2022

Lo scorso venerdì in un ospedale di Tehran è morta Mahsa Amini, una ventiduenne di Saqqez, città capoluogo dell’omonima provincia del Kurdistan iracheno. Amini era stata presa in custodia dagli agenti della famigerata Gasht-e Ershad, una sorta di “buoncostume” iraniana, un’unità delle forze dell’ordine che si occupa di mantenere l’ordine pubblico nelle strade delle città assicurandosi che le donne non portino i vestiti sbagliati e che si pettinino i capelli alla maniera giusta. Secondo gli agenti della Gasht-e Ershad, Amini violava entrambe queste fondamentali norme di pubblica sicurezza, ragione per la quale è stata arrestata e condotta in una centrale di polizia, dalla quale è uscita diversi giorni dopo per essere accompagnata presso l’ospedale nel quale è morta. Quando la notizia si è diffusa sui social, per le strade della capitale iraniana, e nei giorni successivi in quelle di tutte le grandi città del Paese, sono cominciate proteste di piazze contro la Gasht-e Ershad e contro il governo, proteste che vedono protagonisti moltissimi giovani e, soprattutto, donne.

Per il governo iraniano queste proteste stanno diventando una seria preoccupazione: è chiaro, ormai, che non basteranno le pubbliche condoglianze dell’ayatollah Khamenei né le assicurazioni del Presidente Raisi – che ha detto che le autorità condurranno indagini approfondite e accurate sulla morte di Amini – a calmare le proteste. È per questo, secondo quanto riporta IranWire, che il governo iraniano pare stia cercando di convincere il padre e la madre di Amini a concedere un’intervista alla Islamic Republic of Iran Broadcasting, la tv di Stato iraniana. Non per raccontare la loro versione dei fatti e spiegare al Paese cosa sia successo a loro figlia, non un’intervista vera e propria, insomma: si tratterebbe in realtà di recitare un copione, lo scopo quello di far dire pubblicamente e apertamente alla famiglia di Amini che la morte di loro figlia non ha nulla a che vedere con le violenze della polizia ma con una pregressa malattia cardiaca che avrebbe portato alla morte improvvisa della ragazza. Le autorità iraniane avrebbe chiesto alla famiglia, poi, di invitare le persone che stanno protestano a tornare a casa e a riportare la pace nelle strade. In un’intervista a Rouydad24 – tradotta dal Center for Human Rights in Iran – il padre di Amini, Amjad, ha detto che «la cosa più triste sono le bugie che le autorità stanno dicendo su mia figlia tutti i giorni. Dicono che aveva problemi al cuore, l’epilessia, ma lei non aveva proprio nulla. Era in perfetta salute. La persona che ha picchiato mia figlia dovrebbe essere processata. Ma in un processo vero, non in uno di quelli finti che finiscono con richiami formali e licenziamenti». Dieci medici, dopo aver visto le foto del corpo di Amini, hanno confermato che la morte è stata causata da un colpo inferto alla testa e non da un infarto, causa del decesso invece riportata sul referto ufficiale.

Amjad si riferisce ai vari tentativi e alla diverse iniziative del governo per evitare che le proteste – al momento pacifiche per la maggior parte – diventino violente. Migliaia di cittadini in questi giorni stanno partecipando a cortei, a Tehran, in segno di protesta, lo scorso venerdì la metà dei negozi sono rimasti chiusi nonostante la minaccia di pesanti multe da parte delle autorità. E le multe non sono nemmeno la peggiore delle minacce rivolte ai cittadini: alcune donne hanno rivelato di aver ricevuto telefonate in cui venivano invitate a «non parlare». Le città iraniane, Tehran in particolare, in questi giorni hanno visto un dispiegamento di forze dell’ordine con pochi precedenti nella storia recente: agenti antisommossa hanno impedito l’accesso all’ospedale nel quale era tenuto il corpo di Amini e alla casa dei genitori della ragazza. Le cerimonie funebri che si sono tenute presso la moschea di Chahar Yar Nabina Sarvabad, in Kurdistan, – la moschea che la ragazza frequentava – sono state trattate come un evento ad altissimo rischio per la sicurezza: sempre secondo quanto riporta IranWire, le forze dell’ordine avrebbero occupato una scuola elementare vicino alla moschea per usarla come base e assicurarsi che non ci fossero disordini durante il funerale.

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