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15:14 giovedì 19 giugno 2025
Una delle analisi più sensate della guerra tra Israele e Iran l’ha fatta Jafar Panahi su Instagram Il regista ha postato un lungo messaggio, in cui condanna sia il governo israeliano che il regime iraniano.
La Juventus era nello Studio Ovale mentre Trump parlava dei destini del mondo La visita della squadra alla Casa Bianca probabilmente verrà ricordata come una delle scene più surreali della storia del club italiano.
Netflix trasmetterà in streaming TF1, il canale televisivo più seguito in Francia È il primo accordo di questo tipo firmato dalla piattaforma streaming. Non sarà l'ultimo, visti i recenti cambiamenti nella politica aziendale di Netflix.
Nel Regno Unito c’è la moda di andare a farsi le punturine di filler nei bagni pubblici Sempre più persone prendono appuntamento via social per un ritocchino low cost nelle toilette pubbliche, con rischi enormi per la salute.
Nanni Moretti ha raccontato i primi dettagli del suo prossimo film Si intitolerà Succederà questa notte, sarà un adattamento di una raccolta di racconti di Eshkol Nevo e i protagonisti saranno Jasmine Trinca e Louis Garrel.
A causa del caldo (e dell’overtourism), in futuro ferie e chiusure aziendali potrebbero essere spostate in primavera Sta già succedendo, in realtà: chi può parte quando le temperature sono ancora sopportabili, i luoghi meno affollati e i prezzi più accessibili.
È uscito il trailer di Portobello, la serie tv sul caso Tortora e la prima produzione italiana di Hbo Diretta da Marco Bellocchio e con protagonista Fabrizio Gifuni, è già uno dei titoli italiani più attesi del 2026.
Già nel 1986, in un’intervista della Rai, Netanyahu mostrava di essere un estremista Fa impressione vedere le risposte date dall'allora 38enne Netanyahu a Giovanni Minoli nel famoso programma Mixer.

Per il suo personaggio in Don’t Look Up, Timothée Chalamet si è ispirato a Joe Exotic di Tiger King

30 Dicembre 2021

Quello del costumista è uno dei mestieri più ingiustamente sottovaluti e trascurati dell’industria cinematografica. Spesso, il lavoro del/della costumista riceve il riconoscimento e l’attenzione che merita solo in occasione di film che vengono definiti, appunto, “in costume”: film storici o film di genere, in cui il ruolo del vestito è fondamentale nella costruzione e affermazione di un mondo lontano nel tempo e nello spazio, superato dalla storia o inventato dalla fantasia. Ma l’importanza del costume, del mestiere del costumista esiste in ogni film: i vestiti che i personaggi indossano e gli oggetti che si portano appresso sono segni carichi di significato, esattamente come l’espressione di un attore o la luce scelta da un direttore della fotografia o l’inquadratura decisa da un regista.

Un esempio dell’importanza e dell’accuratezza del lavoro di costume designer lo si può trovare nell’intervista concessa a Vogue da Susan Matheson, che si è occupata di vestire i protagonisti di Don’t Look Up, l’ultimo film di Adam McKay di cui si sta discutendo moltissimo in questi giorni (il film è in streaming su Netflix dal 24 dicembre). Tra tutti i personaggi di Don’t Look Up ce n’è uno che spicca per la peculiarità del suo look: Yule, lo “skateboarder bro” interpretato da Timothée Chalamet. E a leggere l’intervista a Matheson, si capisce come la stranezza estetica del personaggio sia stata una precisa scelta di Chalamet, articolata in una serie di richieste che è stato poi compito della costume designer realizzare in maniera adatta.

Per esempio: la prima cosa che Chalamet le ha detto nel momento in cui si sono incontrati per discutere l’aspetto di Yule è stata «voglio che porti il mullet». Ovviamente, siccome anche le star di Hollywood si appassionano alle stesse serie tv che guardiamo noi, il mullet di riferimento di Chalamet era quello di Joe Exotic, il protagonista della serie-documentario Netflix Tiger King. «All’epoca tutti erano ossessionati da Joe, ma per fortuna io sono riuscita a trovare quest’uomo in Nuova Zelanda che sfoggiava un mullet stupendo, nel momento in cui ho fatto vedere una sua foto a Timothée lui mi ha subito risposto “Bingo!”».

Ma, come detto, il lavoro di un costume designer è segno cinematografico portatore di significato narrativo. Risolta la questione mullet, Matheson si è concentrata sul raccontare la storia di Yule (un personaggio che nel film compare per relativamente poco tempo, anche se è protagonista di una delle scene più emotivamente intense di tutto Don’t Look Up) attraverso i vestiti. «Yule ha ricevuto un’educazione religiosa, viene da una famiglia evangelica. Volevo sottolineare questo aspetto della sua vita, quindi ho scelto di fargli indossare delle patch vintage e delle vechie t-shirt usate nei campeggi delle organizzazioni cristiane. Non si vedono sempre o bene, ma sotto Yule indossa sempre una di queste t-shirt». Matheson ha anche trovato il modo di inserire nei costumi di Chalamet un piccolo easter egg, una specie di foreshadowing di ciò che il film avrebbe mostrato alla fine. «Un amico di mio fratello ha disegnato il logo di una rock band cristiana, ovviamente fittizia, chiamata Noah’s Flood. Nel film, Adam (McKay, il regista, ndr) voleva che venissero sparsi questi indizi del disastro imminente. Bisogna fare molta attenzione per notare questo logo, ma se ci riuscite troverete questo disegno incredibile di Noè che se ne va a bordo della sua arca, con una chitarra elettrica in bella vista».

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