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Come le malattie hanno ridisegnato il bagno moderno

«Se dovessi costruire una nuova casa adesso, aggiungerei sicuramente un’anticamera prima del bagno. Una sorta di zona di transizione, di vestibolo in cui lasciare le cose sporche. Guanti, chiavi, occhiali». È quanto ha raccontato Lloyd Alter, ex architetto e docente di Storia del Design alla Ryerson School of Interior Design di Toronto, che ha spiegato come e perché le epidemie nel corso del tempo abbiano radicalmente influenzato l’architettura delle case, ma soprattutto dei bagni, riflettendo sul modo in cui il Coronavirus potrebbe modificare le modalità in cui vengono progettati gli spazi abitativi.
Si tratterebbe, secondo CityLab, di una convergenza di progressi nella scienza, nelle infrastrutture, negli impianti idraulici e dei servizi igienico-sanitari, i cui sviluppi sono sempre storicamente legati al diffondersi (e alla prevenzione) delle malattie. «Il bagno moderno si è sviluppato accanto a focolai di tubercolosi, colera e influenza», dice Alter, spiegando che i rivestimenti murali, i pavimenti e le finiture sono stati implementati, in parte, anche per promuovere la salute e l’igiene della casa durante le emergenze di salute pubblica. Una direzione in cui i progettisti si muovono sin dalla fine dell’800, quando le condizioni di affollamento nelle città e la scarsa qualità delle acque e dei servizi igienico-sanitari avevano reso le metropoli terreno fertile per il prolificarsi di una serie di agenti patogeni.

Un tipico bagno del 1884, dagli archivi della Public Library di New York.
«All’epoca erano solo i ricchi a possedere i vasi da notte che, verso il 1884 fecero rinchiudere in appositi stanzini di legno riccamente decorati, completi di lavandini, vasca da bagno e altri mobili per “nascondere” la reale funzione dello spazio, Ma questo rendeva quegli spazi ancora più insalubri», continua Alter. Verso i primi del ‘900, i medici scoprirono che i servizi igienici, collegati al sistema fognario pubblico, potevano essere utili per fermare la diffusione di malattie infettive, tanto che iniziarono ad essere apportate numerose modifiche, e non solo nelle case. Nel suo libro del 2008, Light, Air and Openness, per esempio, lo storico dell’architettura Paul Overy ha esposto quante caratteristiche del design moderno hanno avuto origine negli ospedali e nei sanatori, a partire dal colore delle pareti. «La carta da parati sparì, in favore di muri sempre più bianchi come quelle dei sanatori» ha scritto, «Tanto che il bianco è diventato di gran moda perché si pensava che una maggiore luce nella stanza sarebbe stata un ottimo disinfettate».
Le novità del ‘900 sono state molte. Rimossi dalle progettazioni i bagni dell’epoca vittoriana, l’igiene sarebbe dovuta essere il futuro. Sbarazzarsi di tutto ciò che non poteva facilmente essere lavato divenne necessario: i pavimenti in legno sono stati sostituiti dalle piastrelle, o dal linoleum, tessuti più leggeri come il lino hanno soppiantato pesanti drappeggi perché non solo erano più facili da lavare, ma lasciavano entrare più aria e luce solare. La preoccupazione per l’igiene e la diffusione delle malattie infettive ha spinto anche un’altra innovazione progettuale: i secondi bagni. Nelle case a più piani, i bagni erano in genere situati al secondo piano, vicino alle camere da letto, ma quando scoppiò l’epidemia di influenza nei primi anni del 20° secolo, alcuni proprietari di case aggiunsero un piccolo bagno di servizio, per gli ospiti. «Nel frattempo si è evoluto anche il gusto», conclude Alter, «tra art déco e stile minimalista. Ma tutto doveva e dovrà sempre essere pulito».

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