10:41 sabato 21 giugno 2025
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Le notifiche del telefono fanno male e adesso c’è anche una ricerca che lo dimostra Si chiama alert fatigue e tante persone hanno già deciso come affrontarla: disattivando tutte le notifiche, sempre.
Il sindaco di Budapest ha detto che il Pride in città si farà nonostante il divieto di Orbán «Il Municipio di Budapest organizzerà il Budapest Pride il 28 giugno come evento cittadino. Punto», le sue parole.
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David Fincher vuole salvare Mindhunter trasformandola in una trilogia di film Lo ha rivelato l'attore Holt McCallany, uno dei due protagonisti della serie. A suo dire, ci sarebbero degli sceneggiatori già al lavoro.
Una delle analisi più sensate della guerra tra Israele e Iran l’ha fatta Jafar Panahi su Instagram Il regista ha postato un lungo messaggio, in cui condanna sia il governo israeliano che il regime iraniano.

C’è un genere letterario in cui i fan “uccidono” i loro idoli e i loro personaggi preferiti

24 Febbraio 2020

La death-fiction è una delle ramificazioni più recenti, e per certi versi inquietanti, del vasto panorama della fan-fiction. Si tratta di un genere in cui l’autore “uccide” un personaggio di finzione (di un romanzo, di un film, di un cartone animato) o persino un idolo reale con la sola forza della mente: ovvero inventando e scrivendo una storia che, avendo questo personaggio per protagonista, lo faccia morire – e spesso in un modo davvero orribile.

Kaitlyn Tiffany si è occupata di questo fenomeno per l’Atlantic, e dopo una minuziosa ricerca ha concluso che «si trovano esempi di death-fiction per praticamente ogni personaggio (sia finto che vero) esistente». Ce ne sono su Rihanna, che viene fatta morire e poi reincarnare in una specie di messia moderno, e ce ne sono sui membri della band K-pop BTS tutti assieme: dopo essere morti diventano dei fantasmi e si perseguitano a vicenda. E ancora, per restare nel campo delle celebrità, esistono death-fiction su Justin Bieber, su Tom Hiddleston, e anche su Rafa Nadal. Poi c’è il campo dei personaggi di finzione, come Kim Possible di Disney Channel o Harry Potter.

Non è facile capire chi si nasconda dietro questo nuovo filone, ha spiegato Tiffany sull’Atlantic, perché nella maggior parte dei casi gli autori pubblicano le loro storie online tramite pseudonimi. In ogni caso la fan-fiction è sempre stata un fenomeno prevalentemente femminile: un sondaggio del 2010 condotto da FanFiction.net rivelò che il rapporto era di appena due uomini ogni dieci iscritti a portali di questo tipo.

Per chi si chiedesse il senso di tutto ciò la risposta più plausibile è che gli autori di death-fiction cerchino una scarica di adrenalina: «Lo scopo», ha scritto una utente che “uccise” Batman nel 2007, «è quello di creare un contesto emotivo dove la morte del personaggio ci colpisca, di modo che la percezione della perdita sia reale». Così facendo – questa l’interpretazione di Tiffany sull’Atlantic, che in effetti pare avere un senso – viene a generarsi per contrasto un senso di alleviamento: usciti dalla death-fiction, che è appunto fiction, si potrà tornare ad un mondo “reale” in cui Frodo o Justin Bieber o chi per lui sono ancora vivi e vegeti, e in ottima salute. Qualcosa di simile ad un gran sospiro di sollievo.

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