Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
In Inghilterra Elena Ferrante è finita anche a teatro
Girovagando tra le librerie di Londra alla ricerca di romanzi, racconti e saggi su Artemisia Gentileschi per una possibile trasposizione teatrale, qualche anno fa il drammaturgo britannico April De Angelis si imbatté nella serie dei libri di Elena Ferrante, diventati best seller internazionali. Colpito dal modo in cui nella storia «la rabbia delle donne si faceva così reale, così vera», ha deciso di crearne una versione per il palcoscenico del National Theatre, My Brilliant Friend, diretta da Melly Still, in una trasposizione che ha riunito tutti i quattro volumi (L’amica geniale, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta, Storia della bambina perduta).
Nel recensire lo spettacolo (dalla durata di cinque ore) tratto dalla tetralogia napoletana, il New Yorker ha sottolineato l’imponenza della messa in scena: commissionata per il Rose Theatre nel 2016, quando ha debuttato, l’opera si è arricchita di 24 attori, di set rotanti e scenografie monumentali senza però dare una specifica connotazione geografica all’ambientazione, così da rendere la storia universale. «Le stesse protagoniste, Lila e Lenù, parlano con forti accenti irlandesi. Perché non vogliamo imitare nessuno, né ricreare realtà particolari come quella napoletana», ha spiegato De Angelis: «Vogliamo solo dare vita a una storia di donne forti e combattive, in cui ognuno possa riconoscersi».
Per l’adattamento, il drammaturgo si è ispirato a una retrospettiva della pittrice astratta Bridget Riley: «Vagai per la galleria fissando queste tele enormi che mi facevano venire le vertigini. Erano reinterpretazioni di un vissuto interiore quasi difficili da guardare, e mi fecero subito pensare alla Ferrante». Non è un caso che l’opera portata in scena sia attraversata da interruzioni surrealiste, dice il New Yorker, in cui le paure e le allucinazioni delle ragazze prendono il sopravvento sul palco. Ma la sfida maggiore «è stata assolutamente quella di rimanere fedeli all’arco temporale lunghissimo su cui si estende la storia», ha continuato De Angelis. «Abbiamo dovuto eliminare alcuni personaggi, per poterci concentrare meglio sull’amicizia tra le protagoniste. Pensate a Lila. È così indomabile e camaleontica che meriterebbe uno spettacolo tutto suo».

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