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A Portland si organizzano riunioni di quartiere per prepararsi al super terremoto

Da tempo gli esperti parlano dell’arrivo del “Big One”, un terremoto di magnitudo 9.0 che potrebbe distruggere la maggior parte della regione nord-occidentale degli Usa e che dovrebbe verificarsi nei prossimi 50 anni. Colpirebbe la zona denominata Cascadia (che comprende la costa occidentale del Nord America, dalla California al Canada). Secondo i calcoli degli studiosi, il super terremoto potrebbe innescare devastanti tsunami costieri con onde alte fino a 25 metri e causare danni enormi a case, autostrade e infrastrutture idriche ed elettriche. Su City Lab Elizabeth Doerr ha raccontato i modi in cui gli abitanti del quartiere Alameda di Portland si sono organizzati per prepararsi a sopravvivere all’eventualità che la catastrofe naturale si imbatta sulla città.
Dal 2015, le 25 famiglie di Alameda si riuniscono diverse volte all’anno per simulare una situazione di emergenza e «garantire la sopravvivenza di tutti in caso di disastro». I ritrovi cominciano come normali cocktail tra vicini di casa con birre, vino e spuntini: a un certo punto però qualcuno attiva un allarme, obbligando i partecipanti ad abbandonare la conversazione e cercare rifugio in un punto sicuro dell’abitazione. Non soltanto esercizi di evacuazione: il gruppo discute di provviste (contenitori impilabili per l’acqua di emergenza, cibo extra per la scorta, alimenti liofilizzati) e materiali da tenere pronti in caso di emergenza (torce e kit di pronto soccorso). Il fondatore del gruppo, Michael Hall, decise che era il momento di passare all’azione dopo aver letto un articolo sul Big One pubblicato su New Yorker nel 2015: il risultato fu il primo incontro per la prevenzione delle catastrofi.
Gli incontri semestrali prevedono la presenza di relatori ospiti che spieghino ad esempio come creare un piano di emergenza familiare, organizzare sistemi di stoccaggio dei rifiuti umani, conservare acqua e cibo, oltre a garantire l’aggiornamento di un inventario completo del vicinato. «È nei momenti di emergenza che questi legami rivelano la loro importanza», ha commentato Lori Peek, direttrice del Natural Hazards Center dell’Università del Colorado Boulder, «se sei isolato, nessuno saprà venire a salvarti».

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