Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.
La storia dei due amanti che si sono conosciuti ad Auschwitz e si sono rivisti dopo 72 anni
David Wisnia ed Helen Spitzer si sono conosciuti nel 1943 ad Auschwitz, quando lui aveva 17 anni e lei 25. Arrivavano entrambi dalla Slovacchia ed erano prigionieri del campo, ma grazie ad alcune coincidenze riuscirono a ottenere un trattamento migliore rispetto a quello riservato a tutti gli altri. Spitzer, detta “Skippi”, dopo essersi infortunata alla spalla fece presente che aveva competenze di graphic design e ottenne così un lavoro d’ufficio, che le permetteva di accedere a pasti regolari e addirittura alla possibilità di lavarsi. Il giovane Wisnia, invece, al suo ingresso nel campo fu incaricato di seppellire i corpi dei prigionieri che si suicidavano lanciandosi sui fili elettrificati, ma quando si sparse la voce che sapeva cantare molto bene, divenne una sorta di intrattenitore per le guardie naziste. Il New York Times ha raccontato la loro bellissima storia in un lungo articolo.
Skippi aveva notato Wisnia poco tempo dopo il suo arrivo al campo e, grazie a una conoscenza comune, aveva organizzato un incontro. Ben presto erano diventati amanti e, con la complicità degli altri prigionieri che organizzavano turni di guardia per evitare che venissero scoperti, si incontrarono regolarmente in mezzo ai forni di Auschwitz. La donna utilizzò la sua posizione privilegiata per salvare dal loro terribile destino quante più persone possibile, cambiando all’ultimo momento la loro destinazione sui documenti ufficiali, ed ebbe contatti con gruppi di resistenza al di fuori del campo di concentramento. Non fu mai scoperta. Con l’avvicinarsi dell’esercito russo, Spitzer e Wisnia lasciarono Auschwitz e si separarono, promettendosi di incontrarsi a Varsavia. Si sono ritrovati solo 72 anni dopo, a New York.
All’appuntamento di Varsavia si presentò solo lei, perché lui fu trasferito a Dachau ed ebbe un rocambolesco incontro con l’esercito americano. Entrambi emigrarono in America e sposarono altre persone. Wisnia ha raccontato al Nyt di averci messo molto tempo prima di aprirsi con la sua famiglia riguardo all’esperienza della prigionia, mentre Spitzer, assieme al marito, ha dedicato la sua vita ad aiutare i rifugiati e ha collaborato con diversi storici per ricostruire i crimini che i nazisti avevano tentato di occultare. Non tenne mai conferenze e incontri sull’Olocausto, ma stabilì lunghi rapporti di collaborazione con gli studiosi che la intervistarono (le sue testimonianze si possono leggere qui e qui). Sapendo che era anche lei a New York, Wisnia aveva cercato più volte di incontrarla, ma Spitzer non si era mai fatta trovare. Si sono rivisti solo nell’agosto del 2016, quando la donna, vedova dal 1996, era ormai quasi completamente cieca e sorda. All’inizio, racconta il Nyt, Skippi non riconobbe Wisnia, ma sono bastati pochi scambi di battute per ritrovarsi. «Cos’hai fatto per farmi rimanere vivo tutto quel tempo ad Auschwitz?», le ha chiesto l’ex amante, in un inglese perfetto. «Ti ho salvato cinque volte da destinazioni orribili», ha risposto lei. «Ho sempre saputo che lo aveva fatto! È fantastico, semplicemente fantastico», ha detto quindi Wisnia ai suoi nipoti, che lo avevano accompagnato, prima di cantarle la canzone in ungherese che lei gli aveva insegnato, 72 anni prima.

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.

Reportage dalla "capitale del sud" dell'Ucraina, città in cui la guerra ha imposto un dibattito difficile e conflittuale sul passato del Paese, tra il desiderio di liberarsi dai segni dell'imperialismo russo e la paura di abbandonare così una parte della propria storia.