Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Quali sono i 10 cibi più controversi

Secondo Jonathan Safran Foer, «non possiamo salvare il mondo solo mangiando diversamente, ma non possiamo salvarlo senza mangiare diversamente». E Tim Lang, professore di politica alimentare della City University of London nonché autore del volume Sustainable Diets, è totalmente d’accordo. Al Guardian ha infatti rivelato quali sono i 10 alimenti più controversi in relazione alla situazione ambientale, tra problemi di deforestazione, lavoro minorile e inquinamento.
Tra i primi c’è il protagonista dei brunch della domenica, l’avocado. Come spiega Lang, infatti, il frutto inciderebbe sulla deforestazione in Cile, luogo da cui il Regno Unito lo importa, e avrebbe costretto gli agricoltori a deviare l’acqua dai fiumi per le coltivazioni. Segue l’insalata in busta. «Circa il 40% di quella che gli inglesi acquistano viene gettato via. La compriamo senza avere un pasto preciso in mente», dice l’esperto, «e poi invece non la mangiamo mai». Oltre alla carne di manzo, grande tabù dell’epoca contemporanea (gli allevamenti intensivi sono infatti considerati terribili per gli animali e nocivi per l’ambiente), nella lista trova posto anche il merluzzo norvegese, ma in un’accezione positiva: «La Norvegia ha introdotto un sistema basato sulla sostenibilità e sulla sicurezza della specie», spiega lo chef Adam Handling, «per questo paradossalmente è uno dei pochi prodotti che è bene importare». Il latte verrebbe associato, come la carne, a pratiche intensive di allevamento bovino, mentre il burro di noccioline «è, nella maggior parte dei casi, realizzato usando olio di palma. Per le nocciole turche, invece, dovremmo parlare di lavoro minorile, di rifugiati siriani che sono lavoratori stagionali, senza contratto e in condizioni di schiavitù», continua Lang.
Per la soia, invece, «è quasi impossibile sapere se ciò che stai acquistando sia stato prodotto con soia dal Brasile e dall’Argentina, dove la sua agricoltura alimenta la deforestazione», aggiunge. Trovano posto nella lista anche il cioccolato, a causa della situazione precaria dei contadini della Costa d’Avorio e del Ghana, e il polpo «che è altamente intelligente, e soffre tantissimo quando viene catturato», spiega Jon Ablett, curatore del Museo di Storia Naturale di Londra. Chiudono la lista i gamberi poiché «in Paesi come la Tailandia, lo Sri Lanka e il Madagascar, il metodo con cui si allevano è responsabile nella distruzione delle paludi di mangrovie», conclude Lang. Perché tutto è motivo di riflessione, che «se niente importa», come dice Foer, «non c’è niente da salvare».

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.