Bullettin ↓
23:34 sabato 21 giugno 2025
Sia Israele che l’Iran hanno già messo al sicuro il loro patrimonio artistico Il problema è quella parte del patrimonio dei due Paesi che non può essere spostata. Solo in Iran ci sono 28 siti Unesco impossibili da proteggere.
Le notifiche del telefono fanno male e adesso c’è anche una ricerca che lo dimostra Si chiama alert fatigue e tante persone hanno già deciso come affrontarla: disattivando tutte le notifiche, sempre.
Il sindaco di Budapest ha detto che il Pride in città si farà nonostante il divieto di Orbán «Il Municipio di Budapest organizzerà il Budapest Pride il 28 giugno come evento cittadino. Punto», le sue parole.
Francis Kaufmann/Rexal Ford ha ricevuto quasi un milione di euro dal Ministero della Cultura per girare un film che non ha mai girato Lo ha rivelato un'inchiesta di Open: l'uomo è riuscito ad accedere ai fondi del tax credit, senza mai girare nemmeno una scena.
Skims sta inviando soldi via PayPal a centinaia di clienti senza dare alcuna spiegazione Tutto è cominciato con un tiktok, a cui ne sono seguiti decine e decine. Adesso, gli investigatori di internet stanno cercando di svelare il mistero.
La storia della chiusura del Museo del Fumetto di Milano non è andata proprio come si era inizialmente raccontato Un articolo di Artribune ha svelato che nella chiusura c'entrano soprattutto mancati pagamenti e gestione inefficace, non la cattiveria del Comune.
David Fincher vuole salvare Mindhunter trasformandola in una trilogia di film Lo ha rivelato l'attore Holt McCallany, uno dei due protagonisti della serie. A suo dire, ci sarebbero degli sceneggiatori già al lavoro.
Una delle analisi più sensate della guerra tra Israele e Iran l’ha fatta Jafar Panahi su Instagram Il regista ha postato un lungo messaggio, in cui condanna sia il governo israeliano che il regime iraniano.

La polizia di New York ha fatto un podcast

21 Novembre 2019

Vulture ha raccontato la storia dell’ennesimo podcast di true crime, un genere che sembra funzionare benissimo (basti pensare all’accoglienza entusiasta ricevuta anche in Italia da Veleno). La storia inizia con il resoconto passo per passo della procedura investigativa e la solita enfasi drammatica nella descrizione dei dettagli più scabrosi. La storia inizia nei primi anni ’90, con il macabro ritrovamento del cadavere di un bambino in un frigorifero. A narrare i fatti è una voce ruvida e autentica.

La differenza cruciale tra questo e altri podcast di true crime è che qui siamo di fronte a una produzione del Dipartimento di Polizia di New York. Break in the Case, però, non è esattamente un caso isolato: in un recente articolo del New York Times, Peter Libbey ha parlato di altri esempi di “copcast”: esperimenti in cui il confine tra sensibilizzazione e intrattenimento è molto sfumato.

Break In The Case prende in prestito gran parte delle caratteristiche del genere true crime, dal mood alla struttura. È condotto da un ufficiale di polizia, che inizia e conclude gli episodi, ma a raccontare la maggior parte di ogni episodio è Edward Conlon, un ex detective del Dipartimento di Polizia di New York già autore dell’acclamato best seller Blue Blood, il memoir in cui raccontava la sua esperienza a contatto con il crimine «in tutto il suo orrore e la sua gloria».

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