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Peter Handke ha detto che non parlerà mai più coi giornalisti

«Non parlerò mai più con i giornalisti». Così il Nobel per la Letteratura 2019 Peter Handke ha affrontato la controversia circa il riconoscimento del suo premio, dopo le polemiche per le posizioni filo-serbe dello scrittore e per l’ammirazione nei confronti di Slobodan Milosević, accusato di crimini contro l’umanità per le operazioni di pulizia etnica dell’esercito jugoslavo contro i musulmani in Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Kosovo.
Stando a quanto riporta il Guardian, durante un incontro con i leader municipali a Griffen, in Austria, città che dà i natali all’autore, Handke si sarebbe lamentato del fatto che i giornalisti lo avevano «bombardato» di domande sulle sue opinioni politiche, limitando invece quelle relative alla propria opera letteraria. «Sono qui, davanti al cancello del mio giardino e ci sono 50 giornalisti, e nessuno sembra aver letto i miei scritti o almeno interessarsi a loro. Sento solo domande di politica, di come va il mondo», ha detto Handke all’emittente austriaca ORF.
La prima voce critica è stata quella del romanziere bosniaco-tedesco Saša Stanišić, durante il discorso per ritirare il German Book Prize. Non è stato il solo. Altri autori infatti, tra cui Salman Rushdie e Hari Kunzru, hanno criticato il comitato del Nobel per l’assegnazione a Handke, definito «il Bob Dylan degli apologeti del genocidio», dal romanziere bosniaco-americano Aleksandar Hemon in un articolo sul New York Times.

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