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20:47 martedì 17 giugno 2025
Già nel 1986, in un’intervista della Rai, Netanyahu mostrava di essere un estremista Fa impressione vedere le risposte date dall'allora 38enne Netanyahu a Giovanni Minoli nel famoso programma Mixer.
A quanto pare Papa Leone XIV è imparentato con un sacco di celebrity Lo ha rivelato un'inchiesta del New York Times: tra i cugini alla lontana ci sono Madonna, Angelina Jolie, Justin Bieber, Justin Trudeau e pure Hillary Clinton.
Per i palestinesi che vivono in Israele non ci sono bunker antiaerei in cui cercare rifugio Non ci sono perché non sono stati costruiti: con i bombardamenti iraniani i civili non hanno via di scampo.
I veneziani le stanno provando tutte per rovinare il matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sánchez Striscioni, cartelli, assemblee, proteste, pure un adesivo anti Bezos ufficiale che si trova attaccato un po' ovunque in città.
La nuova grande idea di Mark Zuckerberg è mettere la pubblicità anche dentro Whatsapp Per il momento le chat sono state risparmiate dalla banneristica, ma c'è sa scommettere che non sarà così a lungo.
Pixar ha annunciato un film con protagonista un gatto nero e tutti hanno pensato che ricorda molto un altro film con protagonista un gatto nero Il film Disney-Pixar si intitola Gatto, è ambientato a Venezia e lo dirige Enrico Casarosa. Il film al quale viene accostato lo potete indovinare facilmente.
Tra Italia, Spagna e Portogallo si è tenuta una delle più grandi proteste del movimento contro l’overtourism Armati di pistole ad acqua, trolley e santini, i manifestanti sono scesi in piazza per tutto il fine settimana appena trascorso.
Will Smith ha detto che rifiutò la parte di protagonista in Inception perché non capiva la trama Christopher Nolan gli aveva offerto il ruolo, ma Smith disse di no perché nonostante le spiegazioni del regista la storia proprio non lo convinceva.

Per Hollywood le serie con episodi cortissimi sono il futuro dello streaming

30 Settembre 2019

Uno dei motivi per cui avevamo iniziato a guardare la black comedy britannica The End of the F***ing World era il fatto che durasse poco: 19 minuti, per otto episodi. Un pomeriggio di binge watching e via (il secondo motivo erano le musiche di Soko). Ne sono seguite altre, tra cui Bonding e Special: 10 minuti per puntata, massimo 14. Nell’ultimo anno, come riporta Wired Uk, Netflix ha infatti deciso di rilasciare tre serie short-form con episodi brevissimi (Special, Bonding e It’s Bruno) a cui si sono uniti i tentativi di alcuni show online di emulare la stessa strategia. È il caso di di High Maintenance, The Misadventures of an Awkward Black Girl e Broad City, iniziati come narrazioni in breve per il web e approdati poi in televisione.

«C’è qualcosa di veramente eccitante nel raccontare una storia in un periodo di tempo limitato», afferma Jamie Laurenson, produttore esecutivo della mini serie State of the Union in cui ogni episodio è costruito su un dialogo di 10 minuti tra una coppia in crisi matrimoniale. «Ci sono così tanti contenuti che potrebbero essere esplorati, e fare qualcosa di corto, di veloce, è l’unica cosa che ti permette di riuscirci. Inoltre, la brevità assicura una perfetta unità di tempo e spazio». Perché prima di riuscire a elaborare quanto successo, la storia è terminata. E ne iniziamo un’altra. Per questo al momento sono in fase di sviluppo piattaforme streaming dedicate unicamente ai moduli più corti, così da sfruttare al meglio la tendenza. Quibi (abbreviazione di quick bites, piccoli morsi) che ha investito milioni di dollari in contenuti originali dalla durata massima di 10 minuti per episodio, verrà lanciata il prossimo 2020 offrendo agli spettatori la prima serie horror firmata da Steven Spielberg, After Dark; Ficto, invece, nato con la stessa intenzione, arriverà nel regno Unito, Negli Stati Uniti e in Australia entro fine anno.

Inanto però, non tutti sembrano essere d’accordo con la formula che secondo Hollywood traghetterà lo streaming verso una nuova direzione. «Non sono sicuro che questi contenuti ridottissimi porteranno alle piattaforme tutti gli abbonati che prevedono», ha detto Tom Nuna, docente alla UCLA School of Theatre, Film and Television e produttore del premio Oscar Crash. «Potrebbe trattarsi solo di una moda, e quando la gente si stuferà di non riuscire a conoscere i personaggi guarderà altrove».

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