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Cos’è Absher, l’app accusata di monitorare le donne saudite
Lanciata quattro anni fa in Arabia Saudita per fornire o facilitare diversi servizi e forte del sostegno della monarchia locale, l’app Absher è oggetto di controversie sempre più marcate per le implicazioni sulle donne arabe. Time precisa come l’applicazione, il cui nome può essere tradotto all’incirca con “buona notizia” o “ok, fatto”, sia presente negli store di Apple e Google nella categoria “Productivity”: consente di svolgere pratiche quali il controllo delle email, la prenotazione di appuntamenti negli uffici o la richiesta di documenti. Le polemiche riguardano il fatto che agli uomini è permesso di accedere anche ad informazioni riservate, ad esempio per negare o autorizzare la richiesta di un visto turistico. In un contesto fortemente repressivo come quello saudita, in cui una donna deve ottenere l’approvazione di un custode per viaggiare e svolgere numerose altre attività, i critici sostengono che attraverso l’app gli uomini possano tracciare e controllare i movimenti delle donne, rafforzando ulteriormente il sistema del patriarcato.
Non sorprende dunque che diverse ong impegnate nella difesa dei diritti abbiano invitato i dirigenti delle multinazionali tech a valutare attentamente le caratteristiche di Absher, perché come dichiara una ricercatrice di Amnesty International, rappresenterebbe «un esempio di come il governo del paese abbia introdotto strumenti per limitare la libertà femminile, evidenziando ancora una volta l’inquietante discriminazione delle leggi sulla tutela». I manager di Apple e Google si sono impegnati ad approfondire la questione. Dal canto loro, gli utenti dell’app la difendono, lodandone i benefici sulla propria quotidianità: un consulente finanziario e ristoratore residente a Jeddah ha dichiarato al settimanale di usare regolarmente Absher per registrare gli ID di residenza dei dipendenti o confermare i loro viaggi, precisando che si tratta «di e-government, permette di sbrigare con un click formalità per le quali finora dovevamo recarci negli uffici e aspettare in fila»; Maha Alanzi, studentessa del Regno iscritta a un’università australiana, è convinta che l’app le faciliti le cose, dal momento che ha bisogno spesso dell’autorizzazione del padre, perciò «se lui non si trova nella stessa città, con Absher è più facile». Le organizzazioni non governative concordano sui risvolti positivi dell’applicazione, soprattutto in termini di burocrazia, notano però che, se lo volesse, «il governo potrebbe eliminare le funzioni di monitoraggio mantenendo quelle principali».

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