Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Che immagini arrivano dal Venezuela
Il Venezuela si trova in una situazione di caos. Al momento si contano 14 morti negli scontri di piazza e oltre 200 arresti. Ieri Juan Guaidó, presidente dell’Assemblea nazionale – il parlamento regolarmente eletto ma ormai esautorato dal regime di Nicolás Maduro – si è autoproclamato presidente ad interim, dichiarando di voler traghettare lo Stato verso nuove elezioni. Come scrive il Guardian, dopo il giuramento di Guaidó, le maggiori potenze mondiali si sono divise in due schieramenti: gli Usa hanno subito espresso sostegno all’opposizione: «I cittadini del Venezuela hanno sofferto per troppo tempo un regime illegittimo», aveva twittato Donald Trump; sulla linea stessa linea gran parte dei governi del continente, tra cui Canada, Brasile e Colombia; gli unici paesi dell’America latina ad aver scelto posizioni pro-Maduro sono il Messico e la Bolivia, che attacca la politica imperialista occidentale. Fuori dal continente Maduro può contare sull’appoggio di Russia e Turchia, con esponenti del Cremlino che alludono a “colpi di Stato”. La Cina al momento non ha rilasciato dichiarazioni, ma probabilmente si esprimerà in favore dell’erede di Chavez, considerato il credito miliardario che detiene verso il Venezuela. L’Europa ha espresso sostegno alle forze democraticamente elette «al contrario di Maduro» per bocca di Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, e Macron ha dichiarato di appoggiare la svolta di Guaidó definendo illegittimo Maduro.
Per ipotizzare quali scenari potrebbero aprirsi, il Guardian ha interpellato alcuni diplomatici e consulenti esperti di America Latina: Eric Farsnworth, ad esempio, ritiene che quanto accaduto «rappresenti la minaccia più seria finora affrontata da Maduro», ma il presidente non accetterà il cambiamento, tanto che ha reagito agli attacchi dei «gringos imperialisti» interrompendo ogni relazione diplomatica con gli Stati Uniti. La situazione è confusa, ci sono due presidenti e una popolazione che sembra divisa. Qui sotto un po’ di immagini scattate dai fotoreporter nella caotica giornata del 23 gennaio.

Juan Guaido parla alla folla durante un raduno di opposizione di massa contro il leader Nicolas Maduro, il 23 gennaio 2019 (Foto di Federico Parra/Afp/ Getty Images)

Juan Guaido il 23 gennaio 2019 giura sulla costituzione bolivariana del Venezuela (Federico Parra/Afp/ Getty Images)

“Il popolo non dovrebbe temere i governi, ma il governo dovrebbe temere il popolo” (Federico Parra/Afp/Getty Images)

Nicolas Maduro, la moglie Cilia Flores e il Capo della Costituente del Venezuela Diosdado Cabello, il 23 gennaio 2019 a Caracas (Luis Robayo/Afp/Getty Images)

Nicolas Maduro parla da un balcone del palazzo presidenziale di Miraflores ad una folla di sostenitori per annunciare che sta rompendo i legami diplomatici con gli Stati Uniti (Luis Robayo/Afp/Getty Images)

Caracas, un manifestante davanti a un furgone incendiato durante una protesta contro il governo del presidente Nicolas Maduro, 23 gennaio 2019 (Yuri Cortez/Afp/Getty Images)

I sostenitori del presidente venezuelano Nicolas Maduro ascoltano il braccio destro di Maduro Diosdado Cabello durante un raduno a Caracas il 23 gennaio 2019 (Louis Robayo/Afp/Getty Images)

I sostenitori del governo davanti al palazzo di Miraflores (Luis Robayo/Afp/Getty Images)

Dimostranti bloccano un’autostrada durante una protesta contro il governo Maduro (Yuri Cortez/Afp/Getty Images)

La polizia antisommossa sulle motociclette si scontra con i manifestanti dell’opposizione (Federico Parra/Afp/Getty Images)

Scontri (Federico Parra/Afp/Getty Images)

Scontri (Yuri Cortez/Afp/Getty Images)

Un veicolo viene rovesciato mentre i manifestanti dell’opposizione bloccano un’autostrada (Federico Parra/Afp/Getty Images)

Ancora Caracas (Federico Parra/Afp/Getty Images)

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.