Attualità
Dentro la Fondazione Prada
Aprirà al pubblico il 9 maggio a Milano. Ve la raccontiamo in anteprima.
Il luogo, questo ormai è chiaro, c’era già: la sede milanese della Fondazione (l’istituzione in sé esiste da oltre 20 anni e da qualche tempo ha anche una sede a Venezia, a Ca’ Corner della Regina) sorge al posto di una distilleria anni ’10 che si trova a ridosso dei binari che collegano le Milano internamente e Milano all’hinterland: Koolhas ha preso – come ama fare – uno spazio e, da esso, ne ha ricavato un altro. Lo ha fatto in modo armonico, con qualche colpo di testa creativo che però non stona per nulla (leggi: l’edificio ricoperto in foglie d’oro), una tecnica antica oggi ripresa per creare un prodotto emblematico.
Passeggiando per la Fondazione sabato 2 maggio una bella giornata di sole durante la quale la struttura e i suoi contenuti vengono presentati ai giornalisti che, complice l’inaugurazione di Expo 2015, sono a Milano da tutto il mondo, la sensazione è quella di avere a che fare con un luogo diverso. Ha ragione Bertelli: varcati i cancelli si attraversa un luogo armonico, omogeneo. Addentrandosi nelle proposte che la Fondazione Prada fa al pubblico, invece, si capisce subito quanto siano diverse. L’offerta è davvero sfaccettata: si passa dalla mostra “Serial Classic”, co-curata dall’archeologo Settis – riunisce elementi di arte antica in un ambiente estremamente contemporaneo, ma smorza questo contrasto (che visivamente, peraltro, non è forte) raccontando come la produzione in serie fosse una consuetudine anche nell’antichità – al “calendario” cinematografico che per questo primo semestre è stato pensato da Roman Polanski sulla base dei film che più hanno ispirato la sua opera. E, ancora, la mostra “An Introduction”, in allestimento fino a gennaio 2016, che riunisce 70 opere della collezione Prada raccontando a suo modo la passione per l’arte che ha portato alla nascita della Fondazione.
Una menzione va al Bar Luce, progettato da Wes Anderson: mantiene e traduce nella dimensione reale le atmosfere di Castello Cavalcanti (un corto che Anderson ha realizzato per Prada) e di Grand Budapest Hotel dando vita ad un bar milanese con tanto di salumi in vetrina dall’appeal decisamente chic.
La Fondazione ha avuto un’accoglienza calorosa: «È una grande opera, importante per Milano e il Paese. Un luogo vivo e dinamico che mette insieme il nostro patrimonio con il contemporaneo e la creatività» ha detto Dario Franceschini, ministro della Cultura, presente alla conferenza stampa di apertura. «Per molto tempo si è pensato che l’Italia dovesse concentrarsi sul passato e non ci fosse spazio per investire sul futuro in termini artistici. Ritengo che Milano sia il luogo adatto per coniugare l’investimento sulla tutela del passato e quello sulla creatività contemporanea».
A promuovere questa sinergia sono stati i coniugi Prada-Bertelli (assistiti sempre da Germano Celant, curatore di tutte le attività della Fondazione), con un investimento che, secondo Bertelli, «non è poi così rilevante nel discorso».
La coppia della moda e dell’arte italiana – dimensioni che non si mischiano nella Fondazione: la moda è praticamente assente – è considerata a più livelli un esempio di mecenatismo contemporaneo. Bertelli, però, ha qualcosa da dire: «Mecenate era nato ad Arezzo il 15 aprile; io sono nato nella stessa cittadina, ma il 6. Siamo entrambi del segno dell’Ariete: le coincidenze, eh. Il nostro potere come Fondazione Prada è quello di stimolare gli artisti: il fondamento del made in Italy non è solo la dimensione del fare. È la cultura. E questo va tenuto ben presente».
La Fondazione sarà aperta al pubblico dal 9 maggio: con 10 euro, il costo del biglietto, si può passare l’intera giornata all’interno, dalle 10 alle 21.