Attualità

Retwitto Lammerda

Intervista a Vendommerda, supereroe di Twitter che ci spiega il lato oscuro della Rete

di Pietro Minto

In questi mesi Twitter ha preso possesso dei mass media. Se ne parla come uno strumento utile per l’organizzazione delle rivoluzioni (dalle rivolte in Iran del 2009 a Occupy Wall Street, passando per la Primavera araba). Si discute del suo enorme potenziale giornalistico, mentre le maggiori testate di tutto il mondo tentano di convincere i propri reporter a scrivere gli scoop per loro, prima che su un tweet. Twitter è ovunque. Fiorello si è iscritto pochi mesi fa e ha finito per chiamare il suo one-man show dei record #Ilpiùgrandespettacolodopoilweekend, col cancelletto iniziale, come fosse una hashtag (le parole chiavi con cui gli utenti organizzano i propri messaggi sul social network). Lo scrittore statunitense Bret Easton Ellis lo utilizza per tenersi in contatto con i propri lettori e dare prova del proprio genio in brevi periodi da 140 caratteri. Nicholas Sarkozy si è iscritto recentemente, ultimo di un lunghissimo elenco di leader mondiali. È arrivato anche Rupert Murdoch, che nel 2005 comprò un social network, MySpace, sperando di fare il colpaccio – e invece. I grandi del mondo – politici, giornalisti, imprenditori, opinion leader – sono tutti lì, a cinguettare.

Eppure Twitter non è solo partecipazione, impegno e discorsi intellettuali. Esiste un lato nascosto del nuovo fenomeno, un lato in cui non si parla né di politica né di rivoluzioni, che viene evitato dagli addetti al lavoro per non rischiare di rovinare la magia del sito in cui l’Umanità si organizza, si informa e discute di un futuro migliore. Un sottobosco in cui non c’è spazio per discussioni sui massimi sistemi ma solo per fan di Justin Bieber, uomini alla ricerca disperata di una ragazza che si dicono disposti a pagare una cena – mica cotica – e altri utenti che sembrano finiti lì per sbaglio, e si lamentano: «Dove sono tutti?», «Marco, ci sei?». E così via. Il lato oscuro di Twitter, lo avrete intuito, è pieno di fuffa. Anzi, di mmerda.

Retwitto Lammerda è un account creato nel settembre scorso da due anonimi utenti. Mentre scrivo ha quasi 24 mila follower, una rubrica fissa su Radio Deejay e una comunità di lettori fedele. @vendommerda, questo è il suo nome sul social network, ha una sola arma: il retweet. Se un utente scrive qualcosa degno di nota (leggi: di stupido), viene intercettato e punito. Come? Vendommerda clicca su “retweet” e la frase incriminata compare sulla sua bacheca, per il morboso lubridio dei suoi utenti (tra cui c’è buona parte della redazione di Studio, il sottoscritto incluso, nda). Essere ritwittati da Retwitto Lammerda diventa a volte un fiore all’occhiello, un evento da ricordare («Quella volta che @vendommerda mi ha ritwittato…»). In poco tempo, il giustiziere mascherato ha portato alla luce i tesori nascosti del social network. Ha seguito con attenzione utenti che sono diventati piccole star del web. Ha fatto incazzare Claudio Lippi. Ha ritwittato Fiorello, che però l’ha presa con ironia. E c’è chi crede che dietro al nickname si celi Nicola Savino.

E allora chi è Retwitto Lammerda? Per capirlo, abbiamo rischiato la pelle e lo abbiamo contattato per parlare del dark side of the social web, quello su cui non si organizzano conferenze e non si scrivono editoriali futuristi – anche se ne varrebbe la pena – per scoprire che non tutto Twitter è avanguardia. Per molti utenti italiani, per esempio, è solo un modo di contattare Rita Dalla Chiesa.

Chi è Vendommerda
I fondatori dell’account sono due anonimi e dall’età imprecisata, «ma appena i follower sono iniziati a crescere assieme al loro desiderio di avere sempre più mmerda» ci hanno spiegato i fondatori dell’account, «abbiamo deciso di chiamare un terzo aiutante». Una sorta di stagista, insomma. La missione del collettivo è «di dare voce agli ultimi. O forse solamente creare una discarica di Twitter».

Come lavora
I retweet della brigata Lammerda sono molto vari: vanno dal ragazzino solo e disperato alle belieber (le fan di Justin Bieber), passando per politici e giornalisti. Il team non è disposto a spiegare come riescono a trovare le perle di saggezza («I trucchi del mestiere non si rivelano», ci risponde saggiamente uno di loro) ma ultimamente sono gli utenti stessi a segnalargli le cose migliori come in una forma anomala di crowdsourcing. Ma perché hanno scelto proprio Twitter e non Facebook, per esempio? «Ci siamo conosciuti proprio su Twitter», spiegano, «e poi la funzione “retweet” è molto più efficace per un “lavoretto” come questo». È vero: è potente e piena di grazia allo stesso tempo. Basta un clic.

Nuovi modi di chiedere l’autografo
Giornali e televisioni parlano sempre di più del “popolo del web” o delle varianti “popolo di Facebook” e “popolo di Twitter” per indicare la società civile che si mobilita online. Il punto è che tali popoli non esistono. Esistono i popoli del web. Al plurale. E Vendommerda si è specializzato in uno di questi: il popolo che ha scoperto il web guardando la TV. Il popolo che si iscrive ai social network perché sente Alfonso Signorini parlarne durante il Grande Fratello. «Per molti Twitter è un modo per stare vicino a questi VIP del piccolo schermo», ci spiegano i Retwitto Lammerda, spiegando come il social network crei l’illusione di un contattto più diretto. Una quasi-amicizia illusoria con lo showman di turno. «Sembra quasi che schiacciando il tasto follow il Gerry Scotti di turno diventa subito un grande amico dell’utente, invece si ottiene lo stesso effetto che schiacciare il tasto “diventa fan” su Facebook: far crescere di un numero l’indicatore dei follower».

Le vittime, i fan
Tra i bersagli principali del trio e della sua community ci sono gli utenti alle prime armi, che non capiscono come funziona il sito e tentano disperatamente di mettersi in contatto con persone, amici, i soliti VIP, con risultati esilaranti e a tratti inspiegabili. Sono loro le fondamenta di Vendommerda, anche se «molti non sanno nemmeno che vengono retwittati:il loro uso di Twitter si limita a cercare i vip nella casella che serve a scrivere un tweet». Ma come reagiscono quelli che scoprono di essere caduti nelle vostre grinfie? «Chi se ne accorge solitamente è divertito, alcuni magari si arrabbiano e inveiscono contro di noi, ma dopo che anche i loro insulti vengono retwittati, di solito si arrendono. Le reazioni più divertenti sono forse quelle dei VIP, da Fiorello che esordisce a volte con un “me lo aspettavo” a Claudio Lippi che smette addirittura di twittare per alcuni giorni».

Twitter, oltre lammerda
Tra la mmerda e la presa di coscienza digitale, ci deve però essere qualcosa, una zona intermedia. L’errore dei giornalisti è proprio quello di voler etichettare il social network sulla base dell’utilizzo che ne fa una piccola élite. Può darsi che i tweet-mmerda siano di molto superiori a quelli riguardo le proteste in Siria. Vendommerda sembra essere nato per provare la varietà di contenuti di cui la rete è fatta: «I media tessono le lodi di Twitter mostrando i rivoluzionari e i giornalisti che nascono su questa piattaforma, Vendommerda mette in risalto il degrado e il tetro sottobosco». È la risposta alla retorica del “popolo di Twitter” che a nulla pensa se non alla pace nel mondo e alla crisi economica. Un tentativo di far notare – discretamente, lo si vede dal nome che si sono scelti – che c’è del marcio anche su Twitter.

A proposito, abbiamo chiesto ai ragazzi di Vendommerda cosa rappresenta Twitter per loro. «Per noi è una miniera d’oro», ci hanno detto. «Anzi, dimmerda». Ecco, appunto.