Attualità

Cinema al quadrato

Side by Side, documentario che racconta il passaggio dalla pellicola al digitale, è l'ultimo di una piccola ma eccelsa serie di doc sul cinema.

di Federico Bernocchi

Forse i più attenti di voi si ricorderanno di un attore dal nome esotico e praticamente impossibile da pronunciare correttamente: Keanu Reeves. Ve lo ricordate? Un tempo era tra i più belli e desiderati attori del mondo, poi ce lo siamo perso un po’ per strada. Cose che succedono, niente di nuovo. Se ci fate caso dopo la sua partecipazione ai tre Matrix, i film prima più sottovalutati e successivamente più snobbati della Storia del Cinema, s’è fatto vedere molto meno. E, sfortuna vuole, ha scelto anche dei titoli non proprio memorabili. Thumbsucker – Il Succhiapollice, Constantine, La Casa sul Lago del Tempo, Ultimatum alla Terra. Non proprio le pellicole più imprescindibili degli ultimi anni. E Keanu un po’ ne ha sofferto. Poi è spuntato il meme in rete, il caro e vecchio Sad Keanu. E si è passati dall’essere la Musa di Gus Van Sant, l’Eletto, a un attore di secondo piano.

Dispiace ma è vero: dici Keanu Reeves e la gente ridacchia, sorride, come se si ricordasse solo della sua inettitudine come attore. Cosa per altro un po’ vera, ma fa sempre impressione constatare come spesso la percezione che abbiamo di un divo sia mutevole e fugace. Un giorno sei uno dei buoni, il giorno dopo sei l’Anti Cinema in persona. Fa quindi specie ritrovarlo come protagonista di Side By Side, documentario presentato in anteprima al Festival di Berlino e al Tribeca. Perché fa impressione? Perché Side by Side è un documentario sul Cinema.

Scritto e diretto dal production manager di lunga data Christopher Kenneally, Side By Side parla del Cinema concentrandosi sulla sua ultima interessante trasformazione, ovvero sul passaggio dalla pellicola al digitale. Per fare questo Kennealy si prende il suo tempo e, dopo aver affrontato brevemente e in modo particolarmente semplice e didattico la questione dal punto di vista tecnico, passa la palla al nostro amico Keanu che gira per gli Stati Uniti per intervistare una serie di registi e direttori della fotografia che dicono la loro sulla questione. Ci sono registi come George Lucas, David Fincher, James Cameron, Robert Rodriguez, Martin Scorsese, Andy e Lana Wachowski, Lena Dunham, David Lynch e molti altri. Citiamo anche qualche direttore della fotografia che fa subito cultura: Vittorio Storaro, Vilmos Zsigmond, Anthony Dod Mantle, Andrzej Bartkowiak e Wally Pfister. Insomma, ci sono veramente tutti e anche qualcuno in più del dovuto.

Ma d’altra parte la questione è particolarmente rilevante. Il digitale ha avuto uno sviluppo e una diffusione incredibilmente rapidi e ha realmente cambiato il mondo del Cinema. Certo, da una parte ci sono gli entusiasti senza se e senza ma come come Danny Boyle, che sostengono che senza non sarebbero mai stati in grado di riprendere i piedi dei bambini indiani mentre corrono nelle baraccopoli, dall’altra ci sono invece gli oltranzisti come Christopher Nolan, che senza pellicola non si avvicina neanche al set, ma la discussione è molto più strutturata. Il digitale non ha modificato “solo” il modo con cui i film vengono girati: è cambiato il lavoro del direttore della fotografia, del montatore, del curatore degli effetti speciali e di quasi tutti quelli il cui nome compare poi nei titoli di coda. Non solo: il digitale ha mutato anche il nostro modo di vedere i film, i supporti e gli strumenti che utilizziamo per guardarli. Ed infine ha modificato anche il modo con cui oggi i film vengono preservati. Insomma, Side By Side è un documentario molto ricco e complesso che forse addirittura pecca per eccesso, mettendo troppa carne al fuoco e risultando nel finale un po’ prolisso. Rimane comunque un titolo molto interessante e utile per meglio comprendere dall’interno la portata del digitale sul cinema. E soprattutto ha il pregio di essere un documentario sul Cinema.

Curioso come in realtà i documentari incentrati sulla settima Arte siano pochi. Non mancano alcuni film incentrati su registi e attori, ma sono pochi quelli proprio sul Cinema. I primi che possiamo citare sono i due straordinari Un secolo di cinema – Viaggio Nel Cinema Americano e Il Mio Viaggio In Italia, entrambi di Martin Scorsese. Il regista di Taxi Driverdimostra in questi due lunghi film (durano la bellezza di quattro ore ciascuno) tutto il suo amore per il Cinema e soprattutto dà prova di essere un ottimo critico. In questi documentari c’è tutto: c’è la sua vita privata che si mescola con la sua passione, ma ci sono ovviamente anche i grandi titoli sia italiani che americani che hanno fatto la Storia. E infine c’è un grande rispetto nei confronti di quest’arte che si manifesta nella felice ossessione di Scorsese per la preservazione delle pellicole. Come reso evidente dal suo ultimo Hugo Cabret, Scorsese si dedica ormai anima e corpo alla preservazione e al mantenimento dei film. Nel 1990 insieme a Stanley Kubrick, Clint Eastwood, George Lucas e Steven Spielberg ha fondato The Film Foundation, associazione non-profit che si occupa proprio di quello, e nel 2007 ha doppiato con la World Cinema Foundation, che invece si occupa di restaurare e salvare dall’usura film da qualsiasi parte del mondo. Se avete la fortuna di non aver visto nessuno di questi due titoli, rimediate al più presto.

Altro documentario molto interessante è Forgotten Silver di Peter Jackson. In realtà si tratta di un mock, ma la passione e l’amore dimostraio dal regista de Lo Hobbit per la materia è assolutamente autentico. Nel film si racconta la storia di Colin McKenzie, dimenticato e sfortunatissimo pioniere. Dalla Nuova Zelanda con furore, McKenzie si inventa il cinema prima dei fratelli Lumière e anticipa fondamentalmente tutte le grandi tappe e svolte tecniche che modificheranno poi quell’Arte. Inventa il carrello montando la macchina da presa su una bicicletta, riesce a catturare i suoni e il colore prima di chiunque, anticipa le candid camera, realizza una piccola macchina portatile, ma il suo nome non finisce tra i grandi. Peter Jackson, con l’energia folle che contraddistingue i suoi primi lavori, realizza un documentario bellissimo che, oltre a stupire per fantasia, dimostra una profonda conoscenza teorica del cinema.

Altro grande documentario è quello firmato nel 2006 da Sophia Fiennes (sorella di Ralph e Joseph), scritto e interpretato dal vulcanico filosofosloveno Slavoj Žižek. Si intitola The Pervert’s Guide to Cinema e racconta il Cinema dal punto di vista psicanalitico. Da Luci della Città del 1931 fino ad arrivare a Star Wars: Episodio III – La Vendetta dei Sith ci si concentra su quelli che sono i desideri e le pulsioni che possiamo trovare sottesi nelle pellicole. Certo, a differenza dei titoli citati precedentemente qui c’è un filo conduttore esterno come la psicanalisi, ma è indubbio che Žižek e la Fiennes conoscono e amano profondamente il cinema. Ultimo titolo che vogliamo consigliarvi è un documentaria su chi invece il cinema lo guarda: si intitola Cinemania ed è stato diretto nel 2002 dalla coppia Angela Christlieb e Stephen Kijak. Al centro del racconto ci sono cinque cinefili accaniti che ogni giorno non fanno fondamentalmente nulla se non andare al cinema, guardando dai due ai cinque film. Cinemania è un film al tempo stesso tenero, comico e spaventoso che mostra come il cinema possa diventare facilmente un’ossessione in grado di sostituirsi alla vita.