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Quando gli USA si sono tirati un’atomica sui piedi

Questa non è una notizia, ma una storia e una speculazione. La storia risale al 1961, per la precisione al 23 gennaio. Dalla  base Seymour Johnson (situata in North Carolina) si alzò in volo un B-52, il bombardiere prodotto dalla Boeing dopo la “pensione” del B-29, che aveva sganciato le bombe su Hiroshima e Nagasaki. Il volo di questo B-52 era considerato “routine”, ovvero senza particolari comandi, ma qualcosa andò storto: l’aereo subì un guasto e precipitò, e due bombe all’idrogeno Mark-39 vennero sganciate. L’equipaggio del bombardiere si lanciò, 5 sopravvissero ma 3 morirono nell’atterraggio. Le bombe contenevano, ognuna, l’equivalente di 4 milioni di tonnellate di esplosivo. Dei tre dispositivi di sicurezza di cui ogni ordigno disponeva, installati per evitare esplosioni indesiderate, soltanto uno funzionò, e fu decisivo nell’evitare la detonazione. Il giornalista del Guardian Ed Pilkington, che ha raccontato per la prima volta il fatto in un recente articolo, scrive che l’esplosione sarebbe stata 260 volte più distruttiva di quella avvenuta a Hiroshima 16 anni prima.

Dalle parti dell’Atlantic Wire si sono chiesti quanto distruttiva potesse essere, e hanno chiesto aiuto al programma NukeMap3D per farsi un’idea. Simulando l’esplosione, il risultato ottenuto mostra la nube tossica spostarsi sulla East Coast attraversando la Virginia, Washington, Philadelphia e il New Jersey, fino alle porte di New York. La velocità del vento ipotizzata in questa mappa è di 15 miglia all’ora, ovvero 24 chilometri. La sua direzione ipotizzata è facile da intuire.

 

La storia della bombe all’idrogeno (fortunatamente) mai detonate nel North Carolina è stata portata alla luce grazie al giornalista Eric Schlosser. Il documento rivelato, grazie al Freedom of Information Act, è questo. Una foto di una delle bombe Mark-39, con ancora il paracadute vicino, è qui.

 

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