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Il ruolo di Cuba nella lotta a Ebola

Cuba è un’isola caraibica economicamente in condizioni di povertà, da oltre cinquant’anni colpita da un embargo commerciale statunitense. Le sue coste sorgono a una distanza di più di 7000 kilometri da quelle dell’Africa occidentale, in questo periodo tristemente note al mondo per l’incalzante avanzata dell’epidemia del virus Ebola. Eppure, come sottolinea il New York Times, Cuba sta giocando un ruolo da protagonista negli sforzi internazionali per contrastare la propagazione del virus. In particolare, l’isola è tra i soggetti leader nell’invio di personale medico specializzato nei luoghi del focolaio di Ebola.

Ciò che serve ai medici presenti in Africa occidentale è soprattutto la strumentazione adatta a isolare i pazienti ed effettuare diagnosi preventive. Come fa notare la column del Times, la situazione diplomatica tra Cuba e gli Stati Uniti ha conseguenze molto negative nella lotta a Ebola: Washington è la fonte della maggior parte degli aiuti finanziari, mentre L’Avana è per l’appunto il maggior contributore di personale medico, e il mancato coordinamento delle due impedisce di far segnare netti miglioramenti nel combattere l’epidemia.

Un team di medici cubani è alle dipendenze dell’Organizzazione mondiale della sanità, ma non è chiaro cosa avverrà in caso questi specialisti del settore dovessero contrarre il virus. Nel presentare la missione americana nella regione colpita dall’epidemia, l’amministrazione Obama ha evitato di specificare se ai medici cubani verrà fornita assistenza nel centro delle forze militari statunitensi a Monrovia, in Liberia.

Non è la prima volta che Cuba è in prima linea per fornire aiuti sul campo a popolazioni colpite da eventi spiacevoli: nel 2005 il governo dell’isola propose di creare una missione per aiutare gli abitanti di New Orleans dopo l’uragano Katrina; all’indomani del terremoto che distrusse Haiti nel 2010, un team di medici cubani si occupò dei malati di colera dell’ex colonia francese.