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21:14 domenica 26 ottobre 2025
Da quando è uscito “The Fate of Ophelia” di Taylor Swift sono aumentate moltissimo le visite al museo dove si trova il quadro che ha ispirato la canzone Si tratta del Museum Wiesbaden, si trova nell’omonima città tedesca ed è diventato meta di pellegrinaggio per la comunità swiftie.
Yorgos Lanthimos ha detto che dopo Bugonia si prenderà una lunga pausa perché ultimamente ha lavorato troppo ed è stanco Dopo tre film in tre anni ha capito che è il momento di riposare. Era già successo dopo La favorita, film a cui seguirono 5 anni di pausa.
Al caso del furto al Louvre adesso si è aggiunto uno stranissimo personaggio che forse è un detective, forse un passante, forse non esiste È stato fotografato davanti al museo dopo il colpo, vestito elegantissimamente, così tanto che molti pensano sia uno scherzo o un'immagine AI.
L’azienda che ha prodotto il montacarichi usato nel colpo al Louvre sta usando il furto per farsi pubblicità «È stata un'opportunità per noi di utilizzare il museo più famoso e più visitato al mondo per attirare un po' di attenzione sulla nostra azienda», ha detto l'amministratore delegato.
I dinosauri stavano benissimo fino all'arrivo dell'asteroide, dice uno studio Una formazione rocciosa in Nuovo Messico proverebbe che i dinosauri non erano già sulla via dell’estinzione come ipotizzato in precedenza.
Nelle recensioni di Pitchfork verrà aggiunto il voto dei lettori accanto a quello del critico E verrà aggiunta anche una sezione commenti, disponibile non solo per le nuove recensioni ma anche per tutte le 30 mila già pubblicate.
Trump ci tiene così tanto a costruire un’enorme sala da ballo alla Casa Bianca che per farlo ha abbattuto tutta l’ala est, speso 300 milioni e forse violato anche la legge Una sala da ballo che sarà grande 8.361 e, secondo Trump, assolverà a un funzione assolutamente essenziale per la Casa Bianca.
L’episodio di una serie con la più alta valutazione di sempre su Imdb non è più “Ozymandias” di Breaking Bad ma uno stream di Fortnite fatto da IShowSpeed Sulla piattaforma adesso ci sono solo due episodi da 10/10: "Ozymandias" e “Early Stream!”, che però è primo in classifica perché ha ricevuto più voti.

Batti il cinque: come un atleta gay inventò l’high five 40 anni fa

12 Dicembre 2017

È un gesto così onnipresente che  è difficile immaginare che abbia una storia, con un un inizio, però il primo caso documentato di high five risale a quarant’anni fa. A “inventare” il batti-cinque, nell’autunno del 1977, fu un giocatore di baseball: Glenn Burke dei Los Angeles Dodgers, che incidentalmente è stato anche il primo atleta dichiaratamente gay della Major League. La storia di quel primo, storico high five è stata raccontata da un mini-documentario del canale Espn, recentemente messo online da Aeon.

Il 2 ottobre del 1977 i Dodgers stanno giocando una partita contro gli Houston Astros, quando Dusty Baker fa uno spettacolare home run: è il suo trentesimo home run, un record, così il suo compagno di squadra Burke gli corre incontro per congratularsi. Mentre corre verso Baker, Burke tiene il braccio destro alzato, in segno di giubilo. Baker a quel punto non sa bene cosa fare, allora alza anche lui la mano, e la batte forte contro quella alzata di Burke: il gesto, fatto davanti a più do 46 mila spettatori presenti nello stadio e immortalato dalle telecamere, è considerato il primo high five documentato della storia.

Nel documentario Espn, Baker racconta di non avere ben capito cosa Burke avesse in mente: «Non ho inventato l’high five, ho solo risposto a quello che Glenn stava facendo». Da lì il gesto si è subito diffuso nel mondo del baseball e da lì a tutto il resto del mondo. Burke, che è morto nel 1995 e dunque non figura nel documentario, era già noto per avere fatto la storia come primo atleta apertamente omosessuale nel baseball americano: nella sua autobiografia racconta di avere ricevuto pressioni da parte del management dei Dodgers, che gli avevano chiesto di sposarsi («presumo con una donna») per nascondere la sua omosessualità, ma di essere stato piuttosto chiaro sul non avere alcuna intenzione di farlo. Per questo gli è stato dedicato anche un altro documentario sportivo, che si concentra su come affrontò i pregiudizi relativi al suo orientamento sessuale: Out: The Glenn Burke story, uscito nel 2010.

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