Hype ↓
18:07 giovedì 20 novembre 2025
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.
L’unico a volere il water d’oro di Cattelan andato all’asta è stato un parco di divertimenti Lo ha comprato per dodici milioni di dollari: è stata l'unica offerta per un'opera che ne vale dieci solo di materiale.
Angoulême, uno dei più prestigiosi festival di fumetti al mondo, quest’anno potrebbe saltare a causa di scandali, boicottaggi e tagli ai finanziamenti L'organizzazione è accusata di aver provato a insabbiare un'indagine su uno stupro e centinaia di artisti hanno deciso di non partecipare in protesta. L'edizione 2026 è a rischio.
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.
Il nuovo film di Sydney Sweeney sta andando così male che il distributore si rifiuta di rivelarne gli incassi Christy sembra destinato a diventare il peggior flop dell'anno, il quarto consecutivo nel 2025 dell'attrice.
Diversi grandi hotel sono stati accusati di fare offerte ingannevoli e fuorvianti su Booking L’authority inglese che si occupa di pubblicità ha scoperto che quelle convenientissime offerte non sono mai davvero così convenienti.
Gli scienziati hanno scoperto che il primo bacio sulla bocca è stato dato 21 milioni di anni fa E quindi non se l'è inventato l'homo sapiens ma un ominide, un antenato comune di uomini, scimpanzé, gorilla e orango, animali che infatti si baciano.

Come sono cambiati gli zombie dai tempi di Romero a oggi

In principio era la notte, l’apocalisse è arrivata molto dopo: l’evoluzione dei morti viventi, in un omaggio al loro creatore.

di Studio
17 Luglio 2017

Gli zombie ne hanno fatta di strada da quando George A. Romero ha creato il genere nel 1968. Tanto per iniziare, hanno iniziato a chiamarsi zombie, una parola che non compare mai ne La notte dei morti viventi, il capolavoro di Romero che ha fatto scuola, segnando l’inizio di un filone cinematografico assai fortunato, che si è molto evoluto nei decenni. In occasione della scomparsa dello sceneggiatore e regista, morto domenica all’età di 77 anni, vale la pena di ricordare come sono cambiati gli zombie – creature di sua invenzione, perlomeno così come li intendiamo oggi – in quasi cinquant’anni di onorata carriera.

Per prima cosa, mettiamo subito in chiaro di che cosa parliamo quando parliamo di zombie. Può sembrare una cosa scontata, però, come si spiega più in là, non lo è: gli zombie (più raramente “zombi”) sono morti viventi che perdono qualsiasi traccia di umanità e si nutrono dei vivi, che a loro volta, quando sono morsi, si trasformano in zombie. Wikipedia li definisce, elegantemente, «cadaveri rianimati con tendenze cannibali». È un’iconografia cui siamo talmente abituati da essere tentati di pensare che sia sempre esistita. In realtà non è così. Perché, appunto, è stata introdotta per la prima volta da La notte dei morti viventi, uscito per la prima volta nel 1968, anche se poi ha contagiato il cinema horror negli anni a venire.

Eppure, come si accennava prima, nel suo celebre film Romero non utilizza mai il termine “zombie”: i «cadaveri rianimati con tendenze cannibali», perché di questo si tratta, restano prevalentemente senza nome; in una sola occasione, in tutto il lungometraggio, glie ne viene dato uno, ed è “ghoul”, genere di macabra entità soprannaturale che esiste nella letteratura anglosassone a partire dal Settecento, a sua volta ispirata alla tradizione islamica dei “gul”. Furono i fan a ribattezzarli “zombie”, come avrebbe spiegato lo stesso Romero in un’intervista del 2010, così decise di includere il nome nel sequel del 1978, L’alba dei morti viventi. Da dove arrivasse il termine era abbastanza ovvio: nella tradizione haitiana e nella spiritualità vudù, gli zombie sono esseri umani privati della loro forza di volontà, ridotti a una sorta di automi, in uno stato di schiavitù fisica e psicologica. Insomma, più vivi che si comportano da “mezzi morti”, che morti che camminano come i vivi. Un’iconografia a cui però il pubblico occidentale era già abituato da una serie di “zombie movie” degli anni Trenta e Quaranta, che però non parlavano di mostri mangiatori di uomini.

Zombie

Nei decenni successivi, gli zombie, oltra a trovare un nome, hanno subìto altre tre evoluzioni. Prima si sono trasformati da semplici mostri capaci di uccidere e spaventare a piaghe globali in grado di provocare il collasso della civiltà umana. Poi sono diventati veloci. Infine, ma si tratta di una narrazione di nicchia, sono diventati (quasi) buoni. I primi film sugli zombie, infatti, non prevedevano affatto l’avvento di un’apocalisse zombie. La notte dei morti viventi, che come suggerisce il titolo si svolge nell’arco di una notte, si conclude con l’arrivo della polizia. L’idea che l’intero pianeta, o una buona parte di esso, possa collassare a causa di un’epidemia zombie arriverà più tardi e, sebbene non esista un consenso tra i critici sul quale film abbia dato il là al sotto-genere dell’apocalisse zombie, l’elemento era già presente nel secondo lungometraggio di Romero, L’alba dei morti viventi, girato in collaborazione con Dario Argento, che a sua volta riprendeva alcuni elementi di L’ultimo uomo della Terra, il film anni degli Sessanta, che però era ambientato in un’apocalisse di vampiri, e non di zombie. Da allora, anche il sotto-genere dell’apocalisse zombie è diventato molto fortunato, e ci ha regalato classici come 28 giorni dopo di Danny Boyle, serie come The Walking Dead e persino un romanzo, World War Z, da cui è stato tratto un film.

A un certo punto nell’evoluzione del filone, c’è stato un bivio: da un lato i film sugli “slow zombie”, gli zombie lenti fedeli ai primi “ghoul” di Romero; da un lato i “fast zombie”, quelli descritti dal Washington Post come «zombie che cacciano come dei velociraptor, anziché trascinarsi come degli ubriachi». Quella degli zombie veloci, sostiene il Post, è un’invenzione relativamente recente. Secondo alcuni critici, a introdurre questa nuova categoria sarebbe stato proprio 28 giorni dopo, un film del 2002 che ha «cambiato le nostre aspettative di che cosa può essere uno zombie» e a cui sono seguiti vari sequel. Un’altra fortunatissima saga sugli zombie veloci è quella di Resident Evil, iniziata anch’essa nel 2002 e ispirata agli omonimi videogame.

Negli anni Dieci, poi, sono arrivati anche gli zombie “normalizzati”, che vivono una vita (quasi) normale pur essendo a tutti gli effetti zombificati: due esempi sono la serie americana iZombie e quella britannica In The Flesh, dove il genere umano è uscito vittorioso da un’apocalisse zombie e tenta di re-inserire i non-morti nella società… purché assumano dei calmanti. Gli zombie ormai popolano anche i cartoni animati per bambini, da Pukka a Camp Lakebottom. Le creature di Romero hanno pervaso la cultura pop in ogni suo aspetto, fino a non fare quasi più paura.

Nelle immagini: 5 luglio 2017, Amburgo: manifestazione di “zombie” organizzata  per sensibilizzare sui temi dei cambiamenti  climatici in vista del G20 (Sean Gallup/Getty Images); 6 ottobre 2012, Turners Hill, GB: una folla cerca di battere il Guinness World Record per il numero di zombie in un luogo (Peter Macdiarmid/Getty Images)
Articoli Suggeriti
Social Media Manager

Leggi anche ↓
Social Media Manager

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.