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Vulture ha raccontato come Magneto è diventato ebreo

La saga di X-Men comincia con una scena che si svolge di fronte ai cancelli di ferro del campo di sterminio di Auschwitz, dove un ragazzo viene separato dai suoi genitori. A un certo punto, inaspettatamente, i cancelli davanti a lui cominciano a piegarsi e torcersi come fossero di pongo. Quel ragazzo diventerà Magneto, uno dei cattivi più famosi del mondo, un mutante in grado di generare e controllare campi magnetici e quindi i metalli. In occasione dell’arrivo al cinema di Dark Phoenix, Vulture ha voluto ripercorrere le origini della saga e sottolineare come il trauma dell’Olocausto, l’elemento fondante di un personaggio cruciale, è arrivato dopo la sua nascita. La decisione di conferire a Magneto questo specifico background, infatti, non è stata immediata, ma è arrivata 18 anni dopo il debutto dei fumetti. «Fin dall’inizio», scrive Non è stato sempre così, e per scoprirlo basta leggere i fumetti da cui sono stati tratti i film degli X-Men.

Quando Magneto è stato introdotto per la prima volta nel No. 1 del 1963, firmato da Jack Kirby e Stan Lee, il giudaismo non compariva nessuna parte. La spinta a salvare la minoranza mutante dall’odio è entrata in gioco solo nel 1981, ben 18 anni dopo il debutto dei fumetti. Il responsabile di questo cambiamento fu Chris Claremont, l’uomo che ha rivoluzionato gli X-Men, scrivendoli dal 1975 al 1991, SuVulture, Claremont racconta il motivo per cui ha deciso di inserire nella trama questa svolta fondamentale. Figlio di madre ebrea, nel 1971 il giovane Claremont andò a vivere per un periodo in un kibbutz socialista nel centro di Israele, Netiv HaLamed-Heh, dove rimase molto colpito dal dolore dei sopravvissuti dell’Olocausto. Quando arrivò il momento per creare una storia delle origini di Magneto, Claremont decise di sfruttare il racconto del trauma più forte con cui era mai venuto in contatto.