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09:34 sabato 22 novembre 2025
Negli Usa il Parmigiano Reggiano è così popolare che un’agenzia di Hollywood lo ha messo sotto contratto come fosse una celebrity La United Talent Agency si occuperà di trovare al Parmigiano Reggiano opportunità lavorative in film e serie tv.
I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.
Kevin Spacey ha raccontato di essere senza fissa dimora, di vivere in alberghi e Airbnb e che per guadagnare deve fare spettacoli nelle discoteche a Cipro L'ultima esibizione l'ha fatta nella discoteca Monte Caputo di Limisso, biglietto d'ingresso fino a 1200 euro.
Isabella Rossellini ha detto che oggi non è mai abbastanza vecchia per i ruoli da vecchia, dopo anni in cui le dicevano che non era abbastanza giovane per i ruoli da giovane In un reel su Instagram l'attrice ha ribadito ancora una volta che il cinema ha un grave problema con l'età delle donne. 
Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, le donazioni per Gaza si sono quasi azzerate Diverse organizzazioni umanitarie, sia molto piccole che le più grandi, riportano cali del 30 per cento, anche del 50, in alcuni casi interruzioni totali.
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.

WikiLeaks e rivolte arabe

29 Aprile 2011

Nulla di nuovo sul fronte occidentale. Qui da noi ce lo siamo detti e ridetti, quando è scoppiata la cosiddetta bomba di WikiLeaks: nessuna bomba, nulla che già non si sapesse. Era forse un segreto che Berlusconi ama i party ed è particolarmente amico di Putin? Era forse un segreto che Robert Mugabe è stato un “disastro economico” (ah gli eufemismi dei diplomatici) per lo Zimbabwe? Era forse un segreto che i Paesi arabi sono terrorizzati dall’atomica iraniana? Per essere al corrente di questi fatti non c’era alcun bisogno di Assange, bastava leggere (e neppure con troppa attenzione) Limes o Internazionale.

Ma sul fronte orientale, le cose cambiano. Se osserviamo l’effetto WikiLeaks nei Paesi arabi scopriamo che pure lì, tutto sommato, la gente (o, meglio, un certo tipo di gente colta e bene informata) non è rimasta gran che stupita dalle rivelazioni di Assange. La differenza, piuttosto, era che prima d’allora in quei Paesi dove la libera stampa è poco più di un’utopia, nessuno era abituato a vedere quelle verità, ovvie o meno, discusse nella pubblica piazza. La bomba è scoppiata, con un effetto liberatorio ai limiti del piacere dionisiaco, perché per la prima volta i cittadini, abituati a sorbirsi le retoriche di regime sempre più astruse dalla realtà e senza il minimo contraddittorio, si sono ritrovati in panciolle a guardare servizi di al-Jazeera che dicevano, nero su bianco: il re è nudo.

Prendiamo la reazione di Sandmonkey, star della blogosfera egiziana, nonché uno dei protagonisti della rivolta anti-Mubarak (sequestrato e menato dalla polizia, sito oscurato, finché ha potuto ha inondato il mondo di informazioni grazie a un twitter pirata via Giordania). Per lui le rivelazioni di Assange sono state come un “bel Karma in azione”: “Grazie a WikiLeaks mi sono sentito come un bambino che per la prima volta poteva ascoltare i discorsi dei grandi. Per anni ho aspettato il momento in cui la retorica araba si sarebbe scontrata con la realtà, e adesso ci sono le prove che l’Egitto sta aiutando Israele nell’isolare Hamas, che Mubarak non nutre altro se non il disgusto più totale nei confronti dei Fratelli Musulmani, e che l’intera regione araba non ne può più delle menzogne iraniane e vedrebbe di buon grado un Iran disarmato, o addirittura bombardato dagli Usa o da Israele.”

Ora, Sandmonkey era uno di quelli che queste cose le scriveva sul suo blog da anni. Ma allora perché tanto entusiasmo? Perché descrivere WikiLeaks come “un momento di gloria per il mondo arabo”? Perché “la dicotomia tra la retorica e le azioni [dei regimi arabi] è stata finalmente smascherata davanti al popolo. Told you, it was glorious!”. E ancora: “Adesso i governi arabi non sanno che pesci pigliare. Senza volere, Assange ha obbligato la Realpolitik del mondo arabo a fare un enorme passo avanti verso il presente.” Adesso è forse un po’ tardi per chiedersi se la bomba WikiLeaks ha svolto, direttamente o indirettamente, un ruolo determinante nello scatenare le piazze arabe. Certo è che, in tempi ancora non sospetti, Sandmonkey scriveva: “Avvisatemi quando scoppia la Terza guerra mondiale. Il pop corn lo offro io”

Tratto dal numero 1 di Studio

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