Attualità

Voti e musica

Dietro le quinte del refrain che ha portato la Francia al cambiamento

di Francesco De Remigis

Parigi – A Parigi il disco gira ancora. E non è solo una questione di solchi. La musica è stata protagonista assoluta della campagna socialista che ha portato all’Eliseo François Hollande, nuovo presidente della Repubblica francese. Mecenate involontario, ha ricevuto supporto nei meeting più importanti da artisti delle sette note e pure da qualche promoter. Da Yael Naïm (“quella di New soul”) a Sanseverino (“autore, compositore, interprete”), il mondo della musica indipendente ha seguito l’onda del cambiamento, cavalcandola fino alla grande festa della Bastiglia, dove quasi duecentomila persone si sono radunate domenica per il maxi-concerto in onore del presidente. Sul palco anche i Gotan Project, per ribadire che il messaggio di Hollande non conosce confini (loro sono franco-argentini). Oltre all’ex campione di tennis mutato in rockstar Yannick Noah (eletto personaggio più amato dai francesi nel 2005 dopo essere stato lo “sportivo più rassicurante”), la presidenza normale annunciata da Hollande porta dunque in dote parecchi concerti. Il cambiamento è adesso, slogan della campagna socialista 2012, è diventato refrain, inno. Funzionale alla danza almeno quanto alla corsa alle urne. Ha funzionato con quasi il 52 per cento degli elettori.

È adesso che abbiamo una possibilità, dicono. È adesso che dobbiamo agire. Ma gli artisti sono artisti, e più che sventolare bandiere (salvo alcuni casi) si sono messi semplicemente a fare il loro mestiere: suonare. Comunicare, trasmettere. Cogliere la chance. In occasione del Disquaire Day, lo scorso 21 aprile, a Parigi e in altre città della Francia c’erano più di 150 piccoli e grandi concerti. Promossi non per fare campagna pro Hollande, ma col solo obiettivo di avvicinare appassionati e semplici curiosi alla musica, ascoltata live, in versione acustica o su supporto Pvc. Eppure il refrain c’era già, entrato nel dna collettivo con una battuta, con un giro di basso improvvisato in un negozio di dischi, cantata alla fine di una serata in un club. Operazione cambiamento riuscita. Senza farsi strumentalizzare troppo. Un presidente socialista torna all’Eliseo dopo 17 anni di regno neogollista. E la musica riprende a respirare (così dicono). È vero che Nicolas Sarkozy in cinque anni non ha aiutato moltissimo il sottobosco delle etichette indipendenti, ma credere che il nuovo corso della storia lo farà è forse da ottimisti, se non da sciocchi. Gli artisti lo sanno. Ci si aiuta da soli. Si abbraccia Hollande, senza la sua bandiera rossa. Un presidente normale. Un presidente votato con un gesto semplice. Come un giro di Sol. Come comprare un disco quando ci piace come suona.

Ecco allora l’happy end che si realizza, evocato nel mega raduno di Bercy da Yael Naïm, la cantante di origine israeliana che ha chiuso la campagna elettorale di Hollande a Parigi, una settimana prima del voto. Si sentiva, lei come altri colleghi, oppressa dal regnante presidente uscente, e ora? Ora c’è Hollande, va tutto bene. Si canta e si balla alla Bastiglia. Come e forse anche più dello scorso anno, quando nello stesso luogo, il 10 maggio, fu promosso un mega concerto per ricordare il trentennale della vittoria socialista-mitterandiana. D’altronde, dietro l’iniziativa del 2011, c’erano Pierre Bergé e Matthieu Pigasse. Che oltre ad essere azionisti di Le Monde, quest’ultimo è cresciuto in particolare con il punk-rock nelle orecchie. Al punto da comprarsi pure la rivista Les InRockutibles, tabloid di culto per la musica, alternativa e non. In questa campagna Les InRockutibles è stato particolarmente attento alle regioni di Hollande: prima attraverso un’intervista esclusiva, realizzata a tre settimane dal voto con il candidato; poi con una copertina dedicata alle giovani leve socialiste, fotografate e intervistate dietro le quinte: ma da Quinte colonne pronte a rompere le antichità dI casa Ps. Musica e politica. Senza matrimonio, ma con una specie di Pacs, si sono in varie maniere e sfumature incontrate in questa campagna 2012. A Nicolas Sarkozy non resta che consolarsi ascoltando Charles Aznavour, l’unico grande artista della musica francese che si era espresso in suo sostegno. Se non fuori dal tempo – Aznavour resta ancora amatissimo e riempie ancora le sale -, certamente fuori tempo massimo. L’appello da lui firmato insieme con Gérard Depardieu è arrivato solo 48 ore prima del voto. Quando in casa Ps, il refrain del “cambiamento” suonava già da un paio di mesi per tutto il Paese.