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YouTube avrebbe speso più di un miliardo di dollari per i diritti di trasmissione degli Oscar Nessuna tv generalista è riuscita a superare l'offerta e quindi dal 2029 al 2033 la cerimonia verrà trasmessa in esclusiva su YouTube.
Miss Finlandia ha perso il suo titolo dopo aver fatto il gesto degli “occhi a mandorla” ma in compenso è diventata un idolo dell’estrema destra Il gesto è stato imitato anche da due parlamentari del partito di governo Veri finlandesi, nonostante il Primo ministro lo abbia condannato.
In un editoriale su Politico, Pedro Sánchez ha definito la crisi abitativa «la più grande emergenza di questa epoca» E ha invitato tutti i Paesi dell'Ue a iniziare a trattare il diritto alla casa come quello alla sanità e all'istruzione.
La Romania spenderà un miliardo di euro per costruire Dracula Land, un enorme parco giochi a tema vampiri Il parco verrà costruito vicino a Bucarest e l'intenzione è di competere addirittura con Disneyland Paris.
Tra i 12 film nella shortlist dell’Oscar al Miglior film internazionale ce ne sono tre che parlano di Palestina È invece rimasto fuori dalla lista Familia: il film di Francesco Costabile, purtroppo, non ha passato neanche la prima selezione dell’Academy.
I sostenitori di Trump sono andati sotto l’ultimo post Instagram di Romy Reiner a festeggiare la morte del padre A fomentare ulteriormente il loro odio è stata la breve didascalia del post che contiene una frase contro Trump.
La Spagna introdurrà un abbonamento mensile di 60 euro per viaggiare con tutti i mezzi pubblici in tutto il Paese È il secondo Paese in Europa che prende un'iniziativa simile: prima c'era stata la Germania, il cui abbonamento mensile costa anche meno.
Amazon installerà nei Kindle una AI che ti spiega i libri se non li hai capiti
 La nuova funzione si chiama "Ask This Book” e servirà ai lettori confusi, distratti o non proprio sveglissimi.

Votare sì o no, come e quando

Che consistenza hanno le voci che parlano di elezioni a ottobre e perché la battaglia sull'approvazione della riforma elettorale diventerà sempre più importante per il governo.

30 Aprile 2014

Roma – Elezioni? Ultimatum? Urne a ottobre? Governo in bilico? Calma. Negli ultimi giorni, diversi quotidiani hanno dato un certo rilievo alla possibilità che durante il semestre europeo il presidente del Consiglio possa seguire il suggerimento offerto da Roberto Giachetti e chiedere al presidente della Repubblica di sciogliere le camere nel caso in cui non fosse possibile fare le riforme. È davvero così? Esiste questa possibilità? Proviamo a rispondere a questa domanda partendo da due punti di vista.

Da un lato la tattica, dall’altro l’inerzia. La tattica ci dice che Matteo Renzi ha lasciato che Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, parlasse a ruota libera sulla possibilità di votare a ottobre per far sì che fosse chiaro un messaggio politico che costituisce uno dei punti di forza del governo Renzi, e  che se il presidente del Consiglio dovesse smarrire rischierebbe di far perdere vitalità al suo esecutivo. Il messaggio potremmo sintetizzarlo così: cari miei, o fate quello che vi chiedo io, o fate le riforme che vi chiedo io, oppure io non ho problemi ad andare a votare anche subito, anche domani. La tattica della minaccia implicita del voto anticipato è una tattica da cui Renzi non può prescindere per evitare che il suo governo possa far la fine di quello guidato da Letta (che, come ricorderete, si è andato ad abissare anche per la sua incapacità di utilizzare il pulsante finish per far trottare l’esecutivo). Ma è una tattica che al momento appare fragile, per una ragione semplice (e qui passiamo all’inerzia): Renzi, naturalmente, sogna di avere presto una legittimazione popolare per cancellare il peccato originale del suo arrivo a Palazzo Chigi senza passare per le urne, e sogna di avere una maggioranza parlamentare a guida Pd che sia a sua immagine e somiglianza (e non a immagine e somiglianza della precedente segreteria). Ciò che invece Renzi sa è che la minaccia del “voto subito”, o, come detto ieri durante la riunione dei senatori del Pd, del “o fate come vi dico io oppure me ne vado”, non sarà una minaccia credibile almeno fino a quando non ci sarà una nuova legge elettorale (e una nuova legge elettorale, per quanto si possa andare veloci, non ci sarà prima della prossima primavera, dato che tra l’altro all’interno dell’Italicum esiste un meccanismo che prevede un tempo non inferiore ai novanta giorni dalla pubblicazione della legge in gazzetta ufficiale per ridisegnare i collegi). Intendiamoci: Renzi, volendo, potrebbe anche andare a votare con la legge partorita dalla Consulta (che in linea teorica, al netto delle alleanze, potrebbe aiutarlo a uccidere i piccoli partitini ancora più dell’Italicum), ma costringerebbe se stesso e anche il Pd a una grande coalizione anche nella prossima legislatura.

La verità è che finché non ci sarà una nuova legge elettorale nessuna minaccia del presidente del Consiglio potrà essere considerata credibile. E proprio per questo, se è vero che sulla riforma del Senato a poco a poco il governo sta trovando una sua quadra, è anche vero che il tema più significativo che dovrà affrontare il presidente del Consiglio dopo le Europee riguarda proprio la legge elettorale. Prima verrà approvata e prima sarà possibile andare a votare. L’idea dell’entourage renziano è andare alle urne il 25 maggio 2015. È un’idea, nulla di più. Ma c’è da scommettere che per allungare il più possibile la legislatura, la riforma elettorale potrebbe incontrare sulla sua strada, dopo le Europee, più nemici del previsto.

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