Attualità

Videointervista a Toro y Moi

di Eric Welles Nyström

Nato a Chapel Hill nel North Carolina, Toro Y Moi è solo uno dei numerosi progetti musicali di Chaz Bundick. Dopo il diploma e la perdita del  lavoro come grafico nell’estate del 2009, Bundick scoprì che non sapeva cosa farsene di tutto quel tempo libero e iniziò a mandare mp3 delle sue produzioni ad alcuni blog musicali, senza nemmeno sapere chi fossero quei blogger e quanto potere e influenza avessero. La risposta fu positiva e così la musica di Bundick iniziò a diffondersi in giro per l’America. Appena se ne rese conte disse al suo vecchio compagno di band, Ernest Greene dei Washed Out, di fare la stessa cosa, e così vennero poste le basi per la nascita di un nuovo genere, chiamato Chill Wave. Dopo il debutto dello scorso anno, Causers of This, a inizio anno Toro Y Moi ha pubblicato Underneath the Pine. Dopo che il primo disco, in gran parte prodotto usando un laptop, lo ha portato alla fama come uno dei più importanti produttori di elettronica “da cameretta”, il nuovo album, interamente registrato con strumenti, rappresenta lo sviluppo di Bundick come artista. Utilizzando meno distorsioni e suoni più dilatati, nonostante mantenga un feeling intimo e personale come il precedente lavoro, Bundick ha creato un impianto sonoro fatto di tastiere e sintetizzatori avvolgenti, che costruiscono morbide melodie pop corredate da un sottotesto funk.

Tra le cose migliori del disco ci sono autentici gioielli come New Beat dove Bundick mostra il proprio talento di arrangiatore, Divina che spazia dal soul al pop anni settanta e Good Hold dove il suono ti dà praticamente la fantastica sensazione di nuotare sott’acqua. Abbiamo incontrato Bundick al termine di un suo personale tour de force di 8 concerti in 3 giorni in questa edizione del South By Southwest, il festival che si tiene ogni anno a Austin, Texas. Mentre chiacchieriamo in un tendone lì vicino la OFWGKTA sta intonando la loro celebre hit “SWAG!” nel corso di uno show che è stato uno dei momenti migliori del festival. Bundick ci racconta di Elise, la canzone che preferisce tra quelle del suo ultimo disco, del suo amore per l’estetica anni ’70 e degli sviluppi dei Les Sins, il suo progetto dance.