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Per la prima volta dagli anni ’80 le vendite dei vinili hanno superato quelle dei CD negli Usa
Si potrebbe citare Random Access Memories dei Daft Punk, con cui nel 2013 il duo francese aveva pensato di riportare in auge le sonorità anni ’70 e ’80 e il supporto per eccellenza di quegli anni: il vinile. E poi la qualità del suono, la moda, il fatto che sia diventato oggetto da collezione: secondo quanto annunciato dalla Recording Industry Association of America le vendite dei dischi in vinile avrebbero superato i CD negli Usa, per la prima volta dal 1986 segnando un sorpasso storico, soprattutto se contestualizzato nell’epoca in cui stiamo vivendo (in cui il digitale e le piattaforme di streaming dominano con l’85 per cento delle entrate).
Complessivamente in America le persone hanno speso 232,1 milioni di dollari in vinili nella prima metà dell’anno, quasi il doppio rispetto ai 129,9 milioni di dollari per i CD. Come ricorda il Guardian, il rapporto ha inoltre evidenziato che i dischi in vinile rappresentano comunque solo il 4 per cento delle entrate totali per la musica registrata, e quindi una parte ridotta rispetto allo streaming che solo nella prima metà del 2020 ha guadagnato 4,8 miliardi di dollari. Come ha osservato Bloomberg, cercando di analizzare il motivo del “sorpasso”, un simile andamento 15 anni fa sarebbe stato impossibile: allora i vinili rappresentavano 142 milioni di dollari. Ma non si tratta solo di una tendenza americana: la popolarità del vinile, scrive ancora il Guardian, sta continuando a crescere anche nel Regno Unito, con un aumento delle vendite nel 2019 del 4,1 per cento rispetto all’anno precedente.

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