Hype ↓
17:53 martedì 2 dicembre 2025
L’Oms ha detto che i farmaci come Ozempic dovrebbero essere disponibili per tutti e non solo per chi può permetterseli Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, in futuro bisognerà garantire l'accesso a questi farmaci a chiunque ne abbia bisogno.
Aphex Twin ha caricato a sorpresa su SoundCloud due nuovi brani ispirati a una vacanza in Sicilia Le tracce sono comparse a sorpresa e sarebbero state ispirate da una vacanza italiana del musicista, intristito dalla pioggia autunnale.
Il sindaco di Pesaro si è dovuto scusare perché ha coperto di ghiaccio la statua di Pavarotti per far spazio a una pista di pattinaggio Ma ha pure detto che Pavarotti resterà "congelato" fino a dopo l'Epifania: spostare la statua o rimuovere la pista sarebbe troppo costoso.
Siccome erano alleati nella Seconda guerra mondiale, la Cina vuole che Francia e Regno Unito la sostengano anche adesso nello scontro con il Giappone Indispettita dalle dichiarazioni giapponesi su Taiwan, la diplomazia cinese chiede adesso si appella anche alle vecchie alleanze.
È morto Tom Stoppard, sceneggiatore premio Oscar che ha reso Shakespeare pop Si è spento a ottantotto anni uno dei drammaturghi inglesi più amati del Novecento, che ha modernizzato Shakespeare al cinema e a teatro.
La tv argentina ha scambiato Gasperini per il truffatore che si era travestito da sua madre per riscuoterne la pensione Un meme molto condiviso sui social italiani è stato trasmesso dal tg argentino, che ha scambiato Gasperini per il Mrs. Doubtfire della truffa.
La parola dell’anno per l’Oxford English Dictionary è rage bait Si traduce come "esca per la rabbia" e descrive quei contenuti online il cui scopo è quello di farci incazzare e quindi interagire.
A giudicare dai nomi in gara, Carlo Conti vuole che Sanremo 2026 piaccia soprattutto ai giovani Tanti nomi emergenti, molto rap e veterani al minimo: è questo il trend di Sanremo 2026, pensato per un pubblico social e under trenta.

Alessandro Michele è sempre Alessandro Michele, anche da Valentino

Era il debutto più atteso della stagione e il direttore creativo ha fatto quello che sa fare meglio: sé stesso.

30 Settembre 2024

Mentre raccontava la sua collezione ai giornalisti dopo lo show, Alessandro Michele ha detto di essere entrato nella «casa di Valentino» consapevole del fatto che fosse piena di «cose difficili da approcciare, preziose ma fragilissime» e che il suo compito fosse quello di prendersene cura. Proprio per quel motivo, la sfilata si è svolta in una sorta di magazzino/salone dove tutto era stato ricoperto da grandi teli bianchi, come succede durante un trasloco. I pavimenti, che hanno catturato subito l’attenzione degli utenti durante lo streaming, riproducevano l’effetto degli specchi rotti (un’installazione dell’artista italiano Alfredo Pirri), alla faccia della scaramanzia, così come il rumore dei vetri rotti si sentiva nel teaser della sfilata stessa, intitolata “Pavillon des Folies”.

Le lenzuola bianche ricoprivano sedie di varie fogge, ma anche tavolini, scale, sgabelli e pouf: tutto quello che si trova in una casa in cui è appena andato via qualcuno, e sta arrivando qualcun altro. «Non ho tanto trovato l’azienda, l’ufficio, ma un luogo che era più intimo, scelto da una persona per viverci», ha detto Michele, che ha parlato a lungo del legame che lo unisce al fondatore della Maison che oggi guida. Un legame che si fonda su una particolarità: entrambi vivono la moda, e tutti gli oggetti che ci stanno dentro, come un prolungamento di sé stessi, e della loro vita. «Valentino è un marchio in cui la vita del fondatore è incollata a ogni vestito», una sensazione che Michele racconta di aver provato chiaramente tutte le volte che ha visitato l’archivio dove, soffermandosi abbastanza, era possibile rievocare tutte le persone, gli eventi, i sentimenti che l’avevano attraversato.

Valentino Primavera Estate 2025. Photo courtesy of Valentino

Ad accompagnare l’incedere lento dei modelli c’era un brano particolare, “Passacaglia della vita”, un anonimo risalente alla fine del XII secolo – «Non sappiamo con certezza chi l’abbia scritta, e dove, e perché» ha spiegato Michele, che di questi misteri è grande collezionista – la cui strofa principale ci ricorda che «bisogna morire», parole che nella versione di Valentino si trasformano in «bisogna gioire» (qui il testo integrale). Parole ottimistiche che sono ripetute con troppa bizzarra insistenza per poter essere prese alla lettera, un po’ come tutto quello che Michele fa. Più che un inno alla vita in sé, “Pavillon des Folies” è allora forse più un auspicio, un invito ad accettare il fatto che la vita è breve («finitudine», la chiama il direttore creativo) e a viverla pienamente: un augurio, un nuovo inizio, una speranza e a suo modo una profezia di quelle si spera si avverino. È anche una dichiarazione d’intenti («Per me era importante fissare il timbro») per iniziare a delineare i contorni di un suo universo dentro questa grande casa affollata di oggetti, vestiti, ricordi, quadri anche ingombranti.

Anziché togliere, Michele però aggiunge, come gli è usuale, e chi oggi discute della troppa somiglianza della collezione con la passata esperienza da Gucci, dovrebbe prima riconoscere che un autore come lui fa sempre sé stesso, perché dovrebbe fare il contrario? In “Pavillon des Folies” si attraversano tre decenni – gli anni Sessanta, gli anni Settanta e i primi anni Ottanta – in cui Michele ha cercato quello che più gli apparteneva di Valentino o, meglio ancora, tutto quello che a suo parere era stato dimenticato e accantonato perché non perfettamente aderente all’idea, spesso monolitica, che abbiamo costruito del marchio. «Sono andato a cercare quelle cose per cui ti senti dire “sei fai questo fa vecchio”» ha scherzato, riferendosi a cose come i pantaloni alla turca, i cappelli con le piume, le perle, «Ma non è vero: abbiamo incasellato Valentino in quest’immagine di eleganza e di chic, che è assolutamente vera, ma lui è stato anche un rivoluzionario, un eccentrico, un uomo che ha vissuto la sua omosessualità in maniera libera, coraggiosa, in un’epoca in cui non era facile. Come per Yves Saint Laurent, le sue rivoluzioni sono diventate istituzioni, e forse le abbiamo date per scontate».

Valentino Primavera Estate 2025. Photo courtesy of Valentino

Valentino Primavera Estate 2025. Photo courtesy of Valentino

È il punto di vista dissonante quello che più ci è mancato di Michele: quella capacità di affermare la propria visione estetica offrendo a chi legge, a chi ascolta, a chi maneggia quegli oggetti, una storia che può dipanarsi su tanti livelli. L’insistenza è voluta, così come la ripetitività, che per Michele sono, ancora di più che nel 2015 quando debuttò da Gucci, fondamentali in un momento che lui stesso definisce difficile, «dove regna un minimalismo che è non è neanche vero minimalismo, perché quello è un argomento complesso da affrontare. Mi sembra quasi che ci sia una paura di vivere». Non è un caso che la parte più interessante della collezione sia quella dove gli anni Ottanta, con il loro edonismo kitsch, prendono il sopravvento: che Michele, magari accompagnato da altre incursioni come quella di Anthony Vaccarello da Saint Laurent nella parte meno scontata dell’archivio del brand, possa finalmente innestare l’inversione di tendenza di cui la moda ha bisogno?

La monumentale collezione, come monumentale era la pre-collezione che in questi giorni arriva in esclusiva nello store di Parigi, si muoveva tra lunghi abiti a balze, mini-dress con fiocchi, cappelli, con e senza piume, pellicce, completi maschili che si portano con le ballerine, gioielli multi funzionali e tanti, tanti pois (su Instagram, @insidethemood ha fatto una splendida ricerca sulle ispirazioni). «Dedico tutti questi pois, che personalmente non ho mai amato, al mio adoratissimo Davide Renne (collega di Michele da Gucci e per un breve periodo direttore creativo di Moschino, scomparso nel novembre 2023). Nei tanti anni in cui abbiamo lavorato insieme ho sempre bocciato l’idea di usare i pois ogni volta che Davide me la proponeva, ora invece ho imparato ad amarli, mi piacciono, ho capito che possono essere tante cose». Il primo show è più un augurio, dicevamo, e oggi non siamo più nel 2015: la strada per il nuovo Valentino è lunga, ma fa bene sapere che s’inizia con questa voglia di innamorarsi di tutto quello che non ci è mai piaciuto, di quello che abbiamo ignorato, di non aver paura di essere démodé – «Io amo le cose démodé» – né di cambiare idea. Nessuno come Michele ci ha convinti che è possibile farlo.

Articoli Suggeriti
Il nuovo progetto creativo di Maison Valentino realizzato con l’AI è la dimostrazione che analogico e digitale possono convivere

Per farlo, il brand ha reclutato nove artisti digitali che hanno trasportato la borsa DeVain in universi alternativi

Tailoring Legends e gli 80 anni di Brioni

Dal debutto nel 1945 a Roma fino a oggi, da Clark Gable a Bret Easton Ellis, vi raccontiamo la mostra organizzata al Chiostro del Bramante per celebrare la storia del brand.

Leggi anche ↓
Il nuovo progetto creativo di Maison Valentino realizzato con l’AI è la dimostrazione che analogico e digitale possono convivere

Per farlo, il brand ha reclutato nove artisti digitali che hanno trasportato la borsa DeVain in universi alternativi

Tailoring Legends e gli 80 anni di Brioni

Dal debutto nel 1945 a Roma fino a oggi, da Clark Gable a Bret Easton Ellis, vi raccontiamo la mostra organizzata al Chiostro del Bramante per celebrare la storia del brand.

Cos’è il fandom nel mondo della moda?

Se lo è domandato Fanverse! - The fashion code, l’osservatorio annuale di Hello che analizza come sta cambiando in Italia l’attitudine dei consumatori – e quindi anche i loro acquisti – proprio attraverso i fandom.

Come sta cambiando l’atlante della moda

Eventi come il Fashion Trust Arabia 2025 che si è appena tenuto a Doha e dove è stata premiata Miuccia Prada ci fanno capire che il sistema è pronto a essere totalmente ricablato.

Edoardo e Angelo Zegna: la quarta generazione della famiglia Zegna diventa Co-Ceo del brand

Ermenegildo Zegna, nipote del fondatore del marchio, si sofferma sull'importanza come leader del guardare avanti impegnandosi a formare la prossima generazione di leadership

Réservation è la fragranza in cui Francesco Ragazzi ha messo il suo sogno californiano

Chiuso il capitolo Palm Angels, il designer milanese ha debuttato nel mondo delle fragranze con Réservation: qui ci racconta le atmosfere che hanno ispirato la sua collezione.