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16:27 lunedì 24 novembre 2025
Dopo la vittoria del Booker, le vendite di Nella carne di David Szalay sono aumentate del 1400 per cento  Nel gergo dell'industria letteraria si parla ormai di Booker bounce, una sorta di garanzia di successo commerciale per chi vende il premio.
Un anziano di New York ha pubblicato un annuncio in cui chiedeva di venire a fumare una sigaretta al parco con lui e si sono presentate 1500 persone Lo smoke party improvvisato è stato lanciato dall’attore Bob Terry, che aveva anche promesso di offrire una sigaretta a chiunque si fosse presentato.
Sul canale YouTube di Friends sono stati pubblicati otto episodi mai visti prima dello spin off dedicato a Joey A vent’anni dalla cancellazione, la sitcom è stata pubblicata tutta quanta su YouTube, compresi gli episodi mai andati in onda.
È morto Udo Kier, uno dei volti più affascinanti e inquietanti del cinema europeo Attore di culto del cinema horror, Kier ha lavorato con tutti i grandi maestri europei, da Fassbinder a Von Trier, da Herzog ad Argento.
Negli Usa il Parmigiano Reggiano è così popolare che un’agenzia di Hollywood lo ha messo sotto contratto come fosse una celebrity La United Talent Agency si occuperà di trovare al Parmigiano Reggiano opportunità lavorative in film e serie tv.
I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.
Kevin Spacey ha raccontato di essere senza fissa dimora, di vivere in alberghi e Airbnb e che per guadagnare deve fare spettacoli nelle discoteche a Cipro L'ultima esibizione l'ha fatta nella discoteca Monte Caputo di Limisso, biglietto d'ingresso fino a 1200 euro.
Isabella Rossellini ha detto che oggi non è mai abbastanza vecchia per i ruoli da vecchia, dopo anni in cui le dicevano che non era abbastanza giovane per i ruoli da giovane In un reel su Instagram l'attrice ha ribadito ancora una volta che il cinema ha un grave problema con l'età delle donne. 

Perché il ritiro degli Usa dalla Siria è un’ottima notizia per l’Isis

Donald Trump sostiene che lo Stato islamico sia stato sconfitto, ma la verità è molto più complessa.

di Studio
20 Dicembre 2018

Mercoledì 19 dicembre Donald Trump ha annunciato con un tweet l’intenzione di ritirare la presenza degli Stati Uniti dalla Siria. La motivazione data dal presidente è semplice quanto traballante: «Abbiamo sconfitto l’Isis in Siria, la mia unica ragione per stare lì durante la presidenza Trump», ha scritto sul social network.

Come hanno scritto diversi analisti di politica internazionale, la decisione del presidente è stata presa contro il volere del Pentagono e degli alleati della zona, in particolare i curdi. Il New York Times ha parlato con Alan Hassan, giornalista curdo di stanza a Qamishli, una città a maggioranza curda e assira nella Siria nord-orientale, che ha detto: «Siamo scioccati. L’atmosfera qui è davvero negativa». Nonostante la presenza delle truppe statunitensi non fosse infatti numericamente enorme – si parla di duemila soldati – il loro ruolo è stato negli ultimi anni fondamentale per le forze curde. Come scrive Daniele Raineri sul Foglio di oggi, «sono la spina dorsale di quel dispositivo fatto di intelligence, raid di forze speciali, bombardamenti e appoggio agli alleati locali (le milizie curdo-arabe) che in tre anni ha spazzato via lo Stato islamico inteso come entità territoriale. È dalle basi in Siria che gli uomini della ETF, Extraordinary Targeting Force, partono per missioni veloci che sono cruciali per catturare o uccidere i leader dello Stato islamico».

Abbandonare le forze curde sarebbe però anche un favore alla Turchia di Erdogan: nel gennaio 2018 Trump propose la creazione di una forza curda, supportata dall’America, di circa 30mila uomini, per difendere i confini della Siria nord-orientale, ma la Turchia protestò contro quello che Erdogan chiamò un «esercito di terroristi» e il piano fu abbandonato. Pochi giorni dopo, la Turchia attaccò i territori curdi in Siria, creando un momento di altissima tensione tra quelli che sarebbero, teoricamente, due alleati nella Nato.

Foto di Delil Souleiman/Afp/Getty Images)

C’è poi il capitolo Isis: Donald Trump sostiene che lo Stato islamico sia stato sconfitto, ma la verità è molto più complessa. In un documento pubblicato la scorsa settimana da Maxwell B. Markusen, ricercatore al Center for Strategic and International Studies di Washington, si legge: «Alcuni politici statunitensi e iracheni stanno affrettandosi a dichiarare vittoria sul gruppo, usando parole come “sconfitti” e “scomparsi”. Ma lo Stato islamico è ben lungi da essere sparito».

Il gruppo, secondo il colonnello Sean Ryan, portavoce della coalizione a guida Usa, ha ancora circa 2500 soldati attivi nell’area di Hajin, l’ultimo territorio che è riuscito a controllare, sul fiume Eufrate a pochi chilometri dall’Iraq, e moltissimi altri – da venti a trentamila, secondo le stime – sono andati, come si dice, “underground”. È la stessa strategia – vincente – che l’Isis adottò precedentemente: trasformarsi in un gruppo silente, e fomentare le tensioni prima di riapparire alla luce del sole – una stessa strategia, vincente, già utilizzata da al-Qaeda in Iraq. Scrive ancora Raineri sul Foglio: «Il ritiro delle truppe americane dalla Siria è un grande regalo allo Stato islamico. Siamo al livelli della “mission accomplished” di Bush nel 2003 e del ritiro di Obama dall’Iraq nel 2011, due illusioni di vittoria che – viste con il senno di poi – erano molto premature e sono state il preludio di un peggioramento della situazione».

Forse non casualmente, il giorno stesso dell’annuncio di Trump del ritiro delle truppe, l’Isis ha annunciato di aver ucciso con una bomba a Raqqa – l’ex capitale del “cosiddetto” Stato – un combattente curdo. E l’attacco di Strasburgo ha mostrato quanto l’Isis sappia ancora ispirare terroristi in Europa, non solo in Medio oriente.

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