Cose che succedono | Cronaca

La truffa delle false donazioni online all’Isis

«Su internet nessuno sa se sei un cane» diceva la famosa vignetta del New Yorker  del 1993. Nessuno sa nemmeno se sei l’Isis, la polizia o un corteggiatore insistente, commenta Gizmodo, che recentemente ha raccontato una delle ultime frontiere della truffa online: convincere le persone di aver donato per sbaglio soldi allo Stato Islamico. A dare l’allarme è il Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti, che avverte: «è una cosa molto seria».

Il meccanismo messo in piedi dai truffatori si basa su una vera e propria sceneggiatura. Step numero uno: la vittima viene contattata tramite applicazione di messaggistica, ad esempio Facebook Messenger, da un falso corteggiatore. Che ovviamente, dopo aver flirtato per un po’, chiede una piccola somma di denaro per risolvere un problema personale. E fin qui, niente Isis. Entra in gioco, invece, la polizia.

Step numero due: il criminale chiama la vittima fingendosi un poliziotto e la convince che i suoi soldi sono per sbaglio finiti in mano allo Stato islamico. Poi le consiglia di chiamare un avvocato, che come anticipo chiede la modica cifra di 1000 dollari. Ma perché la gente ci casca? La truffa funziona perché prevede dei passaggi ben studiati, si legge nell’articolo, dalla creazione di una relazione di fiducia allo studio delle giuste tempistiche. Anche l’imbarazzo del flirt online gioca la sua parte. La delicata trama psicologica costruita dai criminali, infine, si regge su una delle poche certezze degli americani: «al governo non piace che la gente mandi soldi ai gruppi terroristici».