Negli ultimi anni è emersa una nuova generazione di fedeli che mescola sacro e profano, spiritualità ed estetica, Bibbia e Sabrina Carpenter, social e Chiesa. Giovani che, forse, cambieranno il modo di intendersi cattolici.
Il mini rover lunare progettato dai creatori dei Transformer
Takara Tomy è un’azienda giapponese che realizza giocattoli. Come racconta Matt Alt sul New Yorker, facendo un giro nel museo dell’azienda si possono ammirare tutti i giocattoli che hanno reso Takara Tomy una delle leader del settore: i Transformers, le trottole da combattimento Beyblade, i robo-animali da battaglia Zoids. Nelle prossime settimane, a questa esposizione permanente potrebbe aggiungersi un nuovo, peculiare pezzo: un piccolo oggetto di forma sferica a cui è stato dato il nome in codice di SORA-Q (“sora”, in giapponese, significa cielo, mentre la lettera “q” è un gioco di parole basato sull’assonanza con la parola giapponese che sta per “sfera”), un rover pensato per l’esplorazione lunare che Takara Tomy ha realizzato su commissione della Jaxa, l’agenzia aerospaziale giapponese.
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Lo scorso 11 dicembre, SORA-Q è stato “agganciato” al razzo SpaceX Falcon 9 assieme al primo moon lander costruito e spedito nello spazio da un’azienda privata, l’Hakuto-R M1 di ispace. L’M1 raggiungerà la luna tra qualche mese, seguendo una rotta che gli consentirà di impiegare la minima indispensabile quantità di carburante. Se tutto andrà secondo i piani, il lander, una volta giunto a destinazione, lancerà verso la superficie lunare diverse sonde, tra le quali, appunto, il SORA-Q. Una volta atterrato sulla Luna, il rover si “trasformerà” più o meno come un Transformer vero e proprio: la sfera che costituisce il suo corpo si aprirà a metà, permettendo a due videocamere integrate di cominciare a riprendere l’ambiente circostante. Il SORA-Q sarà telecomandato dai tecnici della Jaxa, scatterà fotografie e registrerà video che saranno immediatamente inviati alla base, sulla Terra. Nel corso del 2023, poi, a questo primo Transformer lunare se ne aggiungerà un altro, che questa volta raggiungerà il satellite a bordo di un lander dell’agenzia spaziale giapponese.
Yosuke Yoneda lavora per Takara Tomy da più di quarant’anni ed è uno degli ingegneri che hanno contribuito alla costruzione del SORA-Q. «L’idea di realizzare una macchina con il minor numero possibile di motrici, di ridurre la componentistica all’essenziale, è una cosa che, essendo un’azienda di giocattoli, facciamo da molto tempo. L’idea iniziale, per come ce la spiegarono quelli della Jaxa, era di costruire un robot somigliante a un insetto, capace di muoversi in autonomia». Dopo diversi prototipi ispirati da design Takara Tomy già esistenti – uno dal Transformer Optimus Prime, uno da un robottino i-Sobot famoso per essere entrato nel Guinness dei primati come il più piccolo umanoide mai prodotto su larga scala da un’azienda, uno da un giocattolo Zoid chiamato Liger Zero – gli ingegneri incaricati del progetto si sono resi conto che la forma giusta da dare al SORA-Q era quella di una sfera, simile ad alcuni droidi di Guerre stellari come R2-D2 e BB8. Per completare il progetto, poi, ci sono voluti sei anni. Il risultato è stato questo robottino di alluminio e plastica, dotato di elettronica e strumentazione di precisione fornita da Sony.
SORA-Q è pensato per resistere alle tantissime difficoltà dell’esplorazione spaziale: le vibrazioni e la pressione del decollo, l’impatto dell’atterraggio, la variazione delle temperature lunari, che vanno dai 250 gradi Fahrenheit del giorno ai 280 sotto zero della notte. Quanto sia costato il SORA-Q non lo sa nessuno ma, secondo Daichi Hirano, ricercatore Jaxa, il robottino ha già dimostrato di valere il suo prezzo, qualsiasi questo sia: grazie al suo design così diverso da quello dei “rover-scatola” che abbiamo fin qui inviato sulla luna e su Marte, grazie a un’estetica che in molti hanno definito aderente ai principi del kawaii giapponese, SORA-Q «sta aiutando a diffondere interesse per lo spazio e la scienza in generale tra i bambini», che se ne appassionano come a qualsiasi altro giocattolo Takara Tomy.

Negli anni diversi collettivi e associazioni hanno deciso di investire nei luoghi d'origine dai quali, quasi sempre, si decide di andare via. L'obiettivo è cambiare finalmente il modo in cui viviamo e, soprattutto, raccontiamo la provincia.