Cose che succedono | Libri

Il fratellastro di Thomas Bernhard ha scritto un memoir sul suo rapporto con lo scrittore

Chiunque abbia letto almeno un romanzo di Thomas Bernhard (specie se Il Soccombente o Estinzione) può facilmente immaginare quanto lo scrittore austriaco fosse un outsider e un provocatore, un «misantropo», come si autodefiniva, che già a diciott’anni ricevette l’estrema unzione per una grave polmonite e che, nato figlio illegittimo nel 1931, fu spesso accusato dalla madre di averle rovinato la vita (rimase incinta di un falegname, Alois Zuckerstatter, fuggito in Germania alla notizia della gravidanza, come ha raccontato lo scrittore in Un bambino).

Peter Fabjan, il suo fratellastro, nel nuovo memoir A Life Alongside Thomas Bernhard: A Report, pubblicato in tedesco a gennaio e da allora diventato un bestseller in Austria, lo ha definito addirittura «un demone». Nel libro, una testimonianza su come sia stato vivere accanto a una figura tanto complessa, Fabjan scrive: «Se Beethoven ha composto la sua “Nona Sinfonia” in uno stato di sordità assoluta, Bernhard ha lavorato in uno stato di sordità interiore quando si trattava di scrivere», aggiungendo fosse apatico e pieno di disprezzo verso il mondo.

Stando a quanto racconta Fabjan, per stare bene Bernhard aveva sempre bisogno di uno “sparring partner”, cioè di una controparte con cui litigare, «così da poter accendere una scintilla nella sua vita». Una volta che i suoi cari non potevano più dargli ciò di cui aveva bisogno, stremati dalle continue polemiche e discussioni, Bernhard li avrebbe scartati freddamente, abbandonati, dice Fabjan, che descrive il suo comportamento come «quello di un vampiro». Un’ampia parte del libro è poi ovviamente dedicata al rapporto tra Bernhard e Fabjan, a quanto pare molto complicato. Eppure quando a Bernhard venne diagnosticata la sarcoidosi nel 1978, fu proprio Fabjan, che aveva studiato medicina, a diventare il suo medico personale, rimanendogli accanto quasi ogni giorno, fino al giorno della morte nel 1989.

La copertina originale del memoir di Peter Fabjan

Michael Hofmann, che si è occupato di tradurre tutta l’opera di Bernhard in inglese, al Guardian ha detto di non essere sorpreso dai ricordi di Fabjan. «Era facile immaginare che per Bernhard le altre persone fossero una sorta di risorsa. Qualcosa di cui aveva bisogno, periodicamente, ma che non tollerava». Secondo Fabjan, l’unica persona che Bernhard abbia mai amato è stata Hedwig Stavianicek, ricca vedova di quasi 40 anni più grande di lui e sua compagna di vita con cui però ebbe solo un rapporto platonico, «lui era essenzialmente asessuato», dice nel libro.

L’ultima apparizione pubblica di Bernhard risale al 4 novembre 1988, alla prima dell’opera più controversa della sua carriera, Heldenplatz. Il dramma in tre atti inizia dopo che un professore universitario ebreo, incapace di resistere alla difficoltà della vita in Austria, si è buttato dalla finestra del proprio appartamento. Stando a quanto racconta Fabjan, il giorno dopo la prima Bernhard subì un collasso a causa di un’infezione polmonare gravissima. Morì tre mesi dopo, il 12 febbraio 1989. Qualche giorno prima aveva chiesto di essere seppellito accanto a Hedwig.