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Chloe Malle è la nuova direttrice di Vogue Us Figlia dell'attrice Candice Bergen e del regista francese Louis Malle, dal 2023 era direttrice del sito di Vogue, dove lavora da 14 anni.
Anche la più importante associazione di studiosi del genocidio del mondo dice che quello che sta avvenendo a Gaza è un genocidio L'International Association of Genocide Scholars ha pubblicato una risoluzione in cui condanna apertamente Israele.
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Il Ceo di Nestlé è stato licenziato per aver nascosto una relazione con una sua dipendente Una «undisclosed romantic relationship» costata carissimo a Laurent Freixe, che lavorava per l'azienda da 40 anni.
La turistificazione in Albania è stata così veloce che farci le vacanze è diventato già troppo costoso I turisti aumentano sempre di più, spendono sempre di più, e questo sta causando gli ormai soliti problemi ai residenti.
Nell’assurdo piano di Trump per costruire la cosiddetta Riviera di Gaza ci sono anche delle città “governate” dall’AI Lo ha rivelato il Washington Post, che ha pubblicato parti di questo piano di ricostruzione di Gaza che sembra un (brutto) racconto sci-fi.
Stasera La chimera di Alice Rohrwacher arriva per la prima volta in tv, su Rai 3 Un film d'autore per festeggiare l'apertura della Mostra del Cinema di Venezia 2025.
Emma Stone, che in Bugonia interpreta una donna accusata di essere un alieno, crede nell’esistenza degli alieni E ha spiegato anche perché: lo ha capito guardando la serie Cosmos di Carl Sagan.

Se l’estate fosse un film sarebbe un horror come The Ring

Il film che ha terrorizzato una generazione è la rappresentazione perfetta di quell'inquietudine strisciante che caratterizza la stagione estiva.

08 Agosto 2024

Lungi da me inserirmi nella diatriba tra team inverno e team estate, ammetto che durante questa stagione mi si intensifica un costante senso di angoscia, la sensazione che debba accadere qualcosa di brutto. Mi piace moltissimo andare al mare e in piscina, organizzare le scarpinate in montagna; amo i vestiti leggeri, la frutta estiva, la panzanella con pomodoro, la controra con la Settimana Enigmistica in mano. Eppure, allo stesso tempo, mi vengono in mente scene del crimine, annegamenti, intossicazioni da monossido di carbonio. Mi sento come Margot Robbie nel film di Barbie, quando le viene da pensare alla morte nel bel mezzo di un party in cui tutti ballano e si divertono. Col tempo ho imparato che il modo migliore per tenere a bada i pensieri intrusivi estivi è prenderli di petto: è il momento migliore per organizzare visite alle catacombe o ai cimiteri monumentali, leggere i libri di Stephen King, guardare certi horror che non guardo di solito neanche ad Halloween.

Al primo posto nella mia personale versione dark de “I bellissimi di Rete 4”, c’è The Ring, quello uscito nel 2002 con protagonista Naomi Watts, a sua volta remake di un horror giapponese uscito nel 1998 (Ring, di Hideo Nakata), che ho visto per la prima volta in un cinema all’aperto. Erano i primi anni Duemila, ogni sera di luglio si andava agli eventi organizzati dalla Pro Loco del paesino; io e un gruppo di amici del liceo ci sedemmo sulle sedie di plastica, distribuite per tutta la piazza a mo’ di platea, piuttosto spensierati anche se eccitati dalla visione di quel film, che si era guadagnato la fama d’essere “il più pauroso di sempre”, detronizzando anche The Blair Witch Project uscito qualche anno prima. La famosa scena di Samara che esce dalla televisione rantolando e muovendosi in quel modo strano, coi lunghi capelli neri a coprirle la faccia, ci terrorizzò. Finito il film, ci alzammo e ci avviamo verso il chiosco dei mojito nel silenzio più assoluto, consapevoli che Samara aveva appena traumatizzato una generazione e anche la nostra estate, costellata da lì in poi di scherzi telefonici e messaggi in segreteria che recitavano la famosa frase «Tra sette giorni morirai».

L’estetica di The Ring, basata su tutte le tonalità del blu desaturate, è una specie di negativo fotografico di Midsommar, altro film horror sull’inquietudine estiva, che invece rende esplicita la crudeltà di una luce perenne che satura tutti i colori. Il film è metafora di emozioni nascoste, angosce profonde, paure recondite visualizzate sotto forma di spezzoni di immagini montate in sequenza su una videocassetta, ansia tecnologica pre Black Mirror. Quella famosa videocassetta maledetta, che se la vedi poi dopo sette giorni morirai, è in effetti un susseguirsi di presagi di morte, di natura in decomposizione: insetti brulicanti, capre zoppe, alberi che vanno a fuoco, mosche che camminano sullo schermo, sinistre apparizione negli specchi, scogliere battute dalle onde. E poi la scena madre, quella che sembra essere un’eclissi solare e invece scopriamo essere il pozzo che si richiude sopra Samara, buttata lì dentro dalla madre, che qualche anno dopo ricorderà il caso di cronaca di Sarah Scazzi, scomparsa a fine agosto e ritrovata dentro un pozzo. D’altronde è d’estate che si verifica il picco di delitti, come aveva certificato non so quale ricerca, è d’estate che si leggono sui giornali di certi incidenti scenografici in cui perdono la vita persone ignare del loro destino: di bambini dimenticati in auto, di persone folgorate durante temporali improvvisi, di annegamenti nei parchi acquatici.

Sempre d’estate: il delitto di via Poma, quello di Chiara Poggi, quello di Viviana Parisi, la mamma che era improvvisamente e inspiegabilmente fuggita in macchina col suo bambino, e poi sono stati ritrovati entrambi morti, sotto un pilone vicino Caronia, in Sicilia, lo stesso paese dove si verificavano le autocombustioni, forse aliene. Samara mi era parsa come l’incarnazione di questa maledizione stagionale e dunque non mi ero affatto stupita quando nel 2019 era tornata di moda sotto forma di “challenge”, con gli adolescenti che si travestivano come lei per spaventare qualche passante notturno, rischiando magari il linciaggio se scoperti. Samara che esce dallo schermo della tv e ci rientra via prank social, proiettando quella stessa luce blu tipica degli schermi, incarnazione di un’angoscia postmoderna latente, inafferrabile, che arriva di colpo nel bel mezzo di una notte estiva, il momento giusto tra l’altro, per essere rapiti dagli alieni.

Ognuno di noi ha un libro, una canzone, un film che associa all’estate. “Cose d’agosto” è una raccolta di articoli in cui le autrici e gli autori di Rivista Studio raccontano questo loro feticcio estivo, che sia intellettuale o smaccatamente pop.

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