Un nuovo modo di andare al cinema si è diffuso negli ultimi anni nelle città: proprio quando si pensava che multisala e piattaforme non avrebbero lasciato spazio, si sono affermati piccoli cinema di quartiere.
Thai Airways ha aperto un ristorante che serve i pasti di una business class
Thai Airways, la compagnia di bandiera della Thailandia, ha trasformato la vecchia caffetteria della sua sede di Bangkok in un ristorante a tema, servendo gli stessi pasti che vengono serviti in business class. Con un’iniziativa simile a quanto avvenuto qualche mese fa all’aeroporto di Taiwan, che aveva proposto un biglietto falso, per un itinerario falso, in cui effettuare un check-in salendo a bordo di un aereo che non sarebbe mai decollato. Il motivo è sempre lo stesso: farci rivivere l’esperienza di volare, anche adesso che è diventato più complicato e un possibile motivo di angosce.

Dal sito del pop up
Come racconta Business Traveller, proprio come un vero volo, l’equipaggio di cabina accoglie i visitatori in uniforme mentre entrano nel ristorante che è stato arredato con veri e propri sedili aerei e vari pezzi di ricambio. Per rendere l’esperienza interattiva, sono stati applicati dei Qr Code su tutti i pezzi d’arredamento che permettono di scoprire le informazioni sugli arredi utilizzati, in modo che i visitatori possano soddisfare la loro curiosità. I posti a sedere del ristorante sono costituiti da sedili di classe economica e business e per tutta la superficie sono stati disposti dei modellini di aeroplani. Si tratta comunque di un pop up, e quindi di un ristorante non destinato a rimanere, in cui attualmente vengono serviti più di 2mila pasti al giorno. All’ingresso, gli ospiti ricevono anche una carta d’imbarco elettronica come souvenir.

Un nuovo modo di andare al cinema si è diffuso negli ultimi anni nelle città: proprio quando si pensava che multisala e piattaforme non avrebbero lasciato spazio, si sono affermati piccoli cinema di quartiere.

Non è più un semplice gesto culturale: il recente caso Radiohead mostra come il live sia diventato oggetto di culto, tra mercificazione dell’accesso, partecipazione trasformata in status, crisi di panico e di pianto.