Hype ↓
14:12 sabato 15 novembre 2025
In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.
Nel primo teaser del Diavolo veste Prada 2 si vede già la reunion di Miranda e Andy Le protagoniste salgono insieme sull’ascensore che porta alla redazione di Runway, riprendendo una scena cult del film originale.

Perché si sta parlando molto di un articolo contro Ta-Nehisi Coates

18 Dicembre 2017

Se avete amici e conoscenti che s’interessano di politica e/o di letteratura americana, è probabile che sulle vostre timeline sia apparso un articolo del Guardian dove si attacca Ta-Nehisi Coates, lo scrittore americano che ha pubblicato a ottobre un libro di cui si sta ancora parlando molto, We Were Eight Years in Power: An American Tragedy. L’articolo, firmato dal filosofo e attivista americano Cornel West, è stato messo online domenica: nel giro di un giorno è stato condiviso, soltanto su Facebook, più di 33 mila volte. Cioè davvero tanto, per un articolo che parla di uno scrittore e di un libro uscito due mesi fa. Che cosa è successo, allora? Per capire come mai è diventato virale, bisogna capire chi è Ta-Nehisi Coates, chi è Cornel West, e che corde ha toccato la sua critica.

Ta-Nehisi Coates, che è afroamericano e ha 42 anni, è uno dei massimi scrittori del momento negli Usa. Si occupa soprattutto di politica e di questioni razziali, scrive spesso saggi per l’Atlantic, di cui è una delle firme di punta. Coates vede a vedere la politica americana – e in particolare la sua involuzione ai tempi di Trump – soprattutto in termini razziali, o meglio di razzismo. Per esempio, al tempo delle ultime primarie, ha polemizzato con Bernie Sanders, il candidato democratico accusato di privilegiare le questioni “di classe” a quelle razziali e che aveva detto di essere contrario all’idea di dare riparazioni ai discendenti degli schiavi africani.  Per Coates, Donald Trump, che lui definisce «il primo presidente bianco», è prima di tutto il prodotto del suprematismo bianco, che, quando più e quando meno, è sempre stato presente nella società americana e ora ha eletto un suo presidente. È stata, dice Coates, soprattutto una reazione agli otto anni di Barack Obama: un whitelash, come dicono alcuni (Coates però non usa questo termine), cioè una levata di scudi dei bianchi contro i neri che erano giunti, per un intermezzo, al potere. Questa lettura ritorna nei saggi di Coates e nel suo ultimo libro, i cui temi erano già stati anticipati nel longread dello scorso anno “My president was Black” (è molto bello, lo trovate qui).

coates-west-libri

Ora, come in molti sanno, in questo momento c’è, all’interno della sinistra americana, un grande dibattito sulla contrapposizione “class Vs race”, che può essere ridotto, semplificando un po’, alla domanda: cosa conta di più, le questioni di classe o le questioni di razza? È una discussione che si inserisce nel più ampio dibattito sulla cosiddetta “identity politics” e che, secondo alcuni, tende ad avere una connotazione anche generazionale. E qui arriviamo alla critica di Cornel West, che in soldoni accusa Coates di concentrasi esclusivamente sulle questioni razziali ignorando quelle economiche e di politica estera. Non per nulla il suo articolo sul Guardian s’intitola “Ta-Nehisi Coates is the neoliberal face of the black freedom struggle”. Lo accusa di difender Obama, in quanto primo presidente afroamericano, dimenticando però che è stato anche il presidente dei droni (hanno sganciato 563 bombe), dell’uccisione di Anwar al-Awlaki, un cittadino americano, senza un processo. West definisce la prospettiva di Coates «restrittiva e pericolosa» perché ignora, tra le altre cose, «la centralità di Wall Street» e «le complesse dinamiche di classe e di genere». In breve, conclude, Coates è troppo fissato con i suprematisti bianchi, che finisce per «feticizzare» ignorando tutto il resto.

Come Coates, anche West, che insegna filosofia pubblica a Harvard, è un noto intellettuale pubblico americano. Però appartiene a un’altra generazione (ha 64 anni), si considera più radicale di Coates e, quello che qui più conta, contesta l’idea di separare l’identità nera dalle questioni socio-economiche (ai Democratici bianchi però aveva anche rimproverato di minimizzare troppo quanto le questioni identitarie siano importanti per i neri). Se l’articolo è diventato virale, non è soltanto perché le due figure coinvolte, Coates e West, sono due intellettuali pubblici famosi in America, ma anche perché il contenuto centrava una questione che rappresenta un nervo scoperto in alcuni ambienti liberal: “class Vs race”, per l’appunto, dunque molte persone, schierate in ambedue i campi, ne hanno discusso. Inoltre il pezzo è stato condiviso anche da molti conservatori, che gongolavano davanti a quella che vedevano una guerra tra due autori di sinistra.

La vicenda ha avuto una discreta rilevanza anche su Twitter, dove Coates ha 1,2 milioni di follower e West ne ha più di 840 mila. Quando il professore di Harvard ha twittato il suo articolo, Coates, che è cresciuto leggendo i suoi libri, si è difeso con un lungo thread dove ha incluso un link ai propri articoli sui droni di Obama e a suoi scritti dove parla anche di povertà e di diritti delle donne. Poi però ha ribadito la sua stima per West, in occasione dell’anniversario del libro più celebre, Race Matters.

Articoli Suggeriti
Social Media Manager

Leggi anche ↓
Social Media Manager

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.