Cose che succedono | Storia

Cosa usavamo prima della carta igienica?

È uno degli oggetti che più è andato a ruba in preda al panico della quarantena: dopo mascherine, guanti e disinfettante per le mani e a pari merito con il lievito (almeno in Italia), la carta igienica ha cominciato a scarseggiare in molti supermercati del mondo. Le foto degli scaffali vuoti depredati delle confezioni famiglia sono diventate uno dei tanti sottogeneri della pandemia sui social, ma vi siete mai chiesti da quando la carta igienica è diventata di uso comune?

National Geographic ne ha compilato una breve cronistoria, partendo dalla domanda più ovvia e cioè cosa si usava prima che i rotoli entrassero nelle nostre vite. In realtà, il commercio di carta igienica così come la conosciamo oggi è iniziato piuttosto tardi, almeno in Occidente: risale infatti solo al 1857, quando l’inventore Joseph Gayetty brevetta la J.C. Gayetty’s Medicated Paper for the Water Close: un tentativo di alleviare i momenti più intimi degli americani, martoriati dall’utilizzo di «giornali, pannocchie di mais e altri articoli da toletta improvvisati». In Cina, invece, si hanno notizie di una carta igienica derivata dal riso che già nel 1393 venne messa a disposizione della famiglia imperiale. Prima ancora, però, c’erano altri rimedi.

Gli archeologi documentano l’uso del “tersorium” nella Roma antica: un dispositivo che consisteva in un bastoncino di legno sul quale veniva attaccata una spugna imbevuta di acqua salata e aceto. Sono citati in tutta la letteratura romana, compreso l’orribile suicidio di un gladiatore tedesco raccontato da Seneca in una delle sue lettere a Lucilio: pur di non scendere nell’arena, il giovane si strozzò con uno di quegli aggeggi «destinati a usi ben più vili». Non abbiamo ancora ritrovato un esemplare di tersorium e gli storici non sono sicurissimi se fosse utilizzato per pulire la latrina o per pulire l’umano. I greci e i romani utilizzavano anche i cosiddetti “pessoi”, ciottoli di ceramica, scoperti nelle antiche latrine e che vantano anche una menzione nel Talmud e una raffigurazione su una coppa vecchia di 2700 anni, dove c’è un uomo accovacciato che usa la sua pietra personale.

Immagine del tersorium usato dai romani PHOTOGRAPH BY D. HERDEMERTEN, WIKIMEDIA COMMONS

Tuttavia, durante uno scavo archeologico del 1992, in Cina è stato trovato qualcosa di molto interessante: sette “bastoni igienici” che riportavano frammenti di tessuto attaccati e anche resti di quelli che erano presumibilmente, in base all’analisi dei batteri, feci umane. Esistono inoltre delle testimonianze, come quella del monaco cinese Yen Chih-Thui che visse nel sesto secolo d.C., di come i vecchi manoscritti venissero utilizzati per meno nobili utilizzi una volta che venivano scartati dalle librerie. Yen Chih-Thui, comunque, pur avendo accesso a molti manoscritti inutilizzati, si è premurato di far sapere ai posteri di non averli mai utilizzati per altro se non per leggere.