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16:02 mercoledì 30 aprile 2025
Tutti i media hanno ripreso un articolo di Reuters sulla vibrazione atmosferica indotta, che però non c’entra niente con il blackout iberico (e forse non esiste) E infatti Reuters quell'articolo è stata costretta a cancellarlo.
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.
Microsoft ha annunciato che dal 5 maggio Skype “chiude” definitivamente L'app non sarà più disponibile, chi ancora si ricorda le credenziali potrà usarle per accedere a Teams.
Alexander Payne sarà il presidente della giuria alla prossima Mostra del cinema di Venezia Il regista torna sul Lido dopo un'assenza di otto anni: l'ultima volta ci era stato per presentare il suo film Downsizing.

Ah, la terza via

Riflessioni sulle sconfitte della sinistra in Europa, la sua incapacità di guardare avanti e la marcia indietro sul riformismo.

26 Settembre 2013

Roma – Se esiste un filo sottile che lega gli insuccessi registrati negli ultimi mesi dalla sinistra in Europa con il caso dei recenti insuccessi relativi ai disastri e ai mezzi disastri del capitalismo italiano, la parola da tenere a mente è sempre quella e si chiama riformismo. Che cosa c’entrano Telecom o Alitalia con i risultati ottenuti dall’Spd in Germania e dal Pd in Italia? Proviamo ad arrivarci a poco a poco. I casi tedeschi e italiani, e le relative non vittorie ottenute dai progressisti sia qui che nel resto d’Europa, sono legate a molti fattori differenti e a un numero infinito di spiegazioni ma hanno un tratto comune che riguarda la questione del posizionamento politico della sinistra europea. Dietro le sconfitte dei socialdemocratici tedeschi e dei democratici italiani infatti, l’unico vero tratto comune che si può individuare riguarda il grande errore commesso dalla sinistra la quale, tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del nostro decennio, ha pensato bene che il suo futuro fosse il suo passato, e che il suo passato fosse l’unica soluzione e l’unica risposta possibile per alimentare quell’onda rossa che avrebbe dovuto travolgere l’Europa e liberarci dalla destra brutta e cattiva guidata dalla signora Merkel e dal signor Berlusconi.

Le cose sono andate come sono andate, Berlusconi è ancora con più di un piede nel nostro governo e la signora Merkel è ancora la mamma della Germania; l’impressione è che il grande sbaglio dalla sinistra europea sia stato quello di aver rottamato, come va di moda dire oggi, una certa linea moderna, riformista e rivoluzionaria che dalla seconda metà degli anni Novanta aveva trovato un faro da seguire nel trio formato da Bill Clinton, Tony Blair e Gerhard Schröder. Quella sinistra aveva capito che il modo migliore per vincere le elezioni e per poi governare il paese era quello di costruire il proprio profilo non declinando una qualsiasi politica dell’anti (anti berlusconismo, anti rigorismo, anti merkelismo: perché oggi la sinistra o è “anti” o non è), ma era quello di rendere, molto più semplicemente, popolare il riformismo e diventare l’unica forza credibile nel saper coniugare insieme welfare, sociale, riforme e spesa pubblica disciplinata.

Una volta esaurite le suddette esperienze, gli eredi di quella sinistra hanno creduto che fosse fondamentale – per rendere accattivanti i propri progetti politici  e per far concorrenza alle destre poi arrivate al governo – non migliorare o magari aggiornare gli approcci politici (e di successo) visti in Europa alla fine dello scorso decennio ma tornare al passato, a una immaginifica età dell’oro pre-blairiana, creando così un nuovo grande collante attorno all’espressione “lotta al neoliberismo”. Il che ha portato a una conseguenza letale: tentare di vincere le elezioni non rubando gli avversari alla destra ma strizzando l’occhio all’estremità dall’altra parte. E seppure Peer Steinbrück, candidato socialdemocratico, venne scelto, ai tempi, proprio per non perdere contatto con l’elettorato centrista, alla fine, come il suo omologo italiano Peer Luigi Bersani, si è ritrovato non competitivo su quel fronte, sul fronte centrista, e in qualche modo si è buttato a sinistra, non riuscendo a declinare in forma attuale il riformismo schorederiano.

Lo slittamento verso sinistra delle sinistre europee, in paesi come l’Italia, ha generato inoltre una sovrapposizione di fatto tra la posizione del sindacato e quello del maggior partito progressista. E il caso Alitalia e il caso Telecom, in questo senso, sono stati più che significativi. In tutti questi anni la grande preoccupazione della sinistra, rispetto all’evoluzione del capitalismo italiano, non è stata quella di sviluppare e promuovere seri piani industriali, capaci di costringere gli imprenditori a fare gli imprenditori e non i giocatori con le scatole cinesi, ma è stata quella di proteggere, soprattutto, i singoli posti di lavoro, senza dare alcuna prospettiva futura alle aziende in questione. I posti di lavoro, come chiedevano i sindacati, sono stati protetti ma intanto le aziende sono praticamente decotte, tanto che quei posti di lavoro rischiano di non esserci più.

Seguendo questo tipo di politica, orientata a sinistra e prona sul fronte sindacale, il centrosinistra è rimasta schiacciato, minoritario, lontano dalla maggioranza del paese e, rottamando la terza via, si è ritrovato nella situazione in cui è oggi. Inseguire la sinistra-sinistra ha fatto ruzzolare la sinistra riformista dentro una trappola. Uscirne non è impossibile. Sarebbe sufficiente guardarsi allo specchio e togliersi una volta per tutte gli affettati dagli occhi.

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