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Nelle recensioni di Pitchfork verrà aggiunto il voto dei lettori accanto a quello del critico E verrà aggiunta anche una sezione commenti, disponibile non solo per le nuove recensioni ma anche per tutte le 30 mila già pubblicate.
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Uno studio ha provato ad analizzare una vera situazione di contagio in un ristorante in Cina

21 Aprile 2020

Sono giorni di letture e riflessioni circa le ipotesi sulle prospettive per i ristoranti post pandemia. Gli stessi che, stando alle ultime direttive in Italia, dovranno probabilmente attendere oltre il 18 maggio per tornare in attività. Ed è chiedendosi in quale modo il contagio sia potuto – e potrebbe – avvenire – all’interno di un locale che il New York Times ha provato ad analizzare una vera situazione accaduta in Cina, a Guangzhou, in un ristorante in cui stavano mangiando numerosi commensali, di cui uno infetto ma che non aveva ancora sviluppato la malattia.

Come riporta il Nyt, raccontando l’episodio che verrà pubblicato sul numero di luglio di Emerging Infectious Diseases, rivista pubblicata dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti, «soltanto nove persone presenti nel ristorante, in cui stavano mangiando altri 73 commensali, sono state contagiate. A causa della vicinanza e probabilmente di uno dei condizionatori presenti, che ha disperso le particelle del virus nella loro direzione». Si tratta di un modo per comprendere alcune delle sfide e delle possibili soluzioni che i ristoranti dovranno adottare per affrontare il momento in cui potranno riaprire, «considerando che mangiare non è un’attività che può essere svolta indossando una mascherina».

D’altra parte, tutte le persone che si sono ammalate al ristorante preso in considerazione in Cina, come scrive il Nyt erano o allo stesso tavolo della persona infetta (una sessantenne insieme alla sua famiglia, che aveva lasciato Wuhan poco prima che i funzionari imponessero un blocco alla città, e che nel diagramma teso a mostrare come potrebbe essere avvenuto il contagio viene denominata “famiglia A”) o in uno dei due tavoli vicini (“famiglia C” e “famiglia B”). Il fatto che i commensali più lontani siano rimasti in buona salute suggerirebbe l’ipotesi che il Coronavirus sia principalmente trasmesso attraverso «goccioline respiratorie più grandi, che “cadono” più rapidamente delle goccioline più piccole, le quali invece si disperdono nell’aria».

Il diagramma usato per lo studio

Il diamagramma che riporoduce la disposizione dei tavoli del ristorante, in cui i cerchi rossi rappresentano le persone che hanno contratto il virus nel giro di due settimane, infettate molto probabilmente dal cerchio giallo, pone in evidenza quanto l’orientamento del condizionatore possa aver avuto un ruolo centrale, soprattutto per la “famiglia B”. «Penso che sia uno studio ben fatto, con i limiti di essere uno studio effettuato sul campo», ha affermato Werner E. Bischoff, direttore medico per la prevenzione delle infezioni e l’epidemiologia dei sistemi sanitari presso la Wake Forest School of Medicine nella Carolina del Nord. «Ma è utile per ipotizzare in quali modi potranno adattarsi i ristoranti. Orientando i condizionatori verso zone senza commensali, distanziando ulteriormente i tavoli e magari istallando luci ultraviolette germicide che potrebbero distruggere le particelle virali aeree».

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