Per la prima volta nella storia, una piattaforma pensata per tutt'altro scopo ha contribuito all'elezione di un Primo ministro.
La Gen Z sta protestando e facendo cadere governi in tutto il mondo
In Indonesia, in Nepal, in Marocco, in Madagascar: in tutte le strade e le piazze in cui si protesta oggi, la Generazione Z c'è.

L’arcipelago indonesiano, le montagne del Nepal, le piazze del Marocco, le strade del Madagascar. Nelle ultime settimane in tutti questi Paesi – e alla lista potremmo aggiungere anche gli Stati Uniti, la Francia e l’Italia dove i giovani sono stati protagonisti di proteste contro Trump, contro l’austerità e contro il genocidio in Palestina – la Gen Z sta protestando contro governi e istituzioni percepiti come lontani e inadatti. I giovani nati tra la fine degli anni ’90 e i primi Duemila organizzano sit-in, bloccano campus universitari, invadono piazze e strade, mettono a ferro e fuoco città intere. Per comunicare e organizzarsi usano Discord, TikTok e Telegram, in comune hanno la rabbia nei confronti di un sistema politico che percepiscono come indifferente alle loro necessità e istanze.
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In Indonesia la miccia è stata accesa dalle disuguaglianze crescenti, dalle prospettive economiche sempre peggiori e da riforme giudicate autoritarie e corrotte. In Nepal tutto è cominciato proprio a causa dell’esasperazione nei confronti di una classe politica ormai apertamente corrotta, che ha cercato di salvarsi con un atto estremo di censura (la chiusura di fatto dei social media nel Paese), un atto che ha trasformato l’esasperazione in protesta. In Marocco i giovani sono arrabbiati per il sempre crescente costo della vita e soprattutto per le pessime condizioni in cui versa il servizio sanitario nazionale: la protesta è diventata violenta, infatti, dopo che nella sola città di Agadir otto donne sono morte in sala parto. Da lì i cortei si sono moltiplicati in tutto il Paese e le proteste sono scoppiate a Rabat, Casablanca e Marrakech, dappertutto i manifestanti chiedono che il governo investa i fondi pubblici nella sanità invece che negli stadi per la 2030 FIFA World Cup. È sotto accusa il premier, il miliardario Aziz Akhennouch, mentre il sovrano, Muhammad VI, è lontano dai riflettori perché malato. La repressione della polizia è stata fin qui molto violenta ma le proteste non accennano a diminuire.
In Madagascar, invece, i Gen Z sono scesi in piazza dopo l’ennesimo scandalo che ha travolto la classe dirigente. La diffusa corruzione della pubblica amministrazione ha causato enormi problemi nella distribuzione di acqua corrente e luce elettrica alla popolazione, fino al punto in cui il disagio è diventato protesta violenta. Come riporta Bbc, il presidente del Madagascar, Andry Nirina Rajoelinaha, ha annunciato che scioglierà il suo governo. Anche in questo, la repressione è stata talmente violenta che la responsabile dei diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Türk, ha condannato l’uso inutile della forza da parte delle forze di sicurezza per sedare i disordini, affermando che almeno 22 persone sono state uccise e altre 100 ferite.